Sfratti, lo stop del governo: resta il blocco fino al 30 giugno

Domenica 21 Febbraio 2021 di Andrea Bassi
Sfratti, lo stop del governo: resta il blocco fino al 30 giugno

Sembrava fatta. L’accordo c’era, sottoscritto da quasi tutte le forze politiche in Parlamento. Le uniche parole contro le aveva pronunciate Leu. Anche il ministero del Tesoro aveva espresso un parere favorevole all’emendamento limitava il blocco degli sfratti solo a quelli avviati dopo il 16 marzo, ossia durante la pandemia. In zona Cesarini, il governo ha deciso di bloccare la norma che avrebbe dato un minimo di respiro ai piccoli proprietari di appartamenti e locali commerciali alle prese con inquilini morosi che, nella gran parte dei casi, hanno smesso di pagare i canoni ben prima dello stato di emergenza determinato dal Coronavirus.

Le ragioni dello stop da parte del governo non sono ben chiare. Ieri il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, si è detto «sconfortato» per il tradimento dell’accordo di maggioranza che era stato raggiunto.

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«Alla Camera», ha detto il numero uno di Confedilizia, «le forze della maggioranza più ampia della storia repubblicana avevano raggiunto l’accordo su un emendamento al decreto Milleproroghe teso a limitare il blocco degli sfratti di 16 mesi, all’evidente scopo di attenuare l’iniquità di questa misura, salvando almeno i proprietari in attesa da anni di rientrare in possesso del proprio immobile (come disposto dai giudici). Oggi, all’ultimo secondo», ha aggiunto, «il governo ha posto il veto su questo accordo e ha chiesto al Parlamento di soprassedere. Per il rispetto che si deve a tante famiglie di piccoli risparmiatori in difficoltà», ha aggiunto ancora Spaziani Testa, chiedo di «conoscere le ragioni di una decisione così inusuale e così foriera di effetti negativi sul settore immobiliare». Nelle aule del Palazzo ieri si rincorrevano diverse versioni sull’accaduto. La prima, raccolta da fonti parlamentari, parlava di un intervento del ministero della giustizia retto da Marta Cartabia, che avrebbe chiesto di rinviare la decisione sugli sfratti a un altro provvedimento per un intervento più organico.

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Del resto anche la Commissione giustizia della Camera aveva dato un parere favorevole all’emendamento chiedendo di introdurre una «distinzione tra le diverse ipotesi di morosità in relazione al loro legame temporale e causale con la situazione di emergenza» Covid anche con l’uso del Fondo per gli inquilini morosi incolpevoli. E prevedere «agevolazioni tributarie a vantaggio dei soggetti proprietari dei relativi immobili». Il ministro Cartabia avrebbe comunque detto che la questione sarà risolta, ma non con un emendamento. Secondo altri parlamentari anche il ministro del lavoro, Enrico Giovannini, sensibile al tema, avrebbe fatto sentire la sua voce. Ma probabilmente la verità è anche un’altra. La maggioranza larga che si era compattata attorno all’emendamento per ammorbidire il blocco degli sfratti, poi tanto compatta non era. Dai fascicoli del milleproroghe, infatti, sono state stalciate l’80% delle modifiche sulle quali pure c’era un parere favorevole, ma che erano ritenute «divisive» tra i partiti.

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LE PROSPETTIVE

Cosa succederà ora? L’emendamento sarà trasformato in un ordine del giorno che impegna il governo a intervenire nel primo provvedimento utile. Generalmente si tratta di promesse scritte sulla sabbia, Ma in realtà questa volta le reali intenzioni di Palazzo Chigi saranno immediatamente messe alla prova. Il primo provvedimento utile, infatti, è la manovra da 32 miliardi di euro sui ristori che è attesa in consiglio dei ministri la settimana prossima. Si tratta di un banco di prova importante per il governo guidato da Mario Draghi, e che si incrocia con le decisioni che nelle prossime ore dovranno essere prese sulle nuove chiusure attraverso la zona arancione nazionale. Inserire la decisione sugli sfratti nel decreto sui ristori, potrebbe essere interpretato come un cambio di rotta, ossia provare a percorrere la via degli indennizzi ai proprietari piuttosto che quella degli sfratti. Ma per molti possessori di case e negozi l’interesse primario, al momento, sembra quello di rientrare in possesso del loro bene.

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