Chi era Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale presidente della Repubblica, ucciso a Palermo nel 1980

Giovedì 7 Giugno 2018
Chi era Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale presidente della Repubblica, ucciso a Palermo nel 1980
Piersanti Mattarella, fratello del Capo dello Stato Sergio Mattarella, era presidente della Regione Sicilia quando fu assassinato nel giorno dell'Epifania del 1980, a Palermo, da sicari rimasti senza nome. Era considerato, nel mondo politico, l'erede di Aldo Moro. Il killer non fu mai identificato. Sparò con una pistola e poi fuggì, salendo su una Fiat 127 dove l'aspettava un complice, anche lui rimasto senza nome. L'omicidio avvenne n via della Libertà. Non appena Piersanti Mattarella entrò in una Fiat 132 insieme con la moglie, i due figli e la suocera per andare a messa, un killer si avvicinò al finestrino e lo freddò a colpi di pistola.

Quel giorno fu proprio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a tirarlo fuori da quella macchina, sorreggendo la testa al fratello morente così come immortalato nella storica foto di Letizia Battaglia, che ha fatto il giro del mondo. 

La storica foto di Letizia Battaglia


In seguito alla morte di Piersanti Mattarella il vice presidente, il socialista Gaetano Giuliano, guidò la giunta regionale fino al termine della legislatura, avvenuta cinque mesi dopo.
Nel luogo dove è avvenuto l'omicidio è stata posta una targa in suo ricordo.


L'omicidio Piersanti Inizialmente fu considerato un attentato terroristico, poiché subito dopo il delitto arrivarono rivendicazioni da parte di un sedicente gruppo neo-fascista. Pur nel disorientamento del momento, il delitto apparve però anomalo per le sue modalità, portando il giorno stesso lo scrittore Leonardo Sciascia ad alludere a "confortevoli ipotesi" che avrebbero potuto ricondurre l'omicidio alla mafia siciliana.
La pista neofascista, a partire dal ritrovamento nel 1982 di spezzoni di targhe in un covo dell'estrema destra a Torino, fu ipotizzata già nel 1989 dal giudice Loris D'Ambrosio in un report finito di recente, alla Procura generale di Bologna che ha avocato a sè l'inchiesta sulla strage della stazione del due agosto 1980. I familiari delle vittime ritengono infatti ci siano «elementi di prova che collegano come mandanti del delitto Mattarella e della strage di Bologna la P2 e spezzoni deviati dei servizi».

Proprio di recente la Dda di Palermo ha avviato nuovi accertamenti sull'omicidio di Piersanti Mattarella. In questi ultimi mesi sono apparse sempre più visibili alcune tracce che i magistrati del procuratore capo Francesco Lo Voi stanno seguendo con attenzione, collegando informazioni che all'epoca erano state sottovalutate o scartate. Una riguarda proprio quella targa, o meglio gli spezzoni di una targa ritrovati il 26 ottobre del 1982 - due anni e dieci mesi dopo l'omicidio di Mattarella - nel covo 'nero' di Torino. In un appartamento di via Monte Asolone, i carabinieri trovarono due targhe tagliate. Un primo spezzone aveva la sigla «PA» (come Palermo) e il secondo «PA 563091». Sono gli stessi numeri, ma composti diversamente, rimasti agli assassini di Piersanti Mattarella, che avevano utilizzato due targhe rubate per camuffare la Fiat 127 utilizzata per compiere il delitto. Il giorno prima dell'omicidio i killer avevano rubato la 127 targata PA 536623. E sempre quel giorno, il 5 gennaio 1980, avevano asportato da una Fiat 124 una targa con la seguente sigla PA 540916. Poi assemblarono una nuova targa, con i numeri delle altre due, appunto PA 546623, rimasta attaccata alla Fiat 127 abbandonata dopo il delitto. Dunque, ai sicari erano rimasti gli spezzoni  PA 53 della prima targa e 0916 della seconda. A Torino i carabinieri trovarono nel covo 'nero' la targa PA 563091. Come se l'ultimo numero, il 6, fosse stato spostato di posizione e inserito subito dopo il 5 iniziale. «Una coincidenza che ha aspetti di stupefacente singolarità», scriveva Loris D'Ambrosio, grande esperto di indagini sulla destra eversiva, nel corposo dossier sul delitto Mattarella partendo proprio da quelle targhe e avanzando l'ipotesi che ad uccidere il presidente della Regione siciliana fossero stati proprio i neofascisti.
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