È ancora il Superbonus il principale indiziato delle difficoltà dei conti pubblici italiani e quindi anche il responsabile di una manovra che non potrà che essere «prudente» e che dovrà fare i conti con risorse evidentemente scarne. Da protagonista della ripresa post-Covid, osannato per l'effetto positivo sull'occupazione e su un settore trainante come l'edilizia, il 110% è diventato la causa del «mal di pancia» del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che di fronte alla platea di Cernobbio è tornato ad attaccare senza mezze misure la misura simbolo del governo Conte 2.
Cernobbio, cosa ha detto Nordio
Ma di fronte alla stessa platea, scettica, anzi decisamente critica per la tassa sugli extraprofitti, misura che potrebbe entrare stavolta tra i simboli del governo Meloni, il titolare di Via XX Settembre ha aperto a possibili modifiche nel passaggio parlamentare, come già auspicato da Forza Italia.
Abuso di ufficio
La Nadef non potrà che rispecchiarne tutto il peso sul deficit, così come la manovra per il 2024. Almeno per quest'anno l'1% di crescita potrà, secondo Giorgetti, essere confermato, ma sul prossimo i problemi non mancano. Il Superbonus «ingessa la politica economica, non lascia margine ad altri interventi». La priorità sarà dunque data al taglio del cuneo, favorendo il più possibile il mondo del lavoro e le famiglie. Di spazi fiscali però al momento non ce ne sono molti: circa 4 miliardi in deficit, 1-2 miliardi dai risparmi dell'assegno unico, 2 miliardi dalla tassa sugli extraprofitti, 300 milioni dalla spending dei ministeri. Non molto di più. La revisione del patto di stabilità aiuterà rispetto alle vecchie regole, ma l'Italia, che chiede all'Europa di prendere atto del «quadro che sta mutando», vorrebbe poter scomputare alcune spese dal calcolo del disavanzo pubblico: quelle per l'Ucraina per esempio, come ribadito dallo stesso Giorgetti, ma anche quelle per la transizione energetica, ha rilanciato Matteo Salvini.
Qualche spazio in deficit in più permetterebbere probabilmente di dare risposte alle richieste politiche dei partiti, in primis sulle pensioni, ma anche dei ministri, a partire da quelle di Orazio Schillaci sulla sanità. A legislazione vigente il Fondo sanitario nazionale dovrebbe aumentare l'anno prossimo di circa 2 miliardi, ma il ministro ne chiede almeno 4. Sul debito, invece, un pò di sollievo potrebbe arrivare dalle privatizzazioni, ma su Mps, che sembra offrire la prima occasione utile, il Mef non sembra avere fretta e soprattutto «non si fa dettare i tempi da nessuno», ha chiarito ancora Giorgetti dopo l'accelerazione impressa ieri da Antonio Tajani. La prima occasione per fare il punto sarà la riunione di maggioranza di mercoledì prossimo. Un assaggio dell'iter per arrivare alla messa a punto della legge di bilancio a metà ottobre ma anche del successivo, lungo, passaggio parlamentare.
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