Smart working statali, come cambia: produttività e risultati. Zangrillo: «Sbagliato pensare che non funzioni»

Finora lo smart working è stato visto come una misura emergenziale, ma per il ministro potrebbe diventare uno strumento strutturale

Lunedì 28 Novembre 2022
Smart working statali, come cambia: produttività e risultati. Zangrillo: «Sbagliato pensare che non funziona»

«È sbagliato pensare che lo smart working non sia utile, basta organizzarsi». Parola del ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo. Un parziale cambio di rotta rispetto al proprio predecessore Renato Brunetta, che durante l'esecutivo Draghi aveva sì appoggiato la proroga della possibilità per pubblica amministrazione e settore privato di utilizzare il lavoro agile fino al 31 dicembre 2022, ma in una logica ancora parzialmente emergenziale, non strutturale.

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La normativa attuale

L'ultima proroga del lavoro agile è quella contenuta nel Decreto Aiuti bis varato dal governo Draghi ad agosto. Per il settore della Pubblica Amministrazione il testo prevede la possibilità di lavorare da casa per «i lavoratori fragili e i lavoratori in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità», mentre per il settore privato è concesso ai «genitori lavoratori dipendenti del settore privato che hanno almeno un figlio minore di 14 anni». Le aziende private possono comunque stabilire in autonomia le proprie regole senza bisogno di trattative con i lavoratori, ma chi non firma gli accordi con l'azienda non può avvalersi dello smart working. Ciò che davvero cambia con le dichiarazioni di Zangrillo - in un'intervista a La Stampa - è la logica con cui si guarda a tutte le forme di lavoro agile.

Solo ad aprile l'ex ministro Brunetta, promuovendo l'efficacia dei vaccini, dichiarava che ora di smettere di «stare a casa a far finta di lavorare», attirandosi l'ira dei sindacati.

Il cambio di paradigma: persone e produttività al centro

«Se si vuole far funzionare una organizzazione, bisogna partire dal mettere al centro le persone che ne fanno parte», ha dichiarato il ministro, inquadrando la sue opinioni sullo smart working in un quadro più generale di rilancio della PA, che parte dal valore del lavoro individuale e in cui rientrano i rinnovi di contratto appena portati a termine per 2,2 milioni di dipendenti pubblici. L'obiettivo è «combattere la falsa narrazione che la pubblica amministrazione sia lenta e ripiegata su sé stessa». Zangrillo ha definito il proprio atteggiamento sullo smart working “laico”, aggiungendo che farne a meno significherebbe «confermare che la pubblica amministrazione è diversa dalle altre organizzazioni». Il fattore decisivo diventerebbe la produttività: non un rifiuto più o meno ideologico o pregiudizievole del lavoro da casa quindi, ma una valutazione caso per caso in base ai risultati. Rimarrebbero di certo delle agevolazioni per i lavoratori fragili, ma in sostanza per il ministro tutti possono benissimo lavorare mentre aiutano i bambini a fare i compiti, a patto che a fine giornata abbiano portato a termine i propri. 

La normativa

L'attuale decreto scade a fine anno e Zangrillo ha dichiarato di aver passato il primo mese di governo a «studiare» i modi migliori di portare la PA verso «innovazione e semplificazione». In quest'ottica un prolungamento della possibilità di avvalersi del lavoro agile non è da escludere, ma non più come misura emergenziale, bensì come strumento pienamente legittimo per raggiungere la massima efficienza. In questo modo dimostreremmo di aver davvero superato la crisi della pandemia da Covid-19, rendendo strutturale un'innovazione nata per necessità.

Ultimo aggiornamento: 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA