Genova, l'architetto: Morandi trascurò il degrado del calcestruzzo

Martedì 14 Agosto 2018
Crollo ponte Genova, l'architetto: Morandi trascurò il degrado del calcestruzzo
«Il problema del ponte Morandi è che i tiranti sono stati costruiti in calcestruzzo e non in metallo, e che negli anni Sessanta non si metteva in conto che il calcestruzzo si degrada e poi collassa. Cinquant'anni fa c'era una fiducia illimitata nel cemento armato. Si credeva fosse eterno. Invece si è capito che dura solo qualche decennio». A spiegarlo è l'architetto genovese Diego Zoppi, ex presidente dell'Ordine genovese, oggi membro del Consiglio nazionale degli architetti, dopo il crollo del ponte sull'autostrada A10 a Genova avvenuto oggi in cui sono morte almeno 22 persone secondo un primo bilancio provvisorio. Il cedimento, che sarebbe di tipo strutturale, è avvenuto durante un nubifragio e ha interessato una lunga porzione del viadotto Polcevera su cui corre l'autostrada. Entrambe le carreggiate sono precipitate al suolo per circa cento metri. Il viadotto Polcevera attraversa l'omonimo torrente, tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano. Progettato dall'ingegnere Riccardo Morandi, fu costruito tra il 1963 e il 1967. È uno degli snodi principali del capoluogo ligure. La circolazione ferroviaria nel nodo di Genova è stata sospesa.

«L'ingegner Riccardo Morandi era un grandissimo strutturista, ma col ponte sul Polcevera ha voluto forzare la mano staticamente - spiega Zoppi -. Un ponte strallato è sostenuto da tiranti di metallo. Morandi, con la sua grande competenza in fatto di statica, volle farli in calcestruzzo. È una soluzione ardita, perché il cemento lavora in compressione, mentre in trazione si usa il metallo. Il suo ponte era finito sulle riviste specializzate per questo».

«Quello di cui non si teneva in conto all'epoca - continua Zoppi - è che, con le continue vibrazioni del traffico, il cemento si microfessura, e lascia passare l'aria, che raggiunge la struttura interna di metallo e la fa ossidare. Viene quindi meno la funzione originaria del cemento, che dovrebbe proteggere l'acciaio. Il ponte per questa ragione ha sempre richiesto grossi lavori di manutenzione. Era molto costoso da gestire». Per l'architetto «l'Italia costruita negli anni '50 e '60 ha urgente bisogno di ristrutturazione. Il pericolo di crolli è sottostimato. I manufatti costruiti in quell'epoca stanno arrivando a un'età in cui diventano a rischio».





 
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