Schlein e Meloni, per la prima volta due donne a governo e opposizione: la sfida in vista delle elezioni europee

Per la prima volta due donne a governo e opposizione: l'Italia è l'unico paese in Europa

Lunedì 27 Febbraio 2023 di Mario Ajello
Schlein e Meloni, per la prima volta due donne a governo e opposizione: la sfida in vista delle elezioni europee

Sarà una sfida tra donne, Elly Schlein contro Giorgia Meloni e viceversa, il prossimo grande appuntamento politico, cioè le elezioni europee del 2024.

E la campagna elettorale anti-Giorgia della nuova segretaria del Pd - la prima donna leader della sinistra in cui per antica tradizione le donne hanno fatto più o meno gli “angeli del ciclostile” o sono state cooptate dai maschi nei ruoli apicali - comincia subito, già in queste ore, e andrà avanti verso il super match in cui entrambe, la dem e la sorella d’Italia, si giocheranno tutto.

Governo e opposizione in mano alle donne

Ma intanto, la grande anomalia italiana, anzi la solita tradizione conservatrice arci-nazionale per cui siamo sempre indietro su tutto, viene clamorosamente ribaltata ed evviva: in nessun altro Paese europeo c’è alla guida dell’opposizione una donna e alla guida del governo un’altra donna. E sarà gustoso da qui in poi vedere i dibattiti televisivi in cui Meloni e Schlein saranno le protagoniste e c’è da pensare che la contrapposizione tra le due sia pure nell’asprezza dovuta ai rispettivi ruoli di avversaria potrà avere un sottofondo di solidarietà femminile, un reciproco riconoscimento tra underdog. Anche se Giorgia è l’underdog verace, mentre Elly sembra più una overdog viste le sue origini alto borghese - alla Garbatella è nata l’altra, lei è Lugano, salotti, radicalismo più chic che pop - e un’antropologia più stile Pigneto, dove ormai ci sono i creativi di sinistra, i progressisti non alle vongole. 

 

Il popolo della Schlein

Quelli che hanno votato ai gazebo per Schlein perché giovane e donna sono stati tanti. La sua cifra femminile si è rivelata vincente. Cosa che Meloni ha subito capito e di cui è contenta. In questo c’è appunto consonanza tra le due. Ma sono due donne molto diverse tra di loro. «Meloni? Non tutte le leadership femminili - assicura Elly - sono femministe». Ovvero, io femminista e tu soltanto femmina. E ancora la Schlein che fa il verso al celebre jingle meloniano («Sono donna, sono madre, sono cattolica, io sono Giorgia!»): «Sono una donna. Amo un’altra donna e non sono una madre, ma non per questo sono meno donna». Però, Meloni guida e con piglio di ferro un partito tutto maschio e di maschi che si considerano categoria alfa. E non c’è nessuno di loro che possa offuscarla, anzi l’obbedienza a donna Giorgia è totale e guai a sgarrare. Mentre nel Pd i maschi sono meno obbedienti e più protagonisti e poco intenzionati a lasciare campo libero alla neo-segretaria. C’è chi dice - ma mai essere affrettati e la sconfitta del favoritissimo Bonaccini dato da molti già al top del Nazareno deve insegnare a non esserlo - che i cacicchi e i capi bastone dem considerano Elly soltanto una leader in prova, ovvero la fanno giocare fino alle elezioni 2024, per ricaricare nel frattempo le loro batterie, e poi se Elly non batterà Giorgia nel 2024 si sbarazzeranno di lei e si riprenderanno il partito che le hanno prestato. Ma davvero sarà così? Magari, nient’affatto. E la Schlein farà un’altra sorpresa ai maschi alfa del suo partito, magari non vincendo contro Giorgia ma dandole molto filo da torcere e scatenando nel frattempo un’ondata di novità generazionale e di genere, una passione più pop che radical chic che rimette in pista un Pd al momento esausto. 

Meloni e Schlein, le squadre al femminile

In ogni caso, nel match tra super-donne, Meloni ha un drappello femminile formato da Daniela Santanché, Chiara Colosimo e Isabella Rauti, mentre Elly può contare sulle sue fedelissime Chiara Gribaudo, Chiara Braga e Michela De Biase e in più - particolare non indifferente - il 70 per cento dei capilista della lista congressuale a sostegno di Schlein sono donne. Ma a Meloni le questioni di genere - contrariamente alla sua avversaria - interessano poco o il giusto: «Sono i migliori che devono andare avanti, al di là se si tratti di donne o di uomini». Il femminismo di Meloni è del tipo pratico e non ideologico, quello di Schlein tradisce invece un po’ di retorica femminista: ma questa è una differenza comprensibile vista la tradizione politica a cui si richiamano le due concorrenti.  Non sbagliano tutti quelli, anche non a sinistra, che gioiscono per la nuova leadership in rosa al Nazareno. Ma nessuno può negare che la leadership femminile di Schlein è diversissima da quella di Meloni. Nel caso Giorgia c’è una donna che ha fondato un partito, ed essendo più brava degli altri lo ha guidato, lo ha fatto crescere dal 3 al 30 per cento e si è imposta anche suoi due leader maschi Berlusconi e Salvini che ancora non si fanno una ragione di aver perduto lo scettro. Nel caso di Schlein molti elettori primarie l’hanno votata perché donna (e giovane) e per dare un segno di discontinuità rispetto ai soliti papaveri e ai classici mandarini ma la sua candidatura è stata forgiata dalla nomenclatura maschia, dai notabili maschi, da maschi che la guidano (o pretendono di guidarla) e la condizionano (o pretendono di condizionarla) e hanno puntato su di lei sperando di continuare a comandare loro. Franceschini ha confermato il vecchio detto dei dem: «Dove sta Dario si vince». Orlando e Provenzano sono con Elly così come Bersani, Speranza, Boccia e Zingaretti: e alcuni (come quest’ultimo) ci credono veramente mentre altri ci credono meno. Spetterà a Elly dimostrare che saprà comandare e sarà capace di non farsi travolgere dai capicorrente che finora non hanno risparmiato neppure uno dei segretari che l’hanno preceduta.

Le somiglianze

In questo, Meloni farà il tifo per lei. E in questo Schlein vorrà somigliare a Giorgia: nell’azzardo, riuscito alla leader di FdI, di imporsi non come donna sola al comando ma come donna che veramente dà le carte perché nessuno è più capace di lei. In più la neo-segretaria, esattamente come Meloni, dovrà vedersela con alleati o meglio possibili alleati - e parliamo in questo caso di Conte, maschio alfa o maschio Alpa per giocare col cognome del suo vecchio mentore accademico - non disposti a farle sconti. Se Schlein saprà divincolarsi dai capicorrente, allora la sua sarà autentica innovazione. Se lei saprà mettere in riga Conte (come non c’è riuscito Letta), invece di cedergli spazio, si dimostrerà all’altezza del compito. Sennò, sarà il frutto più clamoroso della solita cooptazione mascherata. E insomma, Meloni è più avanti di Schlein per il momento, anche perché è partita molto prima. Ma Elly, se sarà in grado e non è affatto facile perché a differenza della collega non ha una storia di partito e di lotta interna a un partito, può raggiungerla e la somma di donna più donna, sia pure in tutte le loro ovvie e giuste diversità, si rivelerà magari molto promettente per un Paese che necessità di essere e di rappresentarsi diverso.

Ultimo aggiornamento: 13:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA