Diciotti, da Torino a Brescia, fino a Roma: ecco dove andranno i profughi

Lunedì 27 Agosto 2018 di Mauro Evangelisti
Da Torino a Brescia, fino a Roma: ecco dove andranno i profughi

dal nostro inviato

CATANIA La maggioranza dei 177 migranti rimasti da lunedì a sabato sulla nave Diciotti nel porto di Catania resterà in Italia. Quattro di loro (tre egiziani e un bengalese) sono sospettati di essere gli scafisti e sono già stati fermati. Il discorso dell'accoglienza riguarda dunque 173. Contando i minori (27, ma ieri dopo le identificazioni se ne sono aggiunti 2) saranno 133 ad essere ospitati nel nostro Paese, mentre 20 andranno in Albania e 20 in Irlanda. Dei 137, sono 104 quelli che saranno assistiti dalla Cei, la conferenza episcopale italiana, che andranno a Rocca di Papa. Altre possibili disponibilità sono arrivate da parrocchie a Brescia, a Torino, ad Ascoli Piceno, ma anche a Roma.

NUMERI
Alla Cei, considerando che si parla di una cifra comunque bassa, non sono preoccupati e si tenterà comunque di mantenere uniti i nuclei familiari e di non formare gruppi molto folti, perché l'inserimento in una comunità è più facile quando si parla di poche persone alla volta. Va anche ricordato che l'Eritrea, un tempo colonia italiana, nazione del corno d'Africa da cui provengono 130 dei migranti che erano sulla Diciotti, è un paese con una forte presenza cristiana (chiesa ortodossa Eritrea) e con una parte di cittadini musulmani, ma l'idea è quella di accettare comunque la sfida dell'incontro e del dialogo.

Dalla notte tra sabato e domenica, da quando con tre pullman gli immigrati sbarcati dalla Diciotti sono stati trasferiti a Messina, in 139 sono finalmente in terra ferma, all'interno dell'ex caserma Gasparro, una struttura gestita dalla società Baia Grande. Rispetto ai 135 scesi dall'imbarcazione della Guardia Costiera, due si sono dichiarati minorenni e dunque sono rimasti a Catania, in un centro comunale.

I RACCONTI
Quattro sono stati fermati perché sospettati di essere scafisti e accusati di una lunga serie di reati. Altri due, invece, erano fuggiti in precedenza a nuoto e per loro un avvocato ha già inviato la richiesta di asilo politico. Hanno 19 e 30 anni. Successivamente a Messina è arrivata una parte di coloro che erano stati ricoverati in ospedale, comprese le donne che hanno raccontato di avere subito violenze sessuali in Libia, durante il lunghissimo viaggio per raggiungere l'Europa.

Di fatto, ricoverati al centro di contenimento biomedico dell'ospedale Garibaldi di Catania restano solo in tre: due immigrati malati di Tbc e un terzo con la polmonite. I medici hanno comunque ritenuto che non siano necessarie ulteriori profilassi per gli altri immigrati, mentre il Codacons ha scritto al Ministero della Salute sostenendo che nel pronto soccorso di Catania non sarebbe stato realizzato un cordone sanitario per isolare i primi immigrati sbarcati dai normali pazienti. Questo il quadro completo a ieri, con numeri che ballano, proprio per le variabili dei minorenni, dei fermati e dei due che erano fuggiti a nuoto. Bene, ma quando inizierà l'operazione di ridistribuzione? Ancora non è chiaro con quale criterio si sceglieranno i 40 destinati a essere trasferiti in Albania e in Irlanda. E per quelli che restano in Italia, assistiti dalla Chiesa?

ATTESA
Spiegano dalla Cei: «I tempi dovrebbero essere relativamente rapidi. Dopo un primo vaglio, legato a questioni sanitarie, si procederà a una prima ridistribuzione, mantenendo uniti i nuclei familiari. Quando lasceranno l'ex caserma di Messina andranno prima in una struttura più grande che sarà solo un l'unto di passaggio, poi nelle varie destinazioni finale, tenendo conto che parliamo di un numero molto basso di persone a cui trovare una sistemazione, un centinaio di persone».

I TEMPI
Per questo si ritiene che i tempi saranno brevi, tenendo conto che le identificazioni sono già in corso. In meno di un mese, è l'obiettivo di Cei e Viminale, l'operazione dovrebbe essere conclusa. «Per quanto riguarda i luoghi e le strutture dove accoglierli - aggiungono alla Cei - noi siamo pronti da sabato, questo ha fatto sbloccare la situazione. Di fronte all'emergenza molte parrocchie hanno offerto disponibilità e posso dire che in realtà la disponibilità è superiore al numero di posti di cui abbiamo bisogno. Le diocesi sono tante: penso a quelle della Sicilia, di Torino, di Brescia». Sarà un'accoglienza molto mirata, anche in appartamenti.
 

Ultimo aggiornamento: 12:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA