Genitori impauriti e pochi controlli: così i ragazzi pagano cari i loro sbagli

Martedì 21 Luglio 2015 di Maria Latella
È in atto un micro maschicidio ma noi facciamo finta che non sia così. Noi, la generazione che trent'anni fa moriva di eroina, assistiamo mesti e passivi al dramma che i nuovi genitori quarantenni affrontano con armi evidentemente spuntate. Tre giovani maschi tra i 22 e i 16 anni sono morti in tre giorni. Molti altri li hanno preceduti e, temo, molti altri li seguiranno. Direttamente o indirettamente, di solito i giovani maschi muoiono per droga. Litigano e si accoltellano tra di loro perché sono fatti di coca. Provano l'ecstasy e ci restano secchi in discoteca. Si bombardano di chimica e ammazzano i familiari. Noi li trattiamo come singoli casi di cronaca nera. «Invece - ammette un poliziotto quasi sessantenne - è il Paese che ormai non tiene più». I genitori hanno perfino paura di dire ai figli: “Hai solo 16 anni, tu la sera non esci”.



LE STORIE

Giangi domenica si è buttato dal terzo piano del Fatebenefratelli a Milano. Aveva 22 anni e, dicono i suoi amici, detestava intossicarsi. Però a casa sua hanno trovato un bel po’ di marijuana (nemmeno lei è quella di una volta, ora garantisce effetti pesanti, dicono, a volte pure allucinogeni). Quando l'hanno arrestato perché aveva picchiato padre e madre, Giangi straparlava di Dio.

«Non era in sé» hanno detto gli agenti che l'avevano portato in Questura. Ismaele aveva 17 anni, viveva con la madre e la sorella a Sant'Angelo in Vado, provincia di Pesaro. L'hanno trovato in un dirupo, con la gola squarciata. Gli inquirenti hanno fermato due ragazzi albanesi, indagano su un possibile regolamento di conti, forse per gelosia, forse per questioni di droga. Chissà. La droga c'entra spesso, direi quasi sempre, quando si parla di giovani maschi bisognosi di provarsi nel rischio. Giovane, giovanissimo, il più ragazzino di tutti! era Lamberto, 16 anni. Ha usato I soldi della paghetta per farsi il suo primo giro di ecstasy. E c'è morto. La madre l'aveva accompagnato a Pinarella di Cervia per un week end con gli amici al mare. Non erano soli: era ospite dei genitori di uno di loro. Lamberto aveva 16 anni. Pochi per riflettere sulle scelte. Ma gli altri, tutti gli altri, diamine, gli altri erano adulti.



IL RUOLO DEGLI ADULTI

E allora fermiamoci su questi adulti, fermiamoci su quest'ultimo caso, sulla storia di Lamberto schiantatosi su una sigla chimica dall'asettica apparenza: Mdma. Chi di noi, a 16 anni, non è andato a dormire a casa di amici, d'estate? La cosa più normale o così era prima, anni fa. Adesso, anche il più innocuo invito nella casa al mare di mamma e papà va valutato tenendo conto della sua componente di rischio. I genitori che ospitano, per esempio, devono assumersi la responsabilità del controllo. Se non lo fanno si espongono allo tsunami che ora investe i genitori del ragazzino da cui Lamberto si era fermato a dormire: oltre a portarsi dentro il peso di una morte assurda, dovranno anche far fronte alla richiesta di risarcimento: la famiglia di Lamberto chiederà conto del mancato controllo. Adulti, ancora.



LE RESPONSABILITÀ

Gli inquirenti vogliono capire che cosa è successo al Cocoricò, se al sedicenne è stato servito alcol, se è in discoteca che Lamberto ha trovato per 250 euro tre grammi di morte. Discoteche, bar. Quanti di noi vedono nei locali ragazzini ubriachi e invece di denunciarli, se ne fregano? 250 euro, si diceva. Non pochi soldi, in fondo. Non male per la paghetta messa insieme da tre sedicenni. Soldi (troppi?) che genitori ingenui o inesperti, pensavano servissero “a divertirsi”. Non leggono i giornali, purtroppo, e nemmeno si documentano online. Come credono che si “diverta”, oggi, la maggioranza dei sedicenni? Nella categoria adulti sono compresi, ovviamente, anche i devastati genitori di Lamberto, Livio e Donatella Lucaccioni, ai quali va Il nostro affettuoso pensiero.



Ma adulto è anche il diciottenne che vendendogli l'ecstasy gli ha ucciso il figlio. A 18 anni si è ufficialmente entrati nel mondo delle responsabilità. Si può votare, si prende la patente. Però a 18 anni non si capisce la metà di niente. Neppure che, improvvisandosi pusher, si ammazzano i compagni di scuola? Neppure.

«Questo è un Paese in cui nessuno controlla più niente - ripete il poliziotto - Non controllano più niente le famiglie, non controllano i gestori dei locali... È più comodo girarsi dall'altra parte e sperare che non succeda». Purtroppo, invece, non va così.

Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 00:14