Il politologo von Lucke: «Scholz si sente all’angolo, ma sbaglia a pensare a sé. Ha un’idea vecchia di Europa»

Parla Albrecht von Lucke, opioninista di “Quaderni di Politica estera e di sicurezza”, fra le voci più critiche e ascoltate a Berlino

Venerdì 10 Febbraio 2023 di Flaminia Bussotti
Scholz, von Lucke: « Si sente all’angolo, ma sbaglia a pensare a sé. Ha un’idea vecchia di Europa»

Parla Albrecht von Lucke, opioninista di “Quaderni di Politica estera e di sicurezza”, fra le voci più critiche e ascoltate a Berlino. Scholz teme l’isolamento, è costretto ad agire e ad aggrapparsi alla Francia. 

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Dopo un anno di tentennamenti, Scholz si è mosso e ha deciso l’invio di 14 Leopard 2 all’Ucraina: per convinzione o perché costretto? 

«In primis perché costretto, non solo dal suo partito socialdemocratico (Spd), pure indeciso, ma dall’estero, da Stati Uniti e altri europei occidentali, che si sono nascosti dietro di lui.

Dato che non aveva un concetto, non c’è stata un’azione concertata. Gli altri stati europei, non gli esteuropei, sono stati ancora più indecisi e si sono nascosti dietro grandi promesse. E ora Scholz è nella fatale situazione che deve lui trainare gli altri: i ruoli si sono invertiti». 

I sondaggi sono brutti per Scholz: forse per questo vuole riavvicinarsi alla Francia dopo che a ottobre era stato persino rinviato un vertice franco-tedesco? 

«Assolutamente sì. Questa è la grande paura di Scholz: isolamento transatlantico e in Europa, Francia inclusa, che non ha gradito il suo viaggio in Cina e la linea sui Panzer. La comunicazione è pessima e Scholz ha interesse ora a recuperare. La Germania è divisa sull’Ucraina: c’è solidarietà ma anche paura di essere attaccati per questo servono la Francia e gli Usa alleati. Spera così di recuperare consensi come garante della sicurezza. Scholz non è carismatico, non convince con la forza della parola come un Helmut Schmidt: cerca di tastare il terreno con la popolazione e anche di non infastidire i russi». 

A dispetto delle professioni di europeismo, la Germania sembra impegnata in primis a difendere gli interessi nazionali, vedi i massicci aiuti statali alle imprese o il tentativo ora a Bruxelles di alleggerire le regole sugli aiuti di Stato. 

«È una accusa giusta al cancelliere, ma anche al ministro dell’economia verde Robert Habeck, che ha subito appoggiato la politica degli aiuti sul mercato energetico indispettendo gli altri stati europei che si sono sentiti lasciati in asso. Anche sul nucleare ha creato incomprensione (ha puntato i piedi sulla riapertura delle centrali). Non credo che Scholz sia credibile sull’Europa: la Germania specie sull’energia persegue una politica arbitraria nazionale». 

Anche il viaggio di Habeck a Washington con il francese Le Maire, e di Scholz a Parigi da Macron e Zelenski, sembrava più nell’interesse dell’asse franco-tedesco che dell’Europa. In Italia non è piaciuto. 

«Sì, è comprensibile. Aggiungerei che anche ai polacchi e altri esteuropei non è piaciuto. Il Sud, l’Italia, si aspetta a ragione un’altra attenzione alla migrazione dall’Africa e anche gli esteuropei. La mia tesi è che Francia e Germania siano legati alla vecchia mentalità dell’Europa del Benelux: rafforzare il tandem funzionava allora ma oggi non più, serve una nuova sensibilità europea. Prima si fondava sulla forza di uno Schmidt, di Kohl e Mitterrand, erano partner forti in una Europa piccola. Oggi Scholz e Macron stanno incollati per debolezza perché deboli all’interno. La Germania di più perché Macron è più sicuro di sé, è soprattutto Scholz a ostentare l’amicizia con la Francia. È stato fatale dover spostarsi lui a Parigi per incontrare Zelenski, che è andato a Londra e Parigi ma non Berlino. L’Italia è naturalmente importante ma ci sono due problemi dalla prospettiva di Berlino: alcuni timori sulla Meloni, e il ruolo strategico della Francia di force de frappe, unico bastione nucleare in Europa dopo la Brexit». 

Secondo lei, fra tante crisi e dissidi interni, la statica del governo semaforo tiene? 

«È così fragile che non si può neanche parlare di statica stabile: la guerra di Putin è stata una scossa tellurica e senza gas russo addio scenario post-fossile. In calo di consensi, la Fdp (liberali) fa opposizione interna, ma alla fine la guerra potrebbe saldare la coalizione».

Ultimo aggiornamento: 10:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA