Salvini-Meloni, la nuova sfida è sulla giustizia: il leghista vuole l’appoggio di FdI (ma teme sgambetti)

Ammissibilità dei referendum, domani la decisione dei giudici

Lunedì 14 Febbraio 2022 di Mario Ajello
Salvini-Meloni, la nuova sfida è sulla giustizia: il leghista vuole l appoggio di FdI (ma teme sgambetti)

Davvero la coalizione di centrodestra «si è sciolta come la neve al sole», secondo l'espressione sconfortata di Salvini? Se è così, lo si vedrà anche a proposito dei referendum.

Il capo leghista vuole che Fratelli d'Italia sia fortemente in battaglia, in maniera «unitaria e condivisa», sui sei quesiti (gli altri due riguardano fine vita e cannabis, ma sono pertinenza dei radicali) riguardanti la materia giudiziaria: dalla riforma delle modalità di voto del Csm alla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e inquirente e così via.

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Il momento della decisione della Consulta sull'ammissibilità o meno dei referendum è arrivato - domani il verdetto - e subito dopo arriverà anche il momento della reunion o più probabilmente dell'ennesima spaccatura tra Lega e FdI. «Dicono i essere garantisti, ebbene lo dimostrino», è la sfida del capo leghista al partito di Giorgia Meloni. La quale prima ha fatto firmare quattro dei sei requisiti referendari promossi dal Carroccio e dagli eredi di Pannella, e poi però negli ultimi giorni sta compiendo una clamorosa marcia indietro che ha fatto suonare un campanello d'allarme in casa Lega e rende Salvini molto nervoso perché punta sui referendum per rilanciare la sua leadership dopo tanti inciampi. «Noi - protesta - le firme le abbiamo raccolte, altri nel centrodestra invece no».
La parola intanto ai giudici costituzionali, e il presidente della Consulta, Giuliano Amato, ha invitato i colleghi a non cercare per forza «il pelo nell'uovo» per bocciare i quesiti (e tra i più a rischio oltre ai due su eutanasia e legalizzazione delle droghe leggere c'è quello sulla limitazione della custodia cautelare). Ma poi, se dovessero passare, si andrebbe a votare a fine aprile e il centrodestra difficilmente si presenterà compatto a questa prova nella quale - in caso in caso di quorum raggiunto e successo dei sì alle riforme - il vero vincitore sarebbe Salvini. Con la Meloni che però non sembra intenzionata a concedergli di buon grado questo trionfo.

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IL TOUR
Infatti, nei prossimi giorni - forse già in settimana - FdI presenterà una mozione per chiedere al governo di legiferare sui quattro quesiti sulla giustizia condivisi dai meloniani e Giorgia è tranchant: «Troviamo incomprensibile che questi temi non possano trovare rapida soluzione normativa in Parlamento, facendo risparmiare centinaia di milioni di euro agli italiani». Salvini non vede l'ora di ripartire in tour, come anticipo della campagna elettorale delle Comunali di maggio, per i palchi italiani brandendo la bandiera del sì popolare al cambiamento della giustizia. L'obiettivo di FdI è l'opposto: quello di impegnare il governo Draghi a legiferare su magistratura, Csm eccetera, ad esclusione dei due quesiti che il partito non condivide, quello sull'abuso della carcerazione preventiva e sull'abolizione della legge Severino. Salvini mastica amaro: «Se non si recupera uno spirito di squadra, e ognuno pensa al suo orticello, non si vince». E l'avvocato Giulia Bongiorno, responsabile leghista su queste materie, attacca gli alleati: «I quesiti toccano questioni costituzionali, non si possono certo cambiare con un emendamento votato dal Parlamento». Il sospetto che filtra negli ambienti del Carroccio è che la mossa di FdI sia l'ennesimo tentativo di spaccare la maggioranza di governo, dai «comodi banchi» di unica opposizione dell'esecutivo guidato da Draghi, costruendo un'alleanza tanto inedita quanto spuria tra meloniani, grillini e Pd che di referendum sulla giustizia non vogliono sentir parlare neppure lontanamente.

 

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA