Tredici morti in ospedale a Piombino, uomini e donne, tra i 61 e gli 88 anni: potevano tutti guarire, tornare in famiglia e continuare a vivere.
Le morti vanno dal gennaio 2014 al 2015. A gennaio i primi sospetti dell'Azienda sanitaria di Livorno e, come spiega Maria Teresa De Lauretis, direttore generale, abbiamo avviato le analisi. Il 18 maggio la segnalazione alla procura e al Nas. L'ultimo decesso è del 29 settembre 2015. A ottobre, Fausta Bonino viene trasferita in un altro reparto e il tasso di mortalità in rianimazione cala dal picco, inspiegabile, del 20% a un quasi fisiologico 12%. Un dato statistico che corrobora le indagini. Da circa un anno, giugno 2015, i carabinieri del Nas fanno attenzione allo strano caso di Piombino. I medici si trovano davanti morti "in serie" per emorragie interne, dopo interventi chirurgici di routine. La scienza non spiega agevolmente i decessi. Non ci sono denunce per oltre un anno (ce ne sarà solo una, per una donna morta il 9 agosto dopo un intervento per protesi d'anca).
I parenti dei deceduti accettano la fatalità e non pensano ad altro. Poi, l'incrocio delle cartelle cliniche, gli esami del sangue ai pazienti, la verifica dei turni in reparto e altre investigazioni mettono in luce un dato preciso: tutte le volte che si scatenano le emorragie era in turno Fausta Bonino, che quando somministra il farmaco non lo segnala nei report. L'Eparina, però, dagli esami del sangue emerge in quantità massicce. Troppa, e mortale. In almeno un paziente era persino controindicata, in altri i medici non l'avevano prescritta. Non sarebbe l'unica prova contro la donna ma è quella che muove gli inquirenti a focalizzare l'attenzione su di lei. Nell'inchiesta viene sentita una ventina di testimoni. Sono medici e infermieri. C'è anche lei: alle domande risponde sicura e non lascia spazio a sospetti.
Ma in un'intercettazione parlando con una collega dice: «Almeno così dorme», riferito alla paziente deceduta il 9 agosto 2015. E in altre sembra voler autoescludersi da eventuali accuse, suggerendo l'intervento di estranei penetrati nel reparto con chiavi rubate. In una frase dice anche: «Vedrai mi fregano». Perchè l'abbia fatto non è chiarito. Il Nas ha ricordato che era stata in cura per crisi depressive, ma non sembra sufficiente a spiegare la «follia», come ha detto il sindaco di Piombino, Massimo Giuliani. Problemi di salute che risultano lontani nel tempo e curati con successo. Ora però Fausta Bonino è in carcere a Pisa mentre a Piombino aspettano una risposta all'unica domanda: «Perchè?».
Le date dei delitti. I tredici delitti all'ospedale di Piombino sono stati compiuti tra l'inizio del 2014 e l'autunno del 2015. I decessi dei pazienti, vittime delle dosi massicce di Eparina iniettate dall'infermiera sotto accusa, si sono verificati nel 2014 in queste date: 19 gennaio, 27 giugno, 22 settembre, 2 ottobre, 24 novembre, 26 novembre, 20 dicembre, 28 dicembre. E nel 2015 nei giorni 9 gennaio, 11 marzo, 1 luglio, 9 agosto, 29 settembre.
Il commento
«Nella classifica degli orrori stavolta abbiamo raggiunto una delle vette commesse dalla miseria umana. Non è la prima volta che vengono scoperti omicidi in serie che vedono come protagoniste infermiere-killer. Queste figure vanno contro ogni deontologia ed etica medica, che devono essere sempre rivolte al massimo beneficio del paziente», ha affermato il ministro Beatrice Lorenzin. «Le notizie che trapelano sull'attività dell'infermiera di Piombino descrivono una pratica agghiacciante, orrenda», sottolinea il ministro, rivolgendo un «ringraziamento particolare ai Carabinieri del Nas che l'hanno arrestata. Questo episodio - aggiunge - mette in evidenza ancora una volta la necessità di una tutela particolare per le persone anziane e più fragili che alle strutture sanitarie affidano la loro esistenza. Va difeso con tutte le nostre forze il valore della vita, in qualsiasi fase, compresa quella dei malati terminali. La difesa della vita è un valore insopprimibile».