Il garante europeo: «Bisogna tutelare la proprietà intellettuale e fermare la pirateria, ma ci vuole tempo»

Mercoledì 27 Giugno 2018 di Claudia Guasco
Il garante europeo: «Bisogna tutelare la proprietà intellettuale e fermare la pirateria, ma ci vuole tempo»
MILANO «I diritti di proprietà intellettuale meritano protezione, il problema è che le nuove tecnologie complicano questa missione in misura esponenziale. Non è la prima volta né l'ultima che si sceglie una strada drastica per proteggere questo settore, tanto vasto quanto complesso da regolamentare», afferma Giovanni Buttarelli, Garante europeo della protezione dei dati. Proprio ieri il Parlamento Ue ha chiesto al suo organismo un parere urgente e vincolante in merito alla normativa sul copyright da consegnare entro lunedì. «Analizzeremo la questione e lo faremo con mente serena, senza farci tirare per la giacchetta», afferma Buttarelli.

In Europa la cultura fattura 554 miliardi di euro, in Italia oltre 50 miliardi. Eppure non ha protezione.
«La rete è un sistema aperto. Viviamo in un mondo di network di trasmissioni, di segnali cifrati o a pagamento ma l'evoluzione tecnologica ha permesso di superare qualsiasi barriera con abbonamenti pirata. Purtroppo questa dinamica tra legittima protezione dei diritti di autore e di chi naviga in rete è destinata a proseguire, questa non è ancora l'ultima parola. Crescono le app, i motori di ricerca, ora ci confrontiamo con l'intelligenza artificiale. La stessa creatività però deve essere messa al servizio di chi esige tutela. Così abbiamo da una parte il diritto di proprietà intellettuale e dall'altra lo sfruttamento economico: ebbene, il secondo va bilanciato con il primo».

A infiammare il dibattito sono soprattutto i punti 11 (proprietà intellettuale) e 13 (la censura) della direttiva in discussione.
«Noi esprimeremo un parere proprio su questi due articoli, considerando anche il loro iter tormentatissimo dato che la proposta è partita nel 2016. Ma attenzione, questo non sarà il primo voto e nemmeno l'ultimo, bensì il via libera al Parlamento per avviare il negoziato sulla questione. E' una bozza che non deve essere considerata come finale e non è neanche detto che in ragione della diversità delle proposte si raggiunga un risultato prima dello scioglimento legislatura europea».

Intanto però sono stati messi dei punti fermi: i diritti intellettuali si pagano.
«Gli editori devono vedere tutelata la loro parte creativa rispetto a chi fa business, che sono i motori di ricerca. D'altro canto affidare alle piattaforme un potere di questo tipo, ovvero selezionare i contenuti per i quali deciderebbero di pagare una quota, potrebbe portare a una non completezza delle informazioni. Ad esempio i motori di ricerca potrebbero pagare alcuni contenuti prediligendoli ad altri in ragione della connessione con messaggi pubblicitari da veicolare. Oppure, alla fine, potrebbero decidere di pagare una tassa fissa per tutti».

Un equilibrio difficile.
«Analizzeremo con scrupolo l'articolo 13 per verificare se queste misure di filtraggio possano portare a delle forme di monitoraggio degli utenti non consentite. Capire sul piano tecnologico quali siano le alternative. La mia sensazione è che non si sia investito a sufficienza in sistemi di protezione che permettano di risolvere il problema da un punto di vista tech. Un paio di esempi che potrebbero essere attuati: bloccare i contenuti a disposizione di soggetti titolari degli espropri, non rendere più visibili software quando è scaduto il permesso di prova».

Quale dovrà essere l'orientamento finale della direttiva?
«Il dibattito va fatto nel suo complesso, non solo sugli articoli 11 e 13. Noi li analizzeremo per verificare come la norma viene applicata, se tutela la proprietà intellettuale e al contempo non violi diritti dei consumatori e degli abbonati che portano contenuti in rete. Valuteremo il contesto generale e verificheremo se la direttiva è sufficientemente precisa. Perché la Corte di giustizia è inflessibile nel pretendere che norme riguardanti principi importanti non presentino ambiguità».

 
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