Igor, caccia ai complici: 10 nomi nel mirino

Domenica 17 Dicembre 2017 di Silvio Gentile
Igor, caccia ai complici: 10 nomi nel mirino

Saranno i cellulari e i computer a parlare, a permettere agli inquirenti di tracciare la mappa della fuga di Igor il russo, zona per zona, e a chiarire se, lungo il suo percorso, il killer abbia commesso altre rapine violente. Ma, soprattutto, i dispositivi elettronici, sequestrati a Nobert Feher subito dopo l'arresto, saranno fondamentali per ricostruire la rete dei suoi contatti e confermare i nomi dei complici che lo hanno aiutato a sparire nel nulla per mesi. Nel mirino della procura di Bologna, ci sono già una decina di sospettati. I carabinieri del Ros sono volati in Spagna e indagheranno insieme alla Guardia Civil. Il sospetto è che Igor, dopo aver commesso due omicidi in Italia - il barista di Budrio Davide Fabbri e la guardia volontaria Valerio Verri - abbia aggredito altre persone, prima di aggiungere alla lista altre tre vittime spagnole.
Sono quattro le pistole sequestrate, anche quelle potranno fornire elementi importanti. La perizia balistica fornirà altre risposte.

LA RETE
I pc, il telefonino, il tablet e alcune chiavette usb costituiscono adesso una vera e propria risorsa per le indagini. Dai dispositivi, gli investigatori contano di estrarre le informazioni per ricostruire movimenti e contatti. Sono una decina i nomi nel mirino degli inquirenti.
In questi mesi, la procura di Bologna e i carabinieri hanno controllato centinaia di persone con intercettazioni, pedinamenti, videosorveglianze e interrogatori per localizzare il latitante. Diversi elementi avevano già portato in Spagna, tra Malaga, Valencia e Madrid, dove il Ros era già volato nei mesi scorsi. La rete di chi possa averlo portato, un pezzo di strada alla volta, nella brulla zona rurale di Albalate del Arzobispo, di chi l'abbia aiutato e coperto adesso potrebbe trovare conferma grazie agli oggetti sequestrati al momento dell'arresto.
Le piste considerate attendibili hanno portato anche su complici tra Serbia, Austria e Francia, che potrebbero aver favorito, coperto o aiutato, anche indirettamente, la fuga del ricercato. Tra questi, alcuni familiari ed ex compagni di carcere, italiani e stranieri. Non poteva fare tutto da solo, Igor: poteva badare alla sua sopravvivenza vivendo nei boschi e dormendo per terra, ma per scappare dall'Italia ha avuto bisogno di complici.

LA PAURA
Dal 5 dicembre, nei dintorni di Ablat, il terrore aveva fermato anche le consuetudini. La raccolta delle olive era stata interrotta in piena stagione per la paura del killer che si aggirava nella zona. Le precauzioni erano diventate ancora più pesanti che in Emilia. La Guardia Civil, nei piccoli centri dell'Aragona, aveva anche predisposto una sorta di coprifuoco e definito alcune zone off limit: le strade, i sentieri e le discese di tutta la montagna e i frutteti nei dintorni di Albalat. Fin quando un uomo di Cantavieja ha visto alle 23.15 di giovedì il pick up verde in cui il presunto assassino di due guardie civili e di un vicino di Andorra stava viaggiando di fronte alla sua casa da La Iglesuela.

L'INTERROGATORIO
Oggi Igor sarà interrogato dal giudice, il procuratore di Bologna, Giuseppa Amato e il pm Marco Forte hanno già chiesto la trasmissione del verbale di udienza.

Ma è probabile che il killer si avvalga della facoltà di non rispondere. In base a come si comporterà davanti alle autorità spagnole decideranno quando sentire l'indagato. Si sta valutando anche di procedere con una perizia fisica sull'indagato.

Ultimo aggiornamento: 16:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA