Ci sono due Leghe sui vaccini e sul Green pass. E Salvini, che anche ieri ha fatto votare i suoi in Parlamento al fianco dell’opposizione, sembra rappresentare la Lega minoritaria.
Ecco, rischia di disorientare l’universo di riferimento del suo partito - fatto per buona parte di imprenditori, di gente solida, di ceti a cui preme l’uscita dall’emergenza sanitaria senza vuoti slogan anti-scientifici e penalizzanti per le sorti della ripresa nazionale - la strada imboccata da Salvini. Tanto è vero che, come dice il nuovo sondaggio Swg, il 70% degli elettori del Carroccio è favorevole all’obbligatorietà del vaccino anti-Covid. E la percentuale sale al 73%, se si parla dell’obbligatorietà del Green pass. Sono i territori a più alta densità leghista che, tra il premier e Borghi (già l’accostamento potrebbe risultare ingeneroso per l’ex banchiere centrale europeo), non hanno dubbi sulla preferenza assoluta per il primo.
I VENETI
C’è la Liga veneta, da Zaia in giù, che è senza alcun tentennamento Sì vax e Sì Green pass e tutti i principali esponenti locali di quel partito e il loro elettorato (in zone dove il Covid ha colpito pesantemente sia in termini di vittime che di perdite economiche, -9 per cento di Pil regionale nel 2020) sono promotori e fautori della vaccinazione e dell’uso del certificato sanitario.
E dunque i dati Swg insieme agli umori che provengono dal profondo Nord, e che si registrano anche nel resto del Paese voglioso di riprendere a marciare, dicono che il capo leghista sta correndo un pericolo. Inseguire qualche residuale consenso No vax in vista delle amministrative (a proposito: ma le elezioni non si vincono schierando candidati credibili e non inseguendo piccole folle lunari?) e insistere nella strategia del cosiddetto “doppiopedismo” (un piede nella maggioranza e un piede nell’opposizione) sembra una strategia penalizzante da tutti i punti di vista. Sia da quello degli equilibri di partito (i presidenti regionali da Zaia a Fedriga, per non dire l’ala giorgettiana, sono su una linea opposta) sia da quello che riguarda l’orientamento della base leghista che chiede responsabilità.
Green Pass, Salvini spiazza: parlato con Draghi, nessuna estensione
Per esempio l’ultimatum degli industriali di Vicenza, con Laura Della Vecchia, numero uno di Confindustria in quel distretto, 1600 imprese, è molto chiaro: «Salvini scelga se stare dalla parte di Draghi, che sta rappresentando bene il mondo delle imprese, o se invece preferisce continuare ad avere quell’atteggiamento ipocrita su vaccini e Green pass». Che i governatori del lombardo-veneto definiscono «un mezzo per ottenere la libertà» e non uno strumento per negarla.
E ancora. Guardando le vicende politico-parlamentari di questi giorni, è molto diretto il giudizio di uno degli esponenti più vicini a Zaia, Fulvio Pettenà, ex presidente della Provincia di Treviso: «Inaccettabile, roba da non credere. Ma questi eletti a Roma fanno qualche telefonata ai loro territori, o si sono isolati nella dolce vita romana? Sanno che cosa stanno facendo qui Zaia e la sua giunta, i sindaci, per far vaccinare la gente e per far girare nuovamente l’economia?». E il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto: «Va evitata in tutti i modi la quarta ondata della pandemia, che bloccherebbe di nuovo la produzione. Il nostro obiettivo deve essere: zero ricoverati e 100 per cento di vaccinati». Ma intanto c’è la Lega minoritaria che insegue il favore di qualche scalmanato, sottovalutando un possibile effetto rigetto proprio dentro le mura di casa.