Il Superbonus e le case popolari dimenticate

Venerdì 24 Marzo 2023 di Luigi Sbarra* e Enzo Pelle**
Il Superbonus e le case popolari dimenticate

Negli ultimi 25 anni i vari Governi che si sono succeduti hanno messo in campo interventi normativi in edilizia con l’introduzione di incentivi per migliorare lo stato delle nostre abitazioni.

Queste norme hanno avuto benefici su tutti i fronti: hanno permesso a milioni di famiglie di avere case più confortevoli, efficienti, sostenibili, sicure; hanno accelerato il percorso di rigenerazione dei nostri centri urbani; hanno sostenuto il settore delle costruzioni, che resta uno dei pilastri dell’economia nazionale; hanno contribuito ad aumentare l’occupazione in edilizia, che in alcuni periodi ha risentito delle crisi che hanno interessato il nostro Paese e tutto il pianeta, dalla pandemia al conflitto in Ucraina.

La necessità di proseguire sulla strada degli incentivi è giustificata da un solo dato: il 65% delle nostre abitazioni è stato costruito prima dell’introduzione delle norme di prevenzione antisismica (1974) e di risparmio energetico (1976). Parliamo quindi di un patrimonio abitativo che ha oltre mezzo secolo di vita e che non è stato edificato con i criteri di sicurezza e di efficienza entrati in vigore solo negli anni successivi. Milioni di case, dunque, risultano ancora vetuste e insicure, e producono uno spreco energetico oggi più che mai insostenibile per l’ambiente e per le famiglie.

I bonus edilizi degli ultimi anni, a partire dal superbonus, hanno insistito nel solco della sostenibilità, della rigenerazione e della giusta transizione economica, ambientale e sociale, con benefici per tantissime famiglie e per le stesse cittàm, e con vantaggi sul fronte dell’inclusione e della coesione. I dati, però, ci raccontano di incentivi che sono stati utilizzati principalmente per le abitazioni unifamiliari.

Le fasce di reddito più deboli, le abitazioni con classi energetiche più basse, tutta l’edilizia popolare e periferica, sembra avere solo minimamente usufruito di queste misure. Il superbonus, come era prevedibile, ha comunque avuto un utilizzo massiccio, che ha prosciugato i cassetti fiscali delle banche, bloccando di fatto la cessione del credito.

Questa situazione sta determinando lo stop di tantissimi lavori, apprensione nelle famiglie e in decine di migliaia di aziende e occupazione a rischio per oltre 100mila addetti del settore. Il Governo, con il DL 11/2023, del quale è in corso l’iter di conversione in legge, è intervenuto per disincagliare i crediti e la situazione pregressa e allo stesso tempo per bloccare la cessione dei crediti e lo sconto in fattura. In questi giorni si sta discutendo sulle diverse proposte per risolvere questa situazione complessa, con il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti, Sace e delle stesse banche, che devono sicuramente alzare l’asticella del credito. Il Governo deve dare soluzioni strutturali agli incentivi, per renderli sostenibili ed equi. Si possono stabilire dei budget annui, modulare le percentuali in funzione del reddito e della classe energetica, focalizzarlo di più sui condomini popolari, su quelle realtà in cui gli interventi sono davvero necessari e urgenti. In questo modo si continuerebbe a rendere più sostenibili e inclusive le nostre città.

Proseguire su questa strada, puntando al miglioramento delle abitazioni delle famiglie incapienti, quelle più deboli della società, consentendo loro di continuare ad utilizzare lo sconto in fattura e la cessione del credito, e dando risposte concrete e celeri al problema dei crediti incagliati, ci consentirà di guardare al futuro con serenità e ottimismo. Solo così porremo in essere tutte le condizioni per rigenerare le città, migliorare le abitazioni, costruire una società più moderna, sostenibile, giusta.


* Segretario generale Cisl 
**Segretario generale Filca-Cisl
 

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