Covid e divieti, Sabino Cassese: «Le raccomandazioni non bastano, servono norme chiare e buon senso»

Sabato 14 Novembre 2020
Covid e divieti, Sabino Cassese: «Le raccomandazioni non bastano, servono norme chiare e buon senso»

Professor Sabino Cassese, sulle disposizioni anti-Covid si registra una notevole confusione.

Ieri, nell’editoriale del Messaggero firmato da Carlo Nordio, si chiedevano appunto disposizioni chiare in vista del Natale. Lei che è uno dei più autorevoli giuristi italiani ed è stato anche giudice della Corte Costituzionale non trova improprio l’uso di formule come “è fortemente raccomandato” da parte del governo?

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«Le autorità pubbliche possono ordinare e raccomandare. Sarebbe bene che tenessero distinti ordini da raccomandazioni. Gli ordini sono seguiti da accertamenti e da sanzioni. Le raccomandazioni non lo sono. In previsione del Natale sarebbe assai opportuno impartire disposizioni chiare». 


Si potrebbe evitare l’uso di termini impropri o vaghi nei documenti ufficiali come accaduto con la parola “congiunti” ?
«Congiunti” non è esattamente improprio, nel senso che è termine usato in qualche norma di codice e in altre norme di rango primario. Il problema è diverso e più generale. Gli atti normativi e quelli amministrativi che prescrivono comportamenti per tutta la collettività, e che spesso entrano in vigore in tempi brevi, debbono essere chiari. Chi li scrive dovrebbe leggere i molti manuali di stile redatti in Italia e fuori per la stesura delle norme. Ad esempio: le prescrizioni vanno raggruppate per materie, in modo che siano facilmente localizzabili. Non vi debbono essere rinvii ad altre norme, in modo che i poveri lettori non debbano munirsi di pacchi di codici e pandette. Le frasi debbono essere brevi e non contenere espressioni ambigue». 


Indicazioni generiche o sbagliate possono rendere giuridicamente inefficace un Dpcm?
«Se con inefficace intende che la norma non sia valida, la risposta è “no”. Vanno rispettate anche quelle scritte con i piedi, a cui siamo purtroppo abituati, da parte di questo e di altri governi. Se invece intende che le norme generiche e sbagliate corrono il rischio di non esser rispettate, le rispondo di “si”, ma auspicando che non accada, perché in questo modo, cioè scrivendo norme generiche o sbagliate, si fa un danno alla sanità pubblica».


Corriamo il rischio di avviarci verso uno stato autoritario se fissiamo regole anche per i comportamenti familiari?
«Le grida di cui scrisse Manzoni avevano titoli altisonanti, linguaggio contorto, eccessivi dettagli e pene assai severe per chi le violava, ma venivano ampiamente disattese. Lo stesso può accadere se si dispone che non possono riunirsi più di sei familiari. Ciò non toglie che il presidente dell’Istituto superiore di sanità pubblichi un “decalogo” con consigli sanitari a fini di profilassi. Ma questo comporta che i nostri politici rinuncino alle loro ambizioni di popolarità. Leggano quel bel libro che scrisse John F. Kennedy, prima di diventare presidente degli Stati Uniti, in cui magnificava il coraggio dei politici di esser impopolari nell’interesse della collettività, e passino meno tempo a fare i pavoni dinanzi alle macchine da presa».


In questo contesto, sarebbe giuridicamente possibile vietare o limitare le messe a Natale?
«E’ un problema di gravità della situazione e di proporzioni. Se si consente alle persone di andare al supermercato, si può vietare loro di recarsi alle cerimonie religiose, così limitando la libertà di culto, garantita dalla Costituzione? Forse nutrire l’anima - se così posso esprimermi - è meno importante del nutrire il corpo? Naturalmente, accesso e permanenza nei luoghi di culto dovrebbero esser sottoposti a limiti generali che possono valere per altri luoghi».

 
Da giurista che consigli darebbe al governo per evitare di aumentare la confusione  sui comportamenti da tenere a Natale?
«Non dò consigli, specialmente se non richiesti. Basterebbe ricordare che sia governo che Parlamento, in passato, hanno redatto codici di stili o altre raccomandazioni similari, per la redazione di norme e di atti amministrativi. Ma occorre che si sappia leggere. E basterebbe ricordare che c’è una Costituzione che contiene prescrizioni molto chiare sui diritti, sui diritti inviolabili e sui modi in cui i diritti possono esser limitati in modo legittimo, prescrivendo le procedure relative. Ancora una volta, basta saper leggere. In più, un po’ di buon senso non guasterebbe».
 

Ultimo aggiornamento: 12:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA