Sfratti bloccati anche dopo il 30 giugno: salvi dalle esecuzioni anche i morosi pre-Covid

Martedì 4 Maggio 2021 di Andrea Bassi
Sfratti bloccati anche dopo il 30 giugno: salvi dalle esecuzioni anche i morosi pre-Covid

Per qualcuno è un primo passo. Una luce in fondo al tunnel dei 14 mesi consecutivi di blocco degli sfratti. Per qualcun altro, come Confedilizia, l’emendamento approvato ieri al decreto sostegni ha il sapore della beffa. Il blocco degli sfratti proseguirà anche dopo il 30 giugno.

Non per tutti però. A rimanere congelate fino al prossimo 30 settembre, spiega l’emendamento approvato in Commissione, saranno le procedure «adottate» dal 28 febbraio 2020 fino al 30 settembre 2020. Le procedure «adottate» invece dal primo ottobre del 2020 fino al 30 giugno di quest’anno, rimarranno bloccate fino alla fine del 2021.

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Le procedure antecedenti a febbraio del 2020 potranno riprendere. L’intenzione del governo era quella di lasciare nel freezer soltanto gli sfratti maturati durante il Covid, quelli che troverebbero la loro giustificazione nella crisi economica che si è manifestata durante la pandemia. «Se l’intento dell’emendamento era di disporre lo sblocco, intanto, degli sfratti riguardanti le morosità pre Covid», spiega Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, «le osservazioni immediate sono due.

La prima è che, visto che si interviene oggi, non si vede perché non si debba fissare la fine del blocco, per tali situazioni, in una data precedente al 30 giugno. La seconda è che, per sbloccare le morosità pre pandemia, occorre modificare il testo approvato in Commissione, spostando in avanti la data del 28 febbraio 2020, posto che il provvedimento di rilascio giunge al termine di un procedimento che dura diversi mesi e quindi la proroga al 30 settembre 2021 includerebbe anche morosità che nulla hanno a che vedere con la pandemia». 

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La linea di Confedilizia, insomma, resta lo sblocco totale degli sfratti senza se e senza ma a partire dal prossimo 30 giugno. Una richiesta che però, fino ad oggi, il governo non ha voluto ascoltare. A far pendere la bilancia verso una nuova proroga, è stato ancora una volta il ministero della Giustizia guidato da Marta Cartabia. La decisione del nuovo allungamento dei termini del congelamento delle prcedure, sarebbe stata giustificata dal rischio di un «ingorgo» nei tribunali. 

IL TIMORE

Il timore, insomma, di un intasamento dovuto a una pioggia di richieste di esecuzione dopo i 14 mesi di congelamento degli sfratti. Ma ora a decidere sulla legittimità della sospensione così a lungo dei diritti di proprietà sarà direttamente la Corte Costituzionale. Come ha anticipato in un tweet ieri lo stesso presidente di Confedilizia, Spaziani Testa, uno dei tribunali ai quali i piccoli proprietari si sono rivolti per ottenere la liberazione dei propri appartamenti o dei propri locali commerciali, avrebbe rimandato la questione alla Consulta. 

Un’altra delle domande alle quali si cerca di dare risposta in queste ore, è quanti sono gli sfratti che saranno effettivamente scongelati dal 30 giugno. La Lega parla di 50 mila procedure che potranno riprendere. Probabilmente saranno di meno. Dipenderà anche dalle iterpretazioni che saranno date alla norma. Bisognerà, per esempio, capire cosa significa esattamente procedure «adottate». Le 50 mila pratiche di cui parla la Lega, fanno probabilmente riferimento ai provvedimenti di sfratto emessi nel 2019 (ultimo dato disponibile). Poi ci sono 100 procedure esecutive, sempre riferite al 2019, delle quali solo 25 mila sono andate in porto. Il vero numero delle morosità iniziate durante la pandemia non è noto. Ed è per questo che ad ottenere il nuovo blocco saranno molti che già non versavano i canoni prima che arrivasse il Covid. 
 

Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA