La notizia è nell'aria e il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia conferma: «Non escludo che possano esserci altre regioni zone rosse, sempre sulla base dei dati del monitoraggio».
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«Per ora i parametri non cambiano»
«Fino al 3 dicembre non è in discussione il cambiamento dei parametri - dice inoltre Boccia, ribadendo quanto già annunciato dal ministro Speranza - C'è un Dpcm in vigore fino a quella data e il confronto in corso (con le Regioni, ndr) servirà a prendere ulteriori decisioni in vista del Dpcm successivo». «I presidenti di Regione - ha aggiunto Boccia - possono chiudere e attuare misure restrittive e penso che, se sono d'ìintesa con il ministro della Salute, sia dovere dello Stato garantire ristori per quelle aree in cui i presidenti di Regione anticipano eventuali decisioni legittimate dal modello».
«Un dibattito surreale e lunare», ha quindi definito Boccia la discussione in corso su come trascorreremo il Natale e se potremo fare i tradizionali "cenoni". «Noi dobbiamo mettere in sicurezza il maggior numero di persone e consentire a medici e infermieri di fare il loro lavoro eccezionale nella migliore maniera possibile - aggiunge - pensiamo a loro quando tiriamo fuori il dibattito sul cenone».
Le regioni a rischio rosso
Il monitoraggio delle prossime ore quindi seguirà lo schema utilizzato finora e potrebbe determinare il passaggio alla zona rossa di almeno altre 4 Regioni: Puglia, Basilicata, Sicilia e Abruzzo, che di fatto già lo è per decisione del presidente Marsilio, con Emilia Romagna e Liguria ancora in bilico. «Non escludo che possano esserci altre regioni rosse» conferma il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. Per i prossimi 15 giorni il sistema resta dunque quello attuale anche se il governo 'concedè due aperture ai governatori: un «coordinamento politico» per il prossimo Dpcm - che in sostanza significa andiamo avanti così fino all'inizio di dicembre e poi decidiamo insieme le regole per Natale - e, soprattutto, la possibilità di chiedere i ristori per le categorie colpite dai provvedimenti anche se sono i presidenti e non il governo, d'intesa con il ministro della Salute, a decidere le misure restrittive.