Stato d'emergenza, niente proroga dopo il 31 marzo. Ma il Green pass resta per trasporti e lavoro: ecco perché (e dove non servirà più)

Abrignani: «Senza proroga si scioglierà anche il Cts»

Mercoledì 16 Febbraio 2022 di Francesco Malfetano
Stato d'emergenza, niente proroga dopo il 31 marzo. Ma il Green pass resta per trasporti e lavoro: ecco perché (e dove non servirà più)

Lo stato di emergenza è ormai arrivato al capolinea. L'orientamento del governo infatti, è di non procedere con la proroga dopo la scadenza del 31 marzo. Una dead-line che però, con ogni probabilità, non segnerà l'addio al Green pass.

Per dimenticarsi del Qr code ottenibile con vaccinazione, tampone o guarigione nella versione "base", o solo con vaccinazione e guarigione in quella "rafforzata", bisognerà aspettare ancora qualche mese. Specie in quei settori che vengono considerati più a rischio, come i trasporti e il lavoro. 

Stato di emergenza, cosa cambia dopo il 31 marzo

In altri termini, a quanto si apprende da fonti qualificate del ministero della Salute, la graduale eliminazione delle restrizioni inizierà davvero solo quando il costante calo dei contagi già in corso sarà affiancato dalla decrescita anche dei numeri di ospedalizzazioni e decessi (questi ultimi, si stima, saranno in crescita o stabili fino alla fine di febbraio). E soprattutto quando si toccherà la soglia dell'80% di popolazione guarita o immunizzata con il booster. «Obiettivi a portata di mano entro un mese o poco più» si sbilanciano. A quel punto si potrà iniziare con l'eliminazione delle restrizioni. In primis quelle per i locali all'aperto dove, per il servizio al tavolo, potrebbe non essere più richiesto il Super Green pass. E poi, andando così avanti, ma sempre mantenendo le mascherine obbligatorie al chiuso o in caso di assembramento.

 

Green pass, trasporti e lavoro

Con due grandi eccezioni: trasporti e lavoro appunto. In questi due settori Green pass continuerà ad essere richiesto ben oltre il 31 marzo. In primo luogo perché l'obbligo vaccinale per i lavoratori over50 ha già una data di scadenza a più ampio raggio: il 15 giugno. In secondo luogo perché la fine dello stato d'emergenza segnerà con ogni probabilità la fine del ricorso allo smart working di massa. Da quel punto in poi infatti, ogni azienda dovrà contrattare degli accordi specifici con i dipendenti per poter usufruire del lavoro agile. Vale a dire che milioni di lavoratori torneranno in ufficio. Con loro però, anche una buona fetta dei circa 2,6 milioni di No vax che oggi ci sono ancora tra nella fascia più "attiva" in termini lavorativi, e cioè i 30-59enni. E quindi sarebbe quantomeno azzardato - in una fase come questa, in cui il virus è tutt'altro che endemico - consentire il liberi tutti. Un discorso che chiaramente può essere esteso anche ai mezzi di trasporto, sia locali che di lunga percorrenza. Applicando il «principio di massima cautela» fin qui adottato dal governo, sarebbe impensabile accantonare di colpo i controlli, proprio quando la circolazione degli italiani tornerà ad aumentare. Ed è per questo che, nel governo, c'è anche chi si guarda bene da far dichiarazioni attorno alla data simbolo del 15 giugno. Non è infatti escluso che si vada ancora oltre.

Abrignani: si scioglierà anche il Cts

«Non credo verrà prorogato lo stato di emergenza e, quindi, si scioglierà anche il Cts». Lo dice a Rai Radio1, a Un Giorno da Pecora, l'immunologo e membro del Comitato tecnico scientifico Sergio Abrignani. «Non credo - afferma inoltre - che dovremmo più vivere la situazione emergenziale che abbiamo vissuto in passato, almeno se rimane la variante Omicron. E non penso che possa arrivare a breve una variante più diffusiva di Omicron, è difficile ed è improbabile immaginarsela».

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 06:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA