Giorno della memoria, Raggi: ricordo è antidoto contro l'indifferenza. Un sopravvissuto: tenga duro. Lei: lo farò

Venerdì 27 Gennaio 2017
Sopravvissute all'Olocausto celebrano il giorno della memoria ad Auschwitz, oggi in Polonia
Il 27 gennaio del 1945 i carri armati dell'esercito sovietico sfondarono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz nell'attuale Polonia. E ogni anno nel mondo in questo giorno si celebra il Giorno della Memoria per ricordare le vittime dell'Olocausto rinchiusi e uccisi nei campi di sterminio. 

«Ricordare è l'antidoto più forte contro l'oblio e l'indifferenza e lo strumento più importante per tracciare una nuova strada», ha detto il sindaco di Roma Virginia Raggi, intervenendo alla celebrazione del Giorno della Memoria in Campidoglio insieme con gli studenti delle scuole romane che hanno partecipato alle iniziative per il Ricordo.

Raggi, arrivando in sala della Protomoteca, ha salutato i sopravvissuti dei campi di sterminio Sami Modiano e Piero
Terracina. All'evento hanno preso parte anche la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello e il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia.

«Oggi - ha detto ancora Raggi - è una giornata estremamente importante, sono 72 anni dall'abbattimento dei cancelli di Auschwitz e quindi è anche simbolicamente una data molto importante. Il giorno della Memoria è un'ulteriore tappa nel cammino che abbiamo iniziato mesi fa, un percorso del ricordo che abbiamo voluto iniziare
quest'anno affinché non sia solo qualcosa che studiamo sui libri di storia ma un qualcosa che viviamo dentro di noi e che è parte di noi. Ricordare - ha aggiunto Raggi - significa rendere omaggio a tutti gli uomini, donne e bambini torturati e uccisi nei campi di sterminio e ricordare e ringraziare chi si è opposto e chi riuscito a sopravvivere e ogni anno rivive quelle ferite per farci capire e raccontarci tutto quello che è successo».

I testimoni e i «testimoni dei testimoni» si sono riuniti nella sala della Protomoteca del Campidoglio per celebrare la giornata della Memoria. Sopravvissuti alla Shoah e studenti delle scuole insieme per rivivere quanto avvenuto nei campi di sterminio e quanto ascoltato dai ragazzi durante i loro viaggi ad Auschwitz. A parlare sono stati prima di tutto i testimoni di quanto avvenuto durante la seconda guerra mondiale. E proprio durante uno di questi racconti Raggi si è commossa. 

Il primo racconto è stato quello di Sami Modiano: «Nel viaggio ad Auschwitz vedevo che nelle mie lacrime c'erano anche le lacrime dei ragazzi, e questo mi ha risvegliato. Ho pensato che quindi i ragazzi stavano soffrendo con me. Avevo trovato la risposta alla domanda "perché io?" Da quel momento ho giurato a me stesso di non fermarmi mai più, ho capito che il padre eterno mi ha scelto per dare la mia testimonianza per trasmettere il ricordo alla nuova generazione, la generazione che mi dà l'impulso. Da 11 anni sono l'uomo più felice del mondo perché quando non ci sarò so che ci saranno loro che parleranno al posto nostro». «Come è possibile - aveva esordito Modiano - uscire vivi da quell'inferno? Allora ti chiudi in te stesso, cerchi di dimenticare, ma non puoi dimenticare. Quello che ho visto con questi occhi, aver perso una sorella e un papà, aver visto morire... tutto questo non si può cancellare».

Altra testimonianza è quella di Piero Terracina, anche lui sopravvissuto allo sterminio: «Io e Sami abbiamo avuto la fortuna di passare la selezione, noi non dovevamo stare nel lager, dovevamo andare direttamente nella camera a gas. Quando ci salutavamo la sera non era una certezza ma una speranza. Birkenau era la fabbrica della morte, si entrava solo per morire. Invece il 27 gennaio aprii la porta della baracca e vidi un soldato che non era un tedesco, e mi fece cenno di rientrare subito. Annunciai ai miei amici che erano arrivati i sovietici. Non ci fu nessuno che disse una parola. Come si poteva gioire? Il campo era pieno dei corpi di quelli che non ce l'avevano fatta. Mi sono trovato a 17 anni solo e disperato. Ebbi la grande fortuna di aver ritrovato gli amici, i miei cugini che mi protessero e ho ricominciato a vivere. Ora ci dedichiamo alla testimonianza nei confronti dei giovani. Ogni volta che lo facciamo proviamo dolore - ha concluso Terracina - ma sentiamo il dovere di farlo perché il nostro passato non deve tornare. Ci sono sempre delle minoranze a rischio, vanno protette e non vessate. Questo è il mio messaggio per il futuro».

«Tenga duro». «Si, lo farò». È il stato poi breve scambio di battute tra Sami Modiano e Raggi in Campidoglio.

 
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