Roberto Maroni, Casini: «Uomo di parte che parlava con tutti. Quell'incontro alla scuola di politica»

Il ricordo del senatore: «Mi chiamò a Pavia per parlare davanti ai ragazzi che frequentavano i suoi corsi»

Mercoledì 23 Novembre 2022 di Ernesto Menicucci
Roberto Maroni, Casini: «Uomo di parte che parlava con tutti. Quell'incontro alla scuola di politica»

Presidente Pier Ferdinando Casini, qual è il suo ricordo di Roberto Maroni?
«Con la sua scomparsa, scompare anche un'epoca, quella che abbiamo vissuto dalla fine della Prima Repubblica ad oggi.

Roberto ha interpretato due momenti storici della Lega: dai primi passaggi del sogno leghista nelle valli varesine, un gruppo di sognatori che inseguiva l'inaccettabile voglia di separatismo, alla seconda fase della Lega che si confronta con il governo del Paese e passa dal separatismo al federalismo. Nella metamorfosi di Maroni, dai volantinaggi al ministero degli Interni, c'è la storia di un movimento che si è istituzionalizzato e costituzionalizzato. E questo è anche un merito di Silvio Berlusconi, aver favorito questo tipo di evoluzione della Lega».

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Se dovesse descrivere Roberto Maroni, con quali parole lo farebbe?
«Sicuramente è stato un ottimo uomo di governo, molto apprezzato per il suo senso dello Stato, che ha rappresentato il volto moderato della Lega. È questa la sua impronta, lasciata anche nell'ultima intervista che ha rilasciato, in cui parlava proprio della necessità che la Lega fosse guidata proprio da un moderato».


Che altro ricorda di lui?
«Mi colpì molto, quando era ministro del Lavoro e io presidente della Camera, il suo impegno per far approvare la legge Biagi che era stato da poco ucciso dalle Brigate Rosse: riteneva essenziale che il riformismo prevalesse nel mondo del lavoro. E non dimentichiamoci che le sue origini provenivano dalla sinistra».


Cosa raccontano i tanti messaggi di cordoglio che sono arrivati da ieri?
«Le testimonianze di tanti amici ma anche di tanti avversari sono il segno della dimensione umana della politica. E sono anche un riconoscimento personale a Maroni, da tutti considerato un interlocutore».


Quando è stato il vostro ultimo incontro?
«Quando si era già ritirato dalla scena politica nazionale e regionale, mi chiamò e mi volle a parlare a Pavia, alla scuola di politica che animava. Pensava che fosse fondamentale recuperare la professionalità e la competenza in politica e in questo, pur partendo da percorsi diversi, le nostre strade si sono incrociate di nuovo».

 


Un uomo della Seconda Repubblica che sarebbe stato perfettamente a suo agio anche nelle Prima...
«Assolutamente a suo agio. Roberto era un uomo di parte che però sapeva parlare con tutti. Da questo punto di vista, nel centrodestra, lo metto vicino ad un'altra personalità come Pinuccio Tatarella».


Una curiosità, lo è mai andato a sentire suonare?
«Mi capitò a Porretta Terme, 40 chilometri da Bologna, al festival jazz di cui era animatore. Andai apposta a vederlo e lui mi disse: La politica è importante, ma prima viene la vita».


Qualche momento buio, con l'inchiesta giudiziaria che lo ha toccato (e da cui è uscito assolto), la politica gliel'ha anche riservata
«La politica dà grandi soddisfazioni e grandi amarezze. Ecco, neppure a Roberto è stato risparmiato questo».


Ci ha raccontato del suo ultimo incontro con Maroni. Si ricorda anche il primo?
«Fu animato da diffidenza, perché io sapevo che lui aizzava Bossi contro di noi democristiani».


E Maroni che disse?
«Ci spiegò che in realtà stava facendo il contrario...».


C'è un erede di Maroni?
«Diciamo che il suo spirito pervade alcuni dei principali esponenti della Lega di governo. Ma come si sa in politica non esistono né eredi né eredità. Ognuno è figlio delle situazioni e del proprio tempo. Maroni è partito dalle valli ed è finito al Viminale. È un percorso tormentato per cui ha pagato anche prezzi elevati».


Venerdì andrà ai funerali?
«Farò di tutto, certo. Mi sembra giusto rendergli omaggio. In realtà per me è il tributo a un uomo che ha creduto alla politica davanti a tanti che hanno preso facili scorciatoie e santificato l'antipolitica».

 

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