L'esame della legge di Bilancio: le misure in bozza

Lunedì 5 Novembre 2018
Previdenza, dubbi su finestre e contribuzione

Definita la scelta di permettere l’uscita anticipata con 62 anni di età e 38 di contributi, restano da precisare gli eventuali vincoli sulla contribuzione (quanta parte potrà essere non effettiva). Inoltre andranno precisate le modalità di uscita effettiva: per i lavoratori privati si pensa a quattro finestre annuali, ovvero un’attesa di ulteriori tre mesi, per i pubblici il ritardo potrebbe essere di 6 o 9 mesi. Infine il governo sembra intenzionato a non far scattare l’aggiornamento di cinque mesi (legato all’aumento dell’aspettativa di vita) per la pensione anticipata già in vigore. Il requisito resterebbe quindi fissato a 42 anni e 10 mesi di contribuzione; in assenza di interventi normativi espliciti, passeràcomunque a 43 anni e 3 mesi dal primo gennaio.

Povertà, centri impiego e card: tanti nodi

Sulla misura voluta dalM5Sci sono pochi punti fermi e tante opzioni ancora aperte. Il reddito di cittadinanza dovrebbe filtrare la platea dei beneficiari non sulla base del reddito personalema dell’Isee, l’indicatore di situazione economica calcolato a livello familiare che tiene conto anche di risparmi e patrimonio immobiliare. L’operazione dovrebbe passare per i centri per l’impiego, i quali necessitano però di una riforma e di nuovo personale. Nonè stato ancora del tutto chiarito il meccanismo di spesa della somma, che passerà comunque per una carta elettronica. Inoltre difficilmente potranno scattare dal primo gennaio gli incrementi alle pensioni più basse (pensione di cittadinanza) per i quali sarà ugualmente valutata la situazione patrimoniale.

Cartelle, rottamazione da allargare

Nel decreto fiscale è stata messa a punto una vastagammadi definizioni agevolate, che ampliano le rottamazioni delle cartelle già attuate dai governi di centro-sinistra. Queste offerte permettono di risparmiare sanzioni e interessi, versando però gli importi originariamente dovuti. Il comunicato del Consiglio dei ministri del 20 ottobre rinvia però all’iter parlamentare del decreto fiscale per «ulteriori norme relative alla cosiddetta “pace fiscale” in presenza di situazioni economiche di particolare difficoltà». I contribuenti in situazione di bisogno pagherebbero solo una parte dell’importo. I potenziali interessati dovrebbero quindi attendere la versione definitiva del provvedimento per fare le proprie scelte.

Fondi, ancora in ballo oltre 400 milioni

C’è una dote finanziaria il cui utilizzo dovrà essere definito con precisione durante l’iter parlamentare della manovra.
Si tratta in particolare del “Fondo per l’attuazione del programma di governo”, che dispone di 185 milioni per l’anno 2019 e 430 a partire dal 2020, e di quello per le “esigenze indifferibili” finanziato nella legge di bilancio con 250 milioni per il prossimo anno e 400 a regime dai successivi. Sono importi non giganteschimanemmenotrascurabili e dunque è già partita la gara tra i vari ministeri per potersene accaparrare una quota, senza contare che anche alcuni emendamenti parlamentari dovranno essere finanziati.Uno dei capitoli che potrebbero essere rinforzati è quello delle politiche per la famiglia.


 
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