Per ora non sono numeri tondi, solo decimali. Ma per la prima volta segnano il sorpasso di Fratelli d'Italia sulla Lega (ora al 20,5% contro il 20,1) e quello del Pd che sale sul "podio" come primo partito nelle intenzioni di voto, a quota 20,8%. È la fotografia di come lentamente ma inesorabilmente cambiano gli equilibri nei partiti, secondo i sondaggi politici di Ipsos. Ma non è l'unico: una rilevazione di Demos attesta l'ascesa di Giorgia Meloni come leader preferita del centrodestra, anche fra gli elettori dei tre alleati: il 32% preferirebbe lei alla guida della coalizione alle prossime elezioni, staccata di 8 punti da Matteo Salvini e lasciando invece al 6% Silvio Berlusconi.
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Le reazioni di Lega e FdI - Di fronte alle novità, i protagonisti fingono fair play ma continuano a darsi battaglia. Succede in particolare nella Lega che alza il livello di allerta e si concentra sulla federazione del centrodestra e sui referendum sulla giustizia promossi insieme ai Radicali e che vedranno il partito di nuovo in piazza e sulle spiagge per settimane. Non a caso è la federazione l'unico orizzonte a cui ora guarda il segretario leghista. «La facciamo. Darà più forza a noi e al governo», da quasi per scontato a "Un giorno da pecora", mentre glissa sul partito unico sognato da Antonio Tajani («Il mio sogno è il Milan campione d'Europa o che l'Italia vinca gli europei»). Nel primo caso sarebbe una sorta di fusione-alleanza dei gruppi parlamentari - con effetti anche sul budget dei singoli gruppi - che inevitabilmente lascerebbe fuori FdI, essendo l'unica forza all'opposizione. Anche per questo Meloni sorvola sull'ipotesi: «Nell'Italia di oggi le priorità sono altre», assicura a margine di un'iniziativa a Verona. In alternativa ci sarebbe il "partitone a tre", che al contrario dovrebbe inglobare l'alleato più in crescita, acutizzando probabilmente le rivalità interne. Nel breve FdI si gode il piccolo sorpasso: «Ci stiamo prendendo le nostre soddisfazioni - ammette la leader in Veneto - Ci sta tornando indietro il lavoro fatto in 8 anni, segno che non era lavoro sprecato» e ricorda di aver pensato alle dimissioni se non avesse superato la soglia di sbarramento alle ultime europee.
Invece da quel voto del 2019 quando il suo partito strappò il 6,5%, non ha mai smesso di crescere conquistando la doppia cifra due anni dopo. Ma messa da parte la soddisfazione, Meloni ostenta correttezza: «Non è la Lega che mi interessa. A me interessa che FdI ha sorpassato il Movimento 5 Stelle prima e il Pd dopo, perché contro quelli combatto». E Salvini le va dietro: «Se il sorpasso riguarda il centrodestra, è un bel sorpasso», si limita a dire. Nel frattempo proprio la Lega tenta il "riscatto" guardando alle comunali di ottobre: restano da definire i candidati di Milano e Bologna ma è soprattutto sul primo che il partito di Salvini scommette scegliendo un proprio nome, in alternativa al tandem Michetti-Matone voluto da Fdi a Roma. Un accordo sui nomi dovrebbe arrivare entro fine settimana. E dalle parti del Pd è proprio il segretario Enrico Letta a commentare: «stando al governo con Draghi noi cresciamo e Salvini cala pesantemente».