Facebook e l'ombra del Russiagate. Regole Ue in arrivo

Venerdì 23 Marzo 2018 di Francesco Malfetano e Antonio Pollio Salimbeni
Facebook e l'ombra del Russiagate. Regole Ue in arrivo

Big data e privacy, sono bastate queste due parole a far tremare la Silicon Valley. Dopo lo scandalo Cambridge Analytics il mea culpa di Mark Zuckerberg non basta, così il colosso social corre ai ripari e punta sul controllo di tutte le app che hanno accesso a grandi quantità di dati e sulla consapevolezza degli utenti sfiduciati. Il problema principale è la fiducia, e come sottolinea il comunicato rilasciato dall'azienda statunitense, dietro al quale si trincera anche Facebook Italia, riconquistarla è fondamentale. In poco tempo i 51 milioni di profili violati potrebbero trasformarsi in altrettante richieste di danni.

Negli Stati Uniti già si preparano le class action, e le fluttuazioni di borsa sembrano seguire questa tendenza. Circa il 7% del valore finanziario del social è stato bruciato sull'altare della privacy. Ma a correre ai ripari insieme a Zuckerberg sono le autorità di tutto il mondo: il Parlamento del Regno unito lo ha già convocato, il procuratore Robert Mueller, che indaga sul Russiagate, estenderà l'inchiesta al rapporto tra la campagna elettorale di Trump e i social network, e l'Ue ha già pronte le nuove norme sulla privacy che entreranno in vigore dal 25 maggio. «I gruppi dell'economia digitale a cominciare da Facebook ci penseranno due volte a violare il principio del consenso degli utenti. Le sanzioni previste, fino al 4% del giro d'affari su scala globale, costituiscono un fattore di deterrenza». A dichiararlo è Vera Jourova, commissaria europea alla giustizia e alla tutela dei consumatori. Poco più di un mese fa aveva quasi messo all'indice Facebook e in modo più secco Twitter per aver traccheggiato sul rispetto delle norme Ue che tutelano i consumatori. È appena tornata da un viaggio a Washington dove ha avuto incontri con le autorità americane nel corso dei quali si è parlato anche dello scandalo Cambridge Analytica. «Sono inorridita - ha continuato nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles - provengo da un paese ex comunista e vedo delle somiglianze con questo scandalo che minaccia il pluralismo democratico. Questa situazione è frustrante e sarebbe stato meglio che il nuovo regolamento fosse già in vigore». In attesa delle norme ufficiali i social fanno da soli: #deleteFacebook è trend topic su Twitter. L'hashtag lanciato da Brian Acton, cofondatore di WhatsApp, è stato cinguettato migliaia di volte. «È arrivato il momento» ha aggiunto l'uomo che scucí 6,5 milioni di dollari a Zuckerberg per l'app di messaggistica più famosa del mondo.

L'ALTERNATIVA
Un abbandono di massa che secondo alcuni esperti potrebbe però far comodo al fondatore di Facebook. «Zuckerberg ha una via di fuga in Instagram» dice Alberto Marinelli, docente di Teorie della comunicazione e nuovi media dell'Università La Sapienza di Roma. «Ha a disposizione una piattaforma più moderna, meno soggetta all'invecchiamento rispetto a Facebook, più orientata verso i giovani e il mercato». Il social più famoso del mondo potrebbe avere le ore contate.

 

Ultimo aggiornamento: 12:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA