Catalogna, scontro di poteri: polizia contro polizia

Giovedì 19 Ottobre 2017 di Mauro Evangelisti
Catalogna, scontro di poteri: polizia contro polizia
Cosa succede ora in Catalogna? La verità è che nessuno, né a Barcellona, né a Madrid, è in grado di dare una risposta, perché quello che il governo di Rajoy avvierà sabato non ha precedenti nella storia della Spagna. Applicare l'articolo 155, sospendere di fatto l'autonomia della Catalogna, è un concetto vago, non precisato nei dettagli dalla Costituzione spagnola.

Soprattutto: cosa succederà se Carles Puigdemont e il parlamento catalano dichiareranno - questa volta sul serio - l'indipendenza? Il governo spagnolo delegherà il governo della Catalogna ai ministeri spagnoli che a loro volta indicheranno dei funzionari che gestiranno i vari settori, probabilmente per arrivare ad elezioni anticipate. Ma cosa succede se Puigdemont e il suo governo non lasciano la Generalitat? Soprattutto: cosa fare se la polizia catalana - i Mossos d'Esquadra - risponderanno agli ordini della Generalitat e non del governo centrale? Quale sarà la reazione? Davvero si potranno arrestare tutti i 17 mila Mossos? E' vero che una parte della polizia catalana non condivide la deriva indipendentista e ha chiesto di passare alla Policia nacional, ma la maggioranza è comunque fedele al comandante Josep Lluis Trapero, indagato per sedizione e già colpito da alcune misure cautelari (non può lasciare il Paese, ad esempio).

Secondo El Confidencial il governo centrale sta pensando di sostituirlo con un vecchio comandante dei Mossos, ma davvero la Catalogna può essere governata con una parte della popolazione che applaude i Mossos e fischia le altre forze dell'ordine, e un'altra parte che fa esattamente il contrario? L'immagine di questa mattina degli agenti della Guardia civil che, sia pure in borghese, hanno eseguito una perquisizione nella sede di un commissariato dei Mossos d'Esquadra spiega bene lo scenario che aspetta la Catalogna. E non è promettente. Ma il problema di una disobbedienza pacifica generalizzata anche in altri settori della macchina amministrativa catalana esiste.

L'altro ostacolo da superare per il governo di Rajoy è quello della reazione della piazza. Le immagini delle azioni di forza di Guardia civil e Policia nacional che hanno fatto delle cariche il primo ottobre per impedire il referendum hanno già macchiato l'immagine della Spagna. Oggi lo stesso Silvio Berlusconi ha detto che al posto di Rajoy non avrebbe mai «inviato la Guardia civil» e che avrebbe preferito la strada del dialogo.

Omnium e Anc, le due associazioni indipendentiste i cui leader sono stati arrestati (a Barcellona parlano di "prigionieri politici"), stanno già chiedendo alla popolazione di tenersi pronta a manifestare. Allo stesso tempo i 10 mila uomini della Guardia civil e della Policia nacional inviati da Madrid in occasione del referendum sono ancora a Barcellona (sempre più nervosi, visto che sono costretti a dormire in condizioni non semplici anche in alcune navi). Cosa faranno se centinaia di migliaia di persone tenteranno di bloccare ad esempio l'arrivo dei delegati di Madrid nei vari uffici o anche di evitare un possibile arresto di Puigdemont in caso di dichiarazione di indipendenza? Nuove cariche? Le immagini di cittadini picchiati faranno di nuovo il giro del mondo? Cosa succederà se gli unionisti (che sono circa il 50 per cento dei catalani) decideranno a loro volta di scenderà in piazza?

Per questo Rajoy fino ad oggi è stato molto prudente, rallentando il più possibile la scelta finale del 155. Possibile che alla fine del percorso vi sia un obiettivo condiviso ma non esternato dal primo ministro spagnolo e da Puigdemont: la convocazione di elezioni in Catalogna per uscire dallo stallo. Il problema è che se alle urne i partiti indipendentisti dovessero uscire rafforzati, allora la situazione per la Spagna diventerebbe davvero ingovernabile.  
Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 15:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA