Caso Romeo, l'ad Consip accusa anche Tiziano Renzi: «Pressioni sulle gare»

Venerdì 3 Marzo 2017 di Valentina Errante
Caso Romeo, l'ad Consip accusa anche Tiziano Renzi: «Pressioni sulle gare»
È il 19 dicembre quando Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip dal 2015, toscano doc, designato dal governo Renzi, conferma ai carabinieri del Noe quello che già sospettano sul livello altissimo della politica raggiunto dall'imprenditore napoletano Alfredo Romeo. Ossia quel gancio, di cui parla nelle intercettazioni che avrebbe consentito all'avvocato di ottenere una corsia preferenziale nella gara Consip da 2,7 miliardi di euro. Ruota tutto sul ruolo dei facilitatori: Carlo Russo e Tiziano Renzi, l'imprenditore toscano e il papà dell'ex premier, finiti sul registro degli indagati con l'ipotesi di traffico di influenze. Marroni verrà risentito il giorno successivo per confermare il ricatto subito da Russo che vuole che nella gara vengano favoriti Romeo e la Conefly, società vicina al senatore di Ala Denis Verdini, quelle che in effetti si aggiudicheranno i lotti: «Era palese che se lo avessi buttato fuori mi avrebbero rimosso il giorno dopo». Oggi Renzi senior dovrà chiarire al pm Mario Palazzi il senso di quegli incontri e le pressioni su Marroni. «Non ho nulla da nascondere», ha affermato, assicurando che chiarirà tutto ai pm.
Ma l'ad a verbale racconta anche come ha appreso dell'inchiesta: «Ho saputo dell'indagine in quattro occasioni». Circostanza che ha portato all'iscrizione sul registro degli indagati del ministro dello Sport Luca Lotti, del comandante generale dell'Arma Tullio Del Sette e del generale Emanuele Saltalamacchia.

LE PRESSIONI
«Ho incontrato Tiziano Renzi in diverse occasioni. In particolare, qualche mese dopo il mio insediamento in Consip mi chiese di incontrarlo di persona perché voleva parlarmi. Dopo qualche giorno, mi recai a Firenze e lo incontrai per strada, nella zona del Bargello. Mi disse subito che mi aveva chiesto quell'incontro perché voleva chiedermi di ricevere un suo amico imprenditore, Russo, che voleva partecipare a delle gare d'appalto indette da Consip; Renzi mi chiese di fare il possibile per assecondare le richieste del Russo e di dargli una mano atteso che era un suo amico. Io risposi che avrei ricevuto Russo e lo avrei ascoltato. Dopo una quindicina di giorni venne Russo, mi disse che, tramite una società a lui riferibile stava partecipando alla gara che riguardava il Facility management e in modo esplicito mi chiese di attivarmi sulla commissione da me nominata per aumentare il punteggio tecnico relativo all'offerta presentata dalla società da lui segnalata di modo da favorirlo».
IL RICATTO
Marroni ha paura, racconta: Russo «per rafforzare la sua richiesta, mi disse in modo esplicito che questo affare non interessava solo lui ma dietro la società che lui stava rappresentando vi erano gli interessi di Verdini, facendomi capire che avrei dovuto impegnarmi nel senso da lui prospettato, ribadendomi che io ricoprivo questo incarico grazie alla nomina che mi era stata concessa dal presidente del Consiglio Matteo Renzi». Poi aggiunge: «Questa richiesta mi turbò molto perché mi rendevo conto che se non avessi dimostrato di agevolare l'azienda segnalatami dal Russo avrei rischiato il posto». Alle domande dei pm, l'ad chiarisce: «Mi chiedete di spiegare espressamente in che senso ho definito le richieste del Russo Carlo ricattatorie. In occasione del terzo incontro, nel mio ufficio romano, Russo mi disse chiaramente che in relazione all'intervento che lui pretendeva che io facessi sulla commissione di gara per agevolare la società vi erano delle aspettative ben precise dell'onorevole Verdini e di Tiziano Renzi, dicendomi chiaramente che erano le persone da cui dipendeva il mio futuro lavorativo, che avevano determinato la mia nomina e che avrebbero potuto anche determinare la mia revoca dall'incarico di ad di Consip; insomma mi pose chiaramente e senza mezzi termini e in modo minaccioso l'alternativa tra favorire la suddetta società sponsorizzata dal Verdini o perdere il posto di lavoro. Ribadisco che i nomi che Russo mi fece facendo riferimento agli stessi come agli arbitri del mio destino professionale sono stati quelli di Verdini e di Tiziano Renzi. Russo mi disse chiaramente che dovevo stringere e dovevo concludere assicurandogli l'aggiudicazione della gara altrimenti ne avrei pagato le conseguenze. Ribadì infatti che sia Verdini che Tiziano Renzi davano per scontato che io gli garantissi tale aggiudicazione e che quindi non potevo sbagliare».

INCONTRI CON VERDINI
Negli ultimi mesi ho incontrato il Verdini tre volte a pranzo al ristorante Al Moro a Roma, poi nel suo ufficio nei pressi di via del Tritone, abbiamo discusso in generale della politica e due volte mi ha chiesto di incontrare una persona, precisamente Ezio Bigotti (della Conefly ndr), ricordo che me lo chiese per favore ed io acconsentii. Incontrai Bigotti in Consip, parlò del mercato in generale e devo dire che quell'incontro mi parve anomalo in quanto lo posso definire solo come incontro conoscitivo. Una seconda volta al Ristorante al Moro Verdini mi disse di fare un pranzo con lui e Bigotti, io ho tergiversato e dopo diverse insistenze ho accettato. Proprio per cercare di fare un incontro quanto più trasparente possibile ho declinato tutti gli inviti presso la sua abitazione». L'ultimo pranzo Al Moro è tra settembre e ottobre. «Ero turbato - dice Marroni - e in forte imbarazzo atteso che questa richiesta di incontro inopportuna proveniva proprio dal Verdini, personaggio di spicco delle istituzioni che ai tempi appoggiava il governo Renzi e che con quest'ultimo era in ottimi rapporti».

LA FUGA DI NOTIZIE
Ho fatto effettuare la bonifica del mio ufficio in quanto ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, (manager vicino a Matteo Renzi ndr) dal generale Emanuele Saltalamacchia, dal presidente Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato»

 
Ultimo aggiornamento: 08:54