Sozzani, la Camera nega gli arresti: un incidente pilotato per lanciare un segnale agli azzurro del Senato

Giovedì 19 Settembre 2019 di Alberto Gentili
Sozzani, la Camera nega gli arresti: un incidente pilotato per lanciare un segnale agli azzurro del Senato

Niente male come esordio: al primo voto, la maggioranza giallo-rossa si è spappolata alla Camera. Ma nessuno, né Dario Franceschini, né Luigi Di Maio e né tantomeno Giuseppe Conte, hanno voglia di enfatizzare il capitombolo. Lo scisma di Matteo Renzi con la nascita della terza gamba della coalizione di governo, è già un fatto sufficientemente traumatico. «Destabilizzante», per usare le parole del premier. E nessuno intende far lievitare la tensione: il governo è appena nato e aprire una crisi, per Pd, 5Stelle e Italia Viva, significherebbe consegnare l'esecutivo e il prossimo Parlamento a Matteo Salvini. Così almeno sostengono i sondaggi. Dunque, calma e gesso.
Tanto che più che la vicenda di Davide Sozzani, come racconta il capogruppo di Leu, Federico Fornaro, non è il solito scontro tra giustizialisti e garantisti. Ed è una di quelle storie che «nulla hanno a che fare con la tenuta della maggioranza e dunque sulle sorti dell'esecutivo». «Noi abbiamo lasciato libertà di voto e non escludo affatto che qualcuno dei nostri quattordici deputati abbiano votato contro l'arresto. Perché Sozzani in aula ha compiuto un'autodifesa convincente e perché è davvero curioso che si chieda l'arresto per un'elargizione di 10mila euro che Sozzani non ha mai ricevuto e che sarebbe risalita a un anno fa».

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Eppure, considerata la concomitanza del gruppo di Italia Viva e la presenza di ben 49 franchi tiratori al momento del voto segreto, Renzi è subito finito sul banco degli imputati. Per venire, però, assolto quasi all'unanimità. «A naso questa volta Matteo non c'entra, si è trattato di un voto trasversale dopo il discorso toccante di Sozzani», dicono al Nazareno, dove avrebbero volentieri gettato la croce addosso allo scissionista. E Fornaro: «Anch'io penso che Renzi non c'entri. Non è il caso di farlo passare come il deus ex machina di tutto ciò che accade, tanto più che in queste ore è più impegnato ad arruolare parlamentari per i suoi nuovi gruppi, che a tessere trame».

MATTEO E LA PISTA DA SEGUIRE
Si chiama fuori anche l'ex premier in persona, che però indica la pista della giornata: «Mi sarebbe piaciuto dare la zampata, ma anche se i miei avessero votato tutti e ventisei compatti contro l'arresto da soli non ce l'avrebbero fatta. Il no è passato grazie all'assenza di 36 grillini al momento del voto». I tabulati, per la verità, accreditano la latitanza di 29 deputati 5Stelle, sette in meno della stima di Renzi. «Tutti gli occhi erano puntati su di noi», aggiunge un alto esponente renziano, «ma noi non volevamo finire sul banco degli imputati alla prima uscita, accusati di voler sfasciare tutto. In più, i relatori del Pd che avevano chiesto l'arresto di Sozzani erano Scalfarotto e Annibali, entrambi passati con Italia Viva». Conclusione: «Siamo i meno sospettabili. Piuttosto andate a vedere tra i dem e tra i 5Stelle».

Già.
Dietro al salvataggio del deputato forzista ci sarebbe, secondo rumors parlamentari, il tentativo di Conte, dei 5Stelle e perfino dei dem di sterilizzare la minaccia rappresentata da Italia Viva. Il premier, grazie ad alcuni sherpa grillini e piddini, starebbero lavorando alla nascita di un nuovo gruppo in Senato - formato da esponenti di Forza Italia e da responsabili vari - per evitare che Renzi con i suoi 15 senatori sia l'ago della bilancia della maggioranza. Il no all'arresto del deputato forzista sarebbe stato, insomma, un segnale per spingere i parlamentari azzurri di palazzo Madama a rompere gli indugi, rendendo Renzi marginale. ACQUA SUL FUOCO Di certo, c'è che subito dopo la votazione, i capigruppo di Pd e 5Stelle, Graziano Delrio e Francesco D'Uva, hanno avuto un lungo colloquio. Subito dopo D'Uva ha messo a verbale: «Siamo dispiaciuti, ma il governo e la tenuta della maggioranza non c'entrano nulla con questa vicenda». E Delrio: «Il voto non era sull'esecutivo, ma su una procedura. Può succedere». Della serie: evitiamo drammi e psicodrammi. Linea sposata anche da Luigi Di Maio.

Ultimo aggiornamento: 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA