Matteo Salvini e Mario Draghi, perché lo scontro sale? La posta in gioco, dalla leadership centrodestra al Colle

Venerdì 3 Settembre 2021 di Francesco Malfetano
Salvini, lo "stile Draghi" congela lo scontro ma il leader leghista alza i toni

Niente polemiche, solo pragmatismo. Così ieri Mario Draghi, nella conferenza stampa in cui ha fatto il punto su scuola, trasporti e Green pass, ha rimbalzato ogni singola polemica messa in piedi dalla Lega. Se i toni del premier sembrano essere stati meno perentori rispetto alla fine di luglio, quando lo scontro si era già riproposto, i risultati invece sembrano ancora più netti. L'ex numero uno della Bce infatti, pur esercitando con fermezza l'ormai noto "stile Draghi" è stato un treno in corsa: avanti sul Green pass e sì a terza dose da settembre e obbligo vaccinale non appena possibile. Non solo. Anche quello che sembrava un contentino per il Carroccio, si è poi rivelata una scelta di campo: la cabina di regia chiesta da Matteo Salvini ci sarà, ma non per decidere «se» estendere il pass, solo per concordare «come» farlo e a «quali settori».

Il premier ha anche avallato l'incontro richiesto dal «senatore Salvini» con la ministra Luciana Lamorgese, ormai da tempo al centro delle polemiche del leader leghista, precisando però che è solo «un'opinione personale», «devo chiedere al ministro se è d'accordo» ha chiarito. In altri termini, se vertice sarà lo decide il governo. Non è Salvini a dettare l'agenda. 

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Più che il "muro contro muro" cercato dal segretario dei lumbard, in pratica Salvini è sembrato andare a sbattere contro il muro di gomma alzato da Draghi. Eppure non si è fatta attendere la replica leghista. «Siamo contro obblighi, multe e discriminazioni - ha fatto filtrare il partito padano - In nessun paese europeo esiste l’obbligo vaccinale per la popolazione». Anche perché «più di 38 milioni di italiani hanno già liberamente scelto e completato il ciclo vaccinale». Il tutto mentre, ai suoi, Salvini ha spiegato che il fatto stesso di essere stato protagonista non presente della conferenza stampa riconosce loro l'importanza delle battaglie portate avanti (tra queste l'estensione ai tamponi salivari per ottenere il Green pass, che il leader del carroccio si intesta). 

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Sullo sfondo però, c'è un messaggio politico ancora più netto, destinato agli alleati e agli elettori: anche al governo siamo la prima forza del centrodestra. La necessità leghista di alzare i toni anche giocando sulle diverse anime che convivono all'interno del partito - «Cerco di non fare distinzione nei partiti perché ognuno ha 5-6 anime. Il capo della Lega è Salvini e basta» ha però precisato Draghi ieri - è dettata infatti dalla necessità di non subire troppo in termini elettorali la presenza di Fratelli d'Italia all'opposizione. Se i sondaggi vedono la Meloni di poco avanti a Salvini nelle preferenze dei votanti è perché FdI ha un raggio d'azione più ampio.

 

E allora ecco che la Lega prova a ritagliarsi un suo spazio adeguatamente costruito. Anche perché all'orizzonte c'è sia la partita delle comunali che quella del Colle. Se la prima si esaurirà a breve (il 3 o il 4 ottobre è in calendario il primo turno) con la definizione piuttosto immediata di chi ha avuto ragione sui nomi scelti, la seconda andrà avanti fino a primavera, portandosi dietro due altri macro-temi: Silvio Berlusconi e la sua eredità. I rumors che vorrebbero il leader di Forza Italia come il candidato al Quirinale della Lega continuano senza sosta (addirittura per qualcuno ci sarebbe l'ok del Pd), se questo poi si rivelerà essere "il prezzo da pagare" per la coalizione a cui stanno lavorando i due partiti (e che sul lungo periodo vorrebbe portare il tesoretto di voti di FI verso la Padania) lo si scoprirà poi. Intanto la strategia è chiara: alzare i toni per non perdere elettori a destra, ma non troppo per guadagnare spazio al centro. Draghi permettendo. 

Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 10:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA