Resta esclusiva della sfera decisionale dei magistrati di sorveglianza la decisione sulle scarcerazioni per motivi di salute «connessi all’emergenza Covid» dei detenuti per mafia e droga. Tuttavia, nei 15 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto-legge approvato nella serata di sabato 9 maggio, dal Consiglio dei ministri, giudici e tribunali dovranno «valutare la permanenza dei motivi legati all’emergenza sanitaria, e successivamente con cadenza mensile». E’ la novità introdotta per monitorare se il mutamento della situazione può consentire il rientro in prigione o debba essere confermata la detenzione domiciliare o la sospensione della pena.
Leggi il testo del dl Bonafede
Prima di esprimersi, però, i magistrati dovranno chiedere all’Autorità sanitaria regionale se ci siano posti disponibili nelle strutture penitenziarie o nei reparti protetti degli ospedali dove «il condannato» possa «riprendere la detenzione senza pregiudizio per le sue condizioni di salute». Inoltre, «la valutazione è effettuata immediatamente» se per qualche caso specifico il Dap facesse sapere una soluzione interna al circuito penitenziario prima non individuata. È questo il succo della riforma varata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per gestire la contro-emergenza delle scarcerazioni alimentata dalla diffusione dei nomi dei circa 400 detenuti in Alta sicurezza (accusati o condannati per mafia e droga) messi agli arresti domiciliari nell’ultimo mese e mezzo.
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