Modella rapita a Milano, condannato il polacco Herba. La mail di un regista: «Sembra il mio film»

Lunedì 11 Giugno 2018 di Claudia Guasco
Modella rapita a Milano, condannato il polacco Herba. La mail di un regista: «Sembra il mio film»
MILANO Sedici anni e nove mesi di carcere (con le attenuanti generiche), oltre al risarcimento in sede civile a favore della vittima a cui è stata riconosciuta una provvisionale di 60 mila euro.
E' la condanna nei confronti di Lucasz Herba, il polacco di Birmingham arrestato nel luglio 2017 per il sequestro della modella inglese Chloe Ayling che avrebbe messo in atto col fratello Michal Konrad Herba, arrestato in Inghilterra e che sarà presto estradato.
«Si è inguaiato per amore», commenta il legale del polacco, l'avvocato Katia Kolakowska. Che oggi in aula ha fornito una versione cinematografica del caso: Chloe e Lucasz si sono messi d'accordo per dividersi i soldi del riscatto e per insegnare il sequestro, afferma il legale, si sono ispirati al film inglese By any means.
 


LA MAIL DEL REGISTA
La pellicola è uscita nelle sale otto settimane prima del rapimento e lo scorso 7 febbraio il legale ha ricevuto una lunga mail dal regista, Rhys Williams. Che scrive:
«Il nostro film racconta la storia di una modella che viene rapita con l'aiuto del suo agente (interpretato da Jonathan Cheban, il migliore amico di Kim Kardashian), per renderla famosa. Ci siamo chiesti se la signora Ayling abbia seguito la nostra storia come un piano d'azione». In otto punti il cineasta raconta la trama, e le sovrapposizioni tra realtà e finzione cinematografica sono costanti. Ma la ventenne Chloe ha raccontato tutta un'altra storia ed è così che sono andae le cose, secondo i giudici che hanno accolto l'impianto accusatorio del pm Paolo Storari. La giovane è stata tenuta segregata tra l'11 e il 17 luglio prima in un appartamento a Milano e poi in una baita isolata in provincia di Torino, è stata minacciata di essere messa all'asta e venduta sul deep web” prima di essere rilasciata, dopo una richiesta al suo manager e ai familiari di un riscatto prima di 300 mila e poi di 50 mila dollari. E' stata liberata dallo stesso Lucasz, un «mitomane avventuriero», secondo gli inquirenti, che voleva accreditarsi in ambiti criminali. Ma la modella «poteva morire», sottolinea il magistrato, se semplicemente fosse stata allergica alla ketamina con cui è stata addormentata.
CHIEDO SCUSA
Herba, oggi, ha voluto rendere di nuovo dichiarazioni spontanee dopo l'interrogatorio delle scorse udienze nel quale, in sostanza, ha accusato la ragazza inglese di aver organizzato tutto con lui per avere soldi e popolarità. «Era evidente - ha sostenuto - che lei aveva bisogno di un aiuto, perché era senza soldi, io ero diventato suo amico e ne ero innamorato, ho fatto di tutto per aiutarla, tutto lo scandalo internazionale che ne è derivato è servito solo per farla diventare famosa». E ancora: «Spero che mi ringrazierà e ripagherà il mio sentimento». Il polacco, poi, si è anche scusato con lei: «Se si è sentita costretta a parole, mi dispiace molto, ma le cose non sono andate come lei dice». La modella, infatti, in più verbali in incidente probatorio ha parlato del sequestro ai suoi danni. Per il pm Storari la versione di Chloe è «più che riscontrata dagli elementi probatori», agli atti c'è anche un messaggio di Lucasz al fratello nel quale gli dice di «pulire bene il bagagliaio per non fare trovare i capelli di lei» alla polizia. Il pm ha anche spiegato di aver «fatto fatica a capire» perché Herba abbia messo in atto un'azione del genere, la sua prima, e perché sul "deep web" si facesse passare come «un sicario, un mercenario, un consulente del Fbi». Ed è giunto alla conclusione che l'uomo abbia un «disturbo narcisistico della personalità».
TERZA VERSIONE
Lo stesso pm aveva sostenuto la necesità di una perizia psichiatrica (negata dalla corte) e oggi ha messo in luce come l'uomo abbia portato in aula «la sua terza versione», stavolta anche «scusandosi» con la modella. Secondo il magistrato Herba
«non ha tutte le rotelle a posto» e il suo continuo cambio di versioni «credo non sia una tecnica difensiva, ma che lui abbia qualcosa che non va». Dapprima ha parlato di una banda di rumeni, poi a febbraio durante l'interrogatorio in aula la prima capriola: «Chloe era d'accordo con me, aveva accettato la mia proposta di un finto sequestro, perché voleva popolarità e avevamo concordato che i soldi che avremmo guadagnato li avremmo divisi e poi potevamo anche uscire assieme». Ha sottolineato di non aver mai minacciato «né fisicamente, né psicologicamente» la modella e ha riferito che «il rapimento l'ho pianificato io, lei quando è venuta a Milano» con l'offerta di un servizio fotografico «non sapeva del finto sequestro, ma poi ha accettato la mia proposta». Ha raccontato ancora di aver conosciuto la giovane nel 2015 via Facebook, quando le parlo' dell'idea del finto rapimento. Agli atti dell'inchiesta, tuttavia, non risultano contatti tra i due. Herba ha spiegato ancora che «finto» era anche il sito da lui creato sul cosiddetto 'Black Death Group' in cui si mostravano foto e dati di ragazze «messe all'asta». Herba ha sostenuto, poi, che «lei venne chiusa in un borsone solo per lasciare tracce biologiche e le manette se le mise da sola». Quando, ha aggiunto, «ci siamo accorti che i media non si interessavano a noi, siamo andati al consolato a Milano» e lui ha rilasciato la ragazza.
Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 12:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA