Matteo Ricci: «Ora il partito deve riorganizzarsi, Elly Schlein abbia la capacità di includere»

Il sindaco di Pesaro: "Serve un fase di rigenerazione"

Martedì 30 Maggio 2023 di Andrea Bulleri
Matteo Ricci: «Ora il partito deve riorganizzarsi, Elly Schlein abbia la capacità di includere»

Matteo Ricci, sindaco dem di Pesaro e presidente della lega delle Autonomie locali, le comunali erano le elezioni in cui storicamente il Pd andava meglio. Si è spezzato l’incantesimo? 
«Alle amministrative contano molto le singole storie, la forza dei candidati.

Così come abbiamo vinto a Teramo, Brescia e Vicenza, abbiamo perso altrove: è un mix di fattori locali e trend nazionali. Di certo il trend nazionale continua a essere favorevole alla destra: per noi questa è una sconfitta netta. Ma questo non significa che l’Italia sia un Paese di destra: vuol dire che dobbiamo metterci al lavoro guardando alle prossime sfide. Per questo serve subito una Costituente del Pd». 

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Ci arriviamo. Ma prima restiamo al responso delle urne: l’unica vittoria è a Vicenza, dove Giacomo Possamai aveva pregato i big di restare alla larga. Una lezione da trarre, per la Schlein? 
«A Vicenza vince un candidato capace, giovane ma con tanta gavetta alle spalle e abituato a prendersi i voti, come aveva fatto alle Regionali del Veneto. Un candidato che ha deciso di tenere la campagna sui temi locali: io stesso quattro anni fa, quando sono stato rieletto sindaco al primo turno col 58 per cento, non ho voluto nessun politico nazionale: se si decide di concentrarsi sui problemi del territorio, bisogna essere coerenti fino alla fine». 

Intanto però nel Pd sembra essere già partita l’operazione logoramento contro la leader...
«Abbiamo fatto un congresso due mesi fa. Come è noto, io, come gran parte degli amministratori locali, ho sostenuto Bonaccini. Ma ora c’è una segretaria, che è la segretaria di tutti e che va aiutata in questo compito. Elly ha vinto il congresso, è giusto che sia lei a indicare la linea politica. Ma deve avere la capacità di allargare, di coinvolgere e di includere tutte le anime del Pd: solo con un partito unito e plurale possiamo vincere le prossime Europee. E dobbiamo farlo provando a essere il primo partito. Anche per questo serve una vera Costituente, aperta al contributo di tutti». 

Basterà questo, ad evitare una nuova débacle la prossima primavera? 
«È il primo passo, da cui non si può prescindere. Sapevamo che il congresso non avrebbe risolto tutti i problemi che abbiamo. Va fatto un lavoro profondo sul profilo culturale e politico del Pd e del nuovo centrosinistra. C’è bisogno di una fase di rigenerazione, riflessione e riorganizzazione. Per costruire un profilo di alternativa a Giorgia Meloni». 

Nella sua analisi della sconfitta, Schlein ha chiamato in causa anche le altre opposizioni. Come si fa a riannodare i fili con M5S e Terzo polo? E a chi dei due bisogna guardare, in prima battuta? 
«Le alleanze devono essere le più ampie possibili, sia politiche che civiche. A livello locale, se i Cinquestelle e il Terzo polo la smettono di mettersi veti a vicenda, ci sono le condizioni per arrivare ad accordi programmatici. Un lavoro che andrà fatto in particolar modo in vista delle prossime amministrative, quando si voterà in migliaia di Comuni in concomitanza con le Europee. Lo dice un sindaco che quattro anni fa ha vinto senza M5S e dopo un anno li ha portati in giunta, facendo diventare Pesaro il primo Comune governato da Pd e 5S. E le cose stanno andando molto bene. Se si abbandonano i preconcetti nazionali e ci si concentra sulle città, l’operazione può avere successo». 

E già sembra difficile così, a livello locale. Ma in chiave nazionale, mettere d’accordo Carlo Calenda, Matteo Renzi e Giuseppe Conte, sembra quasi fantascienza...
«Per prima cosa il Pd deve lavorare molto su se stesso. Poi serve un coordinamento tra le opposizioni. Se il campo avversario alla Meloni continuerà a essere diviso e litigioso, rischia di passare l’idea che non c’è alternativa al centrodestra. È anche per questo che gli elettori non ci hanno premiato: non siamo apparsi come una alternativa credibile di governo».

Alle Europee, però, si va ognun per sé. Davvero il Pd può ambire ad arrivare primo, viste le premesse? 
«Sì. Le Europee, oltre a essere elezioni di mid-term per il governo, saranno strategiche per il futuro dell’Ue: l’asse tra conservatori e popolari proverà a spostare il baricentro di Bruxelles a destra. Per questo sarà fondamentale l’affermazione delle forze progressiste. E il Pd, sono convinto, potrà fare la differenza, a patto che ci si rimbocchi le maniche fin da subito». 

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