Terremoto Amatrice, il 24 agosto secondo anniversario del sisma: le macerie restano, caos per quelle dei privati

Giovedì 23 Agosto 2018
Terremoto Amatrice, il 24 agosto secondo anniversario del sisma: le macerie restano, caos per quelle dei privati
dal nostro inviato Italo Carmignani
AMATRICE Tenete a mente una cifra: 400mila tonnellate. Era la stima iniziale delle macerie provocate dal terremoto dell'agosto 2016 e da quelli successivi nel centro Italia. Ora aggiungete almeno altre 400mila tonnellate e avrete la stima attuale. Se si chiede alla polvere, a due anni dalle scosse, solo la metà di queste 800mila tonnellate è stata rimossa. E come si divide questa raccolta? Le cifre vogliono le macerie degli edifici pubblici a buon punto e quelle delle case private solo all'inizio. E i cantieri? Ne sono partiti 1500 su almeno 7500 da attuare. Le colpe? Le procedure inizialmente complicatissime, la vastità dell'area colpita, in questo senso le Marche stanno peggio di tutte (360 mila tonnellate rimosse), oltre la difficoltà stradale per raggiungere le zone interessate. Le strade? Sì solo Castelluccio di Norcia è stata raggiunta solo qualche mese fa. Ma la novità rispetto a sempre è il recupero delle macerie attraverso la differenziata come si fa con i rifiuti di casa.

QUASI AL PALO
Ad Amatrice non è ancora il tempo (bello) della ricostruzione privata: dopo i giorni della distruzione forsennata del terremoto il 24 agosto, il 30 ottobre, il 17 gennaio sono, questi, i mesi della tabula rasa, delle ruspe e dei camion all'opera per finire il lavoro iniziato dalle scosse. Ma solo liberando e spianando si potrà ricostruire. Ad Amatrice capoluogo il lavoro di rimozione è quasi ultimato. Delle 400mila tonnellate di macerie rimosse complessivamente tra Amatrice e Accumoli, l'80% arriva da qui mentre nelle frazioni devastate dal sisma, quelle che corrono lungo la provinciale 20, il lavoro è ancora molto indietro. Si è lavorato intorno alla strada, per mettere in sicurezza il transito. A Retrosi è stato anche installato un grande impianto che separa le macerie, così da avviare a smaltimento acciaio, legno e vetro e recuperare pietre e terra. Ma i paesini vanno ancora liberati dalle case crollate. Ad Accumoli è successo il contrario: centro storico chiuso, con i soldati dell'Esercito che fanno la guardia riparati da un gazebo, né c'è traccia di sgomberi. L'ultima attività di rilievo è dell'8 agosto, quando il Mibac ha concluso il recupero e la messa in sicurezza di un affresco del Cinquecento della chiesa di Santa Maria della Misericordia. Va meglio nelle frazioni, dove le ruspe sono al lavoro per gli sgomberi. In fondo l'emergenza non è ancora formalmente conclusa, e nemmeno la consegna delle sae può dirsi ultimata: delle 825 casette d'emergenza prenotate da sei dei 15 comuni del cratere reatino ne risultano ufficialmente consegnate 760, ma poi sono arrivate le 31 di Leonessa e le 18 di Cittareale, quindi restano solo le 49 ancora in corso di realizzazione tra Posta e Cittareale. Da aggiornare (al ribasso) anche la cifra degli sfollati: 120 ne segnala ancora la Ricostruzione tra i map de L'Aquila e gli alberghi di San Benedetto del Tronto. Ancora qualche altro mese, e rischiano di dimenticarseli lì.

ADDIO ALLA POLVERE
Di polvere, a Norcia, ce n'è più poca. La rimozione delle macerie è terminata più di un anno fa, con la riapertura quasi totale del centro storico. L'impresa vera e propria, nell'ultimo anno, è stata questa: attendere le liberatorie dei proprietari, concordare un giorno in cui potessero essere presenti e procedere a buttare giù quei fabbricati gravemente lesionati dal sisma e non recuperabili. Intorno a Norcia, l'operazione è stata fatta abbastanza celermente. Mentre gli interventi sono in via di ultimazione a Castelluccio e nelle frazioni morfologicamente più complesse, come Campi Alto, San Pellegrino, Nottoria e Frascaro. «Entro la fine del mese spiega il sindaco Alemanno verranno completati gli interventi, che in molti casi devono essere eseguiti a mano. Mi spiego meglio: i mezzi tradizionali con cui vengono effettuate solitamente per operazioni del genere, non possono essere utilizzati nelle frazioni più piccole. Bisogna quindi agire di conseguenza, con interventi più soft, che spesso vengono fatti a mano e senza l'ausilio dei grossi mezzi utilizzati in altre zone».
(Hanno collaborato Ilaria Bosi e Alessandra Lancia)
Ultimo aggiornamento: 13:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA