Stati generali, gelo imprese-governo. Bonomi: «Pagate i debiti» Conte: «Volate più alto»

Giovedì 18 Giugno 2020 di Andrea Bassi
Stati generali, gelo imprese-governo. Bonomi: «Pagate i debiti» Conte: «Volate più alto»

La distanza tra il presidente degli industriali Carlo Bonomi e quello del Consiglio Giuseppe Conte resta immutata dopo il faccia a faccia agli Stati generali. Per coglierla basta il botta e risposta tra i due sulla restituzione, chiesta da Bonomi, di 3,4 miliardi di accise sull'energia pagate dalle imprese, ma dichiarate illegittime da una sentenza della Cassazione. «Vanno restituite immediatamente», ha esordito il presidente degli industriali. Ma la questione è stata derubricata da Conte immediatamente come marginale «Oggi voliamo alto», ha risposto il presidente del Consiglio. In realtà la questione posta da Bonomi volava alta, riguarda l'efficienza dello Stato e i rapporti con le imprese. Riavere quelle somme sarebbe un diritto delle imprese, ma è di fatto un diritto negato per il procedimento bizantino necessario ad ottenerle.

Bonomi: «Gravi ritardi su Cig, restituire 3,4 miliardi di tasse sull'energia». Conte: lo ammetto, ma carenze strutturali
 



È lo stesso filone dei pagamenti dei debiti commerciali della Pa o dei crediti Iva vantati dalle imprese. «Vanno onorati i contratti», ha detto Bonomi a Conte, twittando praticamente in tempo reale le sue parole. La pubblica amministrazione deve saldare i 50 miliardi di debiti che ancora ha nei confronti delle imprese, «altrimenti è inutile fare decreti liquidità». E deve pagare in 6 mesi, come avviene in tutta Europa, e non in 60 mesi, come avviene solo in Italia, l'Iva a credito delle imprese. Attacca sulla Cig e sulle altre misure lamentando «gravi ritardi», che anche Conte è costretto ad ammettere. Concetti ribaditi in serata ai microfoni del Tg5, dove Bonomi ha sottolineato di aver posto tre temi al Presidente del Consiglio. Il primo è «la produttività che da 25 anni è stagnante». Con il 90% dei contratti di lavoro in scadenza è un primo problema che dobbiamo affrontare. Il secondo è «la qualità ed efficienza della spesa pubblica». In questi anni, ha spiegato Bonomi, abbiamo speso tanto e male e dobbiamo far buon uso delle risorse. Il terzo punto è tener conto del debito che sfiorerà il 160% del Pil e dobbiamo fare un ragionamento su come ridurlo gradualmente e nel tempo, altrimenti saremo sempre in difficoltà». Bonomi ha rivendicato, nonostante la «stima» per Conte, il diritto di Confindustria a fare critiche e presentare proposte. Come in effetti ha fatto, consegnando al premier il volume «Italia 2030», con le proposte che gli industriali faranno proprie.

IL TENTATIVO
Conte ha provato a gettare acqua sul fuoco. Alle accuse di sentimenti antindustriali del governo ha sottolineato che «non c'è nessuna remora culturale, nessun pregiudizio ideologico». Anzi, è arrivato a citare Milton Friedman a difesa del profitto come scopo ultimo delle imprese. Poi prova a sdrammatizzare, parlando di una delle misure che si vorrebbero inserire nel Recovery plan, il rafforzamento degli incentivi di industria 4.0, di cui gli imprenditori da tempo chiedono l'allungamento temporale. «Nel piano», scherza Conte, «c'è una misura che Bonomi ci voleva rubare». Un tentativo concreto di fumare il calumet della pace, visto che fino ad ora nei documenti del governo questa misura non si è ancora vista. Nella conferenza stampa successiva, anche il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri e quello dello Sviluppo Stefano Patuanelli, provano a mostrare aperture nei confronti degli industriali. Gualtieri promette un impegno a risolvere la questione dei 3,4 miliardi di accise evocata da Bonomi e promette per settembre un piano che concili l'aumento del Pil con la riduzione del debito. Nel Paese c'è «coesione e maturità» in un «momento così difficile» ed «al di là di tante inevitabili polemiche e discussioni che ci sono e che a volte appaiono sopra le righe» dice il ministro dell'Economia. Dal canto suo Patuanelli promette «un piano nazionale per l'acciaio e l'automotive». Apre alla possibilità di rendere strutturali gli incentivi all'edilizia. Il settore, dice, «è in crisi da molti anni ma è un motore trainante per il nostro paese. Dobbiamo rafforzare il sistema di bonus, renderli organici».
Prove di dialogo, ma le lingue parlate da governo e industriali sembrano ancora diverse.

Ultimo aggiornamento: 15:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA