La radicalizzazione di Alagie
nel campo libico di Sabratha

Venerdì 27 Aprile 2018 di Sara Menafra
La radicalizzazione di Alagie nel campo libico di Sabratha

dal nostro inviato
NAPOLI C’è una «cellula estremista islamica, pronta effettivamente a commettere azioni terroristiche sul territorio italiano», attorno al ventunenne gambiano Alagie Touray, fermato venerdì con l’accusa di terrorismo. Un gruppo che «istruisce i soldati e li manda a compiere attentati» e con cui il ragazzo sarebbe venuto in contatto in parte in patria, grazie a un suo «amico» membro della medesima organizzazione e in parte, o forse soprattutto, durante la permanenza in Libia a Sabratha, non lontano da Sirte, zona controllata a lungo proprio dall’Isis: «È da non sottovalutare - scrive il gip - che Touray è stato a lungo in un campo libico e ha nei suoi appunti due utenze libiche, ha avuto modo di dimostrare la sua fede e di tessere legami che ha mantenuto una volta giunto in Italia».

LA RETE
È a questa rete, e a tutti i membri della chat che ha ricevuto il video col giuramento, che ora si dedicano le indagini di Digos e Ros a proposito del giovane giunto in Sicilia a marzo 2017 e di qui a Napoli, dove aveva un permesso temporaneo, in attesa che fosse esaminata la richiesta di asilo. Tipo tranquillo, dicono nel suo centro di accoglienza, e fervente religioso come dimostra il bernoccolo al centro della fronte che segna chi prega, come lui, «cinque volte al giorno». Gli elementi raccolti finora dicono che aveva un buon contatto in Spagna, qualcuno che la loro intelligence segue da tempo, e che voleva andare in Germania, dove c’è il fratello: «In Italia non ho trovato lavoro - ha detto a verbale - vivo con 77 euro al mese forniti dal Centro che mi assicura vitto e alloggio. Ho un solo cellulare pagato 115 euro». 

Il suo racconto parla di discussioni cominciate per scherzo. «In Gambia ho un amico di nome Batch Jobe, una volta mi ha fatto vedere un video di un terrorista e lo ha criticato sottolineando che il terrorista aveva un tatuaggio, cosa non consentita dal Corano». Jobe, secondo il gip «fa parte di una organizzazione che istruisce i soldati». Touray dice che «beve vino, ha moglie, figlie ed un lavoro». Il video, spiega inizialmente ai pm era uno «scherzo fatto a Jobe». Ma poi aggiunge: «Batch Jobe scherzava in passato dicendomi di realizzare un video e che in cambio sarei stato pagato. Lo faceva anche in Gambia, in passato mi ha detto di uccidermi promettendomi denaro». Il giorno dopo la versione cambia. Jobe lo avrebbe messo in contatto con una persona «da contattare in caso di problemi» e che un mese fa, quindi dopo il suo arrivo in Italia, questa persona - titolare di un numero di telefono libico - gli aveva chiesto di fare il video col giuramento in cambio di 1500 euro: «Sempre la persona con quel numero gli ha chiesto di prendere una macchina ed andare addosso alle persone». La stessa persona lo aveva contattato tempo prima promettendogli l’invio di denaro sulla base della decisione di Jobe: due persone parte di un’unica organizzazione di radicalizzati.

LA RELIGIONE
Sulla fronte, Touray ha il segno del fondamentalismo religioso, il “bernoccolo” «zebiba, simbolo di fervente religiosità prodotta dal prolungato urto nel tempo della fronte sul pavimento, postura adottata durante la preghiera». Tra i suoi appunti ha antichi racconti sulla Mecca copiati a mano, e prega molto: «Tutti i giorni 5 volte ma a volte mi dimentico, la carne è debole». 
 

Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 11:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA