Schlein, dopo la trasferta a Bruxelles la "grana" Bonaccini tra capigruppo e segreteria: l'accordo è lontano

Lady Nazareno passeggia tranquillamente a Bruxelles lungo i palazzi delle istituzioni comunitarie e indossa il casco di guerra nei meandri tra Montecitorio e Palazzo Madama

Venerdì 24 Marzo 2023 di Mario Ajello
Schlein, dopo la trasferta a Bruxelles la "grana" Bonaccini tra capigruppo e segreteria: l'accordo è lontano

Più semplice per Elly Schlein  la missione europea che la battaglia interna al Pd. Più facile per lei fare promesse a Sanchez e agli altri leader euro-socialisti imbolsiti e stanchi piuttosto che trovare una pax vera con i cacicchi dem di casa nostra. 
Lady Nazareno passeggia tranquillamente a Bruxelles lungo i palazzi delle istituzioni  comunitarie e indossa il casco di guerra nei meandri tra Montecitorio e Palazzo Madama. 
Ora la missione presso l’Ue è conclusa e Schlein è tornata a Roma.

La partita interna al Pd

Forse avrebbe preferito restare in Belgio perché qui le toccano Bonaccini e Guerini ma non solo loro - ovvero la minoranza interna a cui concedere qualcosa e non troppo - ma anche i capi bastone della sua maggioranza, quelli alla Andrea Orlando che credono di averla portata alla vittoria grazie alle proprie abilità correntizie e la vogliono condizionare e tra questi i franceschiniani e tanti altri.

Di fatto vanno nominati subito i capigruppo del Pd alla Camera  e al Senato e poi la segreteria politica - vero luogo di comando del Nazareno  - e Elly vuole divincolarsi dagli abbracci interessati  delle varie consorterie e prendersi di fatto un partito nel quale convivono quattro o cinque mini partiti. Una operazione complicatissima. 

La trasferta per prendere aria

Una bella boccata internazionale. “Elly,  i socialisti europei grazie a te cominciamo un’altra storia”, le hanno detto i colleghi stranieri e lei: “Faremo il botto alle elezioni   continentali del 2024 e poi sarò premier in Italia”. Un mezzo singhiozzo appena tornata in patria: Francesco Boccia e Chiara Braga, i suoi due fedelissimi destinati a guidare le truppe parlamentari,  non sono affatto accettati da Base riformista o almeno da una parte della corrente degli ex renziani. A cui lei darà qualche vicepresidenza e un po’ di altre poltrone. Ma basterà per placarli? Se potesse, tornerebbe di corsa a Bruxelles Elly la cosmopolita. E invece, tra oggi e domani le toccherà chiamare, uno a uno, tutti i parlamentari dem per proporre loro i nomi dei futuri capigruppo. I franchi tiratori sono dietro l’angolo. 
Il malumore è sulla mancata concessione di una delle due caselle agli sconfitti. Schlein gioca con il bilancino ma il partito è una babele. E lunedì riunirà collegialmente i gruppi.

Il problema è che a quindici giorni dall’insediamento della nuova segreteria i cacicchi che Lady Nazareno aveva assicurato che sarebbero stati spazzati via sono vivi e lottano insieme - o contro - di lei. L’avversario alle primarie Bonaccini ha infatti convocato per domani  una riunione con i parlamentari che lo hanno sostenuto in campagna elettorale e molto di loro parlano così in attesa degli eventi: “L’accordo è lontano”. 

 

I nomi di Bonaccini

Il presidente della Regione Emilia-Romagna vuole ruoli per Pina Picierno, Davide Batuffi e Alessandro Alfieri. Un accordo però non c'è. Schlein è molto infastidita da questo genere di trattative interne, che danno l’impressione - vera - di un partito balcanizzato e “rischiamo di offuscare - dicono i suoi - la carica di novità che Elly rappresenta agli occhi del mondo largo e democratico di chi è andato a votare ai gazebo”. Le tocca maneggiare il bilancino alla segreteria. E dunque Boccia di qua al Senato e la franceschiniana (le correnti sono vive e vegete, appunto) Braga alla Camera, Bonaccini già eletto presidente, un po’ degli uomini dello sconfitto in segreteria, un paio di volti nuovi per corroborare l’idea di novità. Ma che fatica! 

“A Elly interessa rivitalizzare il partito, farne sentire la sua voce all’esterno, non le interessano queste beghe”, assicurano i suoi. In un partito babele dove i vecchi colonnelli di sempre stringono accordi, litigano, si ricompongono, in una fluidità di movimenti che potrebbe alla lunga ridisegnare gli equilibri interni. Ma dando allo stesso tempo l’impressione che dietro al sorriso promettente di Elly - quello molto sfoggiato e molto apprezzato a Bruxelles - ci sia il solito lavorio dei gattopardi dem che pensano  di continuare a comandare  loro, anche se comanda o dovrebbe comandare Schlein.

Ultimo aggiornamento: 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA