Terrorista ucciso a Milano, il primo militante ucciso da noi: si teme una risposta dell'Isis

Sabato 24 Dicembre 2016 di Alessandro Orsini
Terrorista ucciso a Milano, il primo militante ucciso da noi: si teme una risposta dell'Isis
La polizia italiana ha ucciso Anis Amri, il terrorista della strage di Berlino. La sua uccisione porta con sé quattro notizie: due sono positive e due sono negative.
La prima notizia positiva è che la polizia italiana ha agenti addestrati a fronteggiare i terroristi dell'Isis anche durante i pattugliamenti notturni. Grazie alla freddezza dei due poliziotti, l'Italia non è precipitata nell'incubo della caccia all'uomo che avrebbe trasferito l'attenzione dell'universo jihadista verso il nostro paese, esponendolo a molti pericoli. I poliziotti hanno sparato e hanno ucciso.
La seconda notizia positiva è che Anis Amri era un terrorista piuttosto sprovveduto che non godeva del sostegno di una struttura organizzata. Nessun terrorista, che possa contare sull'aiuto di un gruppo di sodali, si aggirerebbe per le strade di Milano, come un vagabondo, mentre il mondo gli dà la caccia. Il che significa ed è la notizia più importante - che l'Isis, finora, non è stato in grado di ripetere le stragi di Parigi del 13 novembre 2015 e di Bruxelles del 22 marzo 2016.
Ciò è accaduto per due ragioni fondamentali. La prima è che la polizia europea ha ridotto le sue capacità operative. La seconda è che l'Isis non raccoglie consensi significativi nelle città occidentali. I musulmani d'Occidente non vogliono diventare kamikaze. Punto. Pochi consensi, pochi militanti, pochi kamikaze. È possibile che subiremo una nuova strage coordinata, ma uno studioso serio dovrà calcolare il numero di mesi tra una strage, con caratteristiche simili a quella di Parigi, e quella successiva. Se trascorrono troppi mesi, significa che l'Isis ha una scarsa capacità di penetrazione nel tessuto delle società liberali. Calcoliamo. Tra la strage di Parigi e quella di Bruxelles sono passati 129 giorni. Tra la strage di Bruxelles e la data in cui scriviamo, 24 dicembre, sono trascorsi circa 270 giorni. L'Isis aveva promesso una strage al giorno, ma il suo progetto politico non decolla.

LA LOGICA DEL CALIFFATO
Veniamo ora alle notizie negative. La prima è che l'Isis colpisce i paesi in base a una logica di ragionamento che si riassume nella formula: «Colpiamo coloro che ci colpiscono». Dal settembre 2014 a oggi, la coalizione americana ha condotto 16.806 incursioni aeree contro le postazioni dell'Isis in Siria e in Iraq. L'Italia ne ha condotte zero perché non partecipa ai bombardamenti. Nello stesso periodo di tempo, l'Italia non ha mai ucciso un solo militante dell'Isis o di al Qaeda. Le rivendicazioni dell'Isis sono di una chiarezza estrema: «Noi attacchiamo i paesi da cui siamo attaccati». L'Italia ha ucciso un militante dell'Isis per la prima volta. Non sappiamo ancora quali conclusioni politiche l'Isis ricaverà dai fatti di Milano, ma l'uccisione di Anis Amri sul nostro territorio non è una buona notizia per la sicurezza nazionale. La vendetta è un elemento centrale della cultura politica dell'Isis.
La seconda notizia negativa è che un immigrato, proveniente da un paese a maggioranza musulmana, ha realizzato una strage in una città occidentale dopo avere trovato accoglienza umanitaria in Italia. Mohamed Bouhlel, l'autore della strage di Nizza del 14 luglio 2016, era un immigrato tunisino, giunto in Francia nel 2005, il quale aveva un regolare permesso di soggiorno. Per l'uomo comune, il 2005 è una data lontana. Anis Amri è sbarcato in Italia con l'ondata migratoria scatenata dalle primavere arabe che è ancora in atto. Il nostro paese lo ha accolto nei primi mesi del 2011, poco dopo l'avvio della rivoluzione in Tunisia, iniziata nel dicembre 2010. Nella psicologia comune, che è quella che incide maggiormente sui risultati elettorali, Anis Amri era il tipico immigrato cattivo. Giunto in Italia, si era presto dedicato alle rivolte, alla violenza e alla criminalità. A partire da oggi, i movimenti politici anti-islamici potranno dire: L'avevamo detto!. La strage di Anis Amri favorirà la diffusione del sentimento anti-islamico che favorisce, a sua volta, i processi di radicalizzazione. Non tutti gli immigrati che si sentono ingiustamente discriminati diventano jihadisti, ma tutti i jihadisti si sentono ingiustamente discriminati.

I MEZZI DI COMUNICAZIONE
In sintesi, i veri protagonisti della sfida contro l'Isis sono i mezzi di comunicazione. Se prevarranno le analisi basate sull'osservazione dei fatti, l'Isis sarà danneggiato perché apparirà per quello che realmente è: un'organizzazione terroristica fallimentare, priva di una significativa capacità di penetrazione culturale nelle città occidentali che, per di più, si accinge a essere rasata al suolo in tutti i suoi domini in Siria e in Iraq. Se, invece, prevarranno analisi emotive, l'Isis riceverà un beneficio perché apparira per quello che non è: un'organizzazione terroristica vincente.