Inchiesta petrolio, De Giorgi interrogato: «Nulla da nascondere, contro di me sono calunnie»

Venerdì 15 Aprile 2016
Inchiesta petrolio, De Giorgi interrogato: «Nulla da nascondere, contro di me sono calunnie»

L'arrivo in un'automobile con i vetri oscurati da un cancello secondario, l'attesa di oltre un'ora, il confronto con i pm durato una ventina di minuti, giusto il tempo di rendere dichiarazioni spontanee e chiedere l'archiviazione dall'accusa, l'unica, di abuso d'ufficio. Sono passati 13 giorni dalla pubblicazione della notizia che è indagato nel filone «siciliano» dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata. Poco dopo le 16, in divisa, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi esce dall'ingresso principale del palazzo di giustizia di Potenza. Va verso le telecamere e annuncia ai giornalisti: «No, non mi dimetto per colpa dei corvi».

In una inconsueta conferenza stampa, in piedi, nel piazzale del Tribunale, con i cameraman tenuti a distanza, dietro una ringhiera, ma «assalito» dai microfoni, il Capo di Stato maggiore della Marina non fa riferimenti all'inchiesta e al colloquio con i magistrati potentini. Risponde solo alle domande sul dossier anonimo pubblicato nei giorni scorsi da alcuni organi di stampa. Lo fa per smontare, punto per punto, tutte le accuse dei «corvi», dalle spese «folli», al cavallo bianco sulla nave Vittorio Veneto e all'insabbiamento delle carte sui marò. Perchè lui, l'ammiraglio, non ha «nulla da nascondere» e non ha «mai fatto favoritismi, neanche a Fincantieri». Quel dossier «è stato fatto circolare già anni fa», ribadisce, «è stato già analizzato dall'autorità giudiziaria senza dare esito ad alcun risultato e a nessuna prova di fondatezza. È chiaro che l'accelerazione della distribuzione di queste accuse vecchie, ricontrollate mille volte, girate e reinventate, mira a cercare di dare una spallata. Evidentemente c'è qualcuno, c'è qualche corvo a cui do molto fastidio». E allora l'ammiraglio si dice fiducioso che «la magistratura individui chi è il corvo e i propalatori di queste false notizie». Niente dimissioni, quindi: «Sarebbe un Paese molto strano se a seguito dell'opera di un gruppo di corvi, di diffamatori, un Capo di Forza armata si dimettesse: sarebbe un precedente assai pericoloso per una nazione che voglia essere democratica». Niente dimissioni, e niente richiesta di proroga dell'incarico di Capo di Stato maggiore della Marina. «Io non so cosa stia pensando il presidente del Consiglio. Non ho mai pensato a una proroga perchè non mi sembra che sia costume da molto tempo dare proroghe alle scadenze del mandato. Ho avuto un mandato naturale di tre anni e mezzo, francamente non mi aspettavo alcuna proroga prima e non me la aspetto ora».

Al suo avvocato, Pietro Nocita, il compito di entrare nel merito delle dichiarazioni spontanee: «È stato prodotto tutto ciò che riguarda il rapporto fra Marina e porto di Augusta: non c'è nessun atto di concessione o nessun atto della Marina che riguardi un qualche soggetto o una qualche società di quel porto».

Per questo, l'avvocato ha chiesto l'archiviazione dall'unica accusa: «Mi pare sia impossibile ipotizzare un reato di abuso d'ufficio, che si commette attraverso atto della pubblica amministrazione, senza l'atto». Prima delle dichiarazioni rese da De Giorgi, la Procura della Repubblica di Potenza aveva incassato una prima vittoria, forse «poco mediatica», ma probabilmente decisiva per il prosieguo dell'inchiesta. Il Tribunale del Riesame ha infatti rigettato i i ricorsi su due posizioni «minori»: resta il divieto di dimora per l'ex vicesindaco di Corleto Perticara (Potenza), Giambattista Genovese, e per l'ex dirigente della Regione Basilicata, Salvatore Lambiase. Tutto ciò è avvenuto mentre lo staff legale dell'Eni illustrava allo stesso collegio del Riesame le motivazioni alla base dell'istanza per chiedere il dissequestro di due vasche nel Centro Oli di Viggiano (Potenza) e di un pozzo di reiniezione a Montemurro (Potenza). Oggi sono stati esaminati anche i ricorsi delle sei persone ai domiciliari dallo scorso 31 marzo, cinque dipendenti dell'Eni e l'ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino (Pd). Le decisioni dovrebbero arrivare all'inizio della prossima settimana, quando sono previsti altri interrogatori, tra i quali anche quello del compagno dell'ex Ministra, Federica Guidi, l'imprenditore siciliano, Gianluca Gemelli.

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 19:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA