Totoministri, Salvini alle strette sul Viminale. Frenata sui vicepremier, Tajani verso gli Esteri, per Crosetto ipotesi Difesa

Meloni vuole avere l’ultima parola sui ministri: devono essere competenti

Domenica 9 Ottobre 2022 di Alberto Gentili
Totoministri, Salvini alle strette sul Viminale. Frenata sui vicepremier, Tajani verso gli Esteri per Crosetto ipotesi Difesa

Giorgia Meloni comincia a essere stanca del braccio di ferro con Matteo Salvini sul Viminale. Così la premier in pectore, determinata a varare il governo «il prima possibile» per «fronteggiare le emergenze a cominciare dal caro-bollette», getta la palla nel campo della Lega.

Per dirla con uno dei suoi: «Va a vedere il bluff di Salvini».

Come? La casella del ministero dell’Interno è della Lega, senza alcun veto o preclusione, ha detto Meloni al segretario leghista, aggiungendo di ritenere poco conveniente per Salvini tornare al Viminale: c’è un malessere sociale montante. «In ogni caso vedi tu cosa fare. Confrontati con i tuoi, sonda il Quirinale. Tieni però conto che sarò io a dire l’ultima parola, perché sono io a mettere la faccia sul governo». Perciò, «i nomi che mi verranno proposti dovranno essere adeguati al ruolo e avere una competenza indiscussa».

La reazione di Salvini è stata chiedere un time-out. Prendere tempo. Un po’ come sulla presidenza del Senato che Meloni vuole dare a Ignazio La Russa, cedendo la guida di Montecitorio al leghista Riccardo Molinari: «Aspettiamo, vediamo. Incontriamoci nei prossimi giorni. Il nostro candidato per il Senato è Calderoli...», la replica del capo leghista. E’ un modo per alzare il prezzo. Per tenere gli alleati sulle spine. Tant’è, che Salvini ha fatto sapere che non sarà lui a «proporre tecnici». Traduzione: non sarà la Lega a indicare il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, il nome preferito da Meloni per il Viminale. Semmai, Salvini potrebbe puntare su Giulia Bongiorno (in corsa anche per la Giustizia in competizione con Carlo Nordio ed Elisabetta Casellati) e scegliere per sé la poltrona di ministro delle Infrastrutture e Trasporti.

Oltre a chiedere il ruolo di vicepremier: poltrona che garantisce visibilità e su cui punta anche il forzista Antonio Tajani, in predicato di andare agli Esteri o alla Difesa. Dicastero, quest’ultimo, dove sono forti però i nomi di Guido Crosetto, consigliere e co-fondatore di FdI assieme a Meloni, e di Adolfo Urso (presidente uscente del Copasir). «Giorgia sui vicepremier però resiste, non ama le coabitazioni. Userà eventualmente questi incarichi per chiudere la trattativa», spiega un esponente di rango di FdI.

Tattica a parte, Meloni offre alla Lega e a FI quattro dicasteri a testa. «Ma potrebbero diventare cinque...», soprattutto se servirà a chiudere il cerchio. L’altra certezza è che per ogni dicastero assegnato chiederà agli alleati una rosa di nomi. Poi sarà lei, appunto, a dire l’ultima parola. Il problema maggiore resta l’Economia, dicastero strategico per rassicurare Ue e mercati. Meloni, nonostante il rifiuto, continua a sperare che Fabio Panetta all’ultimo possa accettare. In alternativa ha in mente di sondare Ignazio Visco, governatore di Bankitalia in scadenza il prossimo anno. «Siniscalco e Grilli invece appaiono tramontati», dicono da Fdi. C’è chi avanza l’ipotesi del leghista Giancarlo Giorgetti, ma i suoi smentiscono seccamente: «Non esiste».

Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA