Sedicenne uccisa a Lecce/ Quel triste presagio di morte annunciata

Giovedì 14 Settembre 2017 di Paolo Graldi
Dieci giorni di ricerche, indagini, angosce represse e speranze spezzate e poi la verità, cruda e crudele. Banale come il male, semplice e miserabile, quasi incredibile nella sua gratuita gravità: «Sì, vabbè, l'ho uccisa io, a colpidi pietra». Così, mentre in prefettura i genitori e la sorella di Noemi si apprestavano a lanciare un appello alla figlia fuggita dal 3 settembre perché tornasse a casa, è arrivata la notizia.

Come un colpo di fucile, una frustata, un lampo: il fidanzato, 17 anni, il nome stenta a uscire dagli uffici giudiziari, un anno più grande, dopo una notte di domande asciutte e dirette dei carabinieri di Specchia ha dato voce all'evidenza deflagrante di quella scomparsa, adesso non più misteriosa. Si è detto e si è scritto di un amore malato, contrastato dalle famiglie dei due giovani. Una storia travagliata, controversa, osteggiata. Nel paese, tra i più bei borghi d'Italia, cinquemila abitanti, da ottobre a maggio immerso nella noia, si sapeva di quel legame ostinato e testardo. Il padre di lui la considerava troppo leggera, con una smodata voglia di libertà, la madre di lei aveva denunciato il fidanzatino ai carabinieri quattro mesi or sono, ripetutamente lamentandosi di quel giovane spavaldo e inaffidabile.

Alla stazione dei miliari non erano arrivati alla diffida o alla minaccia di provvedimenti ma gli avevano imposto un trattamento sanitario obbligatorio. Che non è comunque poco. Non bastava. Occorreva maggiore severità. Ma questo è il senno del poi. Manesco, bullo di periferia, malmostoso e vagamente esaltato, nulla facente, studente mancato, lavoratore manco a dirlo, quel ragazzo ha tirato la corda con scenate e minacce, ma sembravano piuttosto spavalderie che pericoli veri e propri.

Questo succede, infatti, quando le avvisaglie del rischio dell'amore malato si fa strada tra liti e riappacificazioni, in una tremenda altalena di addii, riconciliazioni, pentimenti, promesse di rigare dritto e poi ricadute sempre più rovinose. Noemi aveva deciso di lasciarlo. Pressioni in famiglia, disagi interiori sempre più acuti dentro un amore troppe volte malmenato da furori improvvisi. Qualche giorno fa il padre di lei ha affrontato il giovane in un bar: basta tra voi, finitela. Lui ha afferrato una sedia e l'ha scagliata contro un'auto in un moto di rabbia incontenibile, cupo presagio di altrettanti pensieri minacciosi.

Lei, Noemi, la faccia della ragazza che si trucca con qualche esagerazione ma anche orgogliosa di quei suoi grandi occhiali da vista che le davano un'aria più seria e convincente, ci ha lasciato il suo testamento di ragazza perbene travolta dalla stupidità del possesso: Non è amore se ti fa male, ha affidato al suo profilo social, ricopiando una sequenza di pensieri che ripetono nelle diverse coniugazioni lo stesso concetto: Non è amore se Rilette adesso quelle righe si rabbrividisce. Sembrano il diario disperato della propria fine, ben oltre l'amore bacato, prosciugato.
E non era amore, non lo era certamente più ma proprio perché la strada della riscossa feroce andava allargandosi siamo qui a domandarci, anzi ad affermare, che ancora una volta i segni e i segnali della possessione qui non c'entra neppure la gelosia, non c'era nessun altro nella vita di Noemi - sono stati lasciati scorrere via, come un rigagnolo fastidioso e tuttavia innocuo.

Si deve mettere mano all'archivio perché la memoria non basta per recuperare le storie e gli intrecci privati di delitti simili, di vicende che trasformano l'amore in odio e l'odio in delitto, in una spirale che sembra inarrestabile ed invece è fatta di distrazioni, sottovalutazioni, colpevoli amnesie.

La sequenza dei fatti di questo atroce crimine, che poteva consumarsi all'estremo nord del paese così come è avvenuto nell'estremo sud, consegna alla statistica del fenomeno chiamato dei femminicidi una serie di fotogrammi già visti. Dello stesso paese di Specchia un'altra ragazza, studentessa, Sonia Marra, è stata uccisa dal fidanzato a Perugia. Questa l'accusa. Movente: gelosia, come se fosse un argomento. Ovunque, persino in un borgo come Specchia, anche più volte, la lucida follia dell'assassinio, spesso premeditato, macinato nella mente a lungo, quasi accarezzato come un dovere insopprimibile, deflagra.

La ricerca degli antidoti va intensificata, deve diventare percepibile come l'avvisaglia di un cielo nero pronto a scaricare tempesta. Una questione di costume, culturale, educazionale con molteplici implicazioni che sconfinano nella partecipazione all'uso dei social divenuti infiniti specchi dell'anima, anche dell'anima del boia. Noemi aveva affidato la sua angoscia di giovane delusa da un sentimento infranto dalla violenza proprio al suo profilo: non è amore se ti fa male. Un terribile presagio di morte: appunto, una morte annunciata.
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