Prescrizione e processo, la riforma in Cdm: due anni per l’appello

Giovedì 8 Luglio 2021 di Alberto Gentili
Prescrizione e processo, la riforma in Cdm: due anni per l appello

Oggi «con ogni probabilità» il Consiglio dei ministri darà il via libera, dopo un confronto che potrebbe essere aspro, agli emendamenti del Guardasigilli Marta Cartabia sulla riforma del processo penale. Se il sì del governo ieri sera non era dato al cento per cento è perché lo stallo dei 5Stelle, finiti nella palude a causa della guerra esplosa tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, sono ancora in preda «alle contorsioni». «Una parte, quella vicina a Di Maio e alla sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina, dice che va tutto bene», rivela un’alta fonte di governo vicina a Mario Draghi, «ma altri potrebbero puntare i piedi...».

In primis, l’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. «Sta facendo il pazzo e con lui diversi parlamentari», sospira un esponente grillino dell’ala governista. 

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Il presidente del Consiglio però appare determinato ad andare avanti e a non lasciarsi frenare dalle schermaglie politiche. Tanto più che la Commissione europea ha fissato tra le riforme indispensabili per accedere ai fondi del Recovery Plan, proprio quella della Giustizia. Con il taglio del 25% dei tempi del processo penale e del 40% di quello civile. Perciò Draghi non intende accumulare ritardi. 


Così oggi, a meno di una frenata dell’ultim’ora che potrebbe essere determinata dal “no” di alcuni ministri 5Stelle, il governo darà la “benedizione” agli emendamenti della Cartabia. E la darà nonostante che ieri sia saltata la “cabina di regia” di maggioranza. C’è chi dice perché la ministra era impegnata in un incontro sul dossier di Santa Maria Capua Vetere. Altri invece sostengono che il summit politico è stato by-passato da Draghi per «evitare di innescare altri malumori» e scongiurare che la guerra per bande che divide i 5Stelle «potesse frenare il varo della riforma». E questa appare come la pista da seguire.


La prova: fonti vicine a Bonafede a metà giornata avevano dato per certo lo slittamento della riforma a un’altra riunione di governo: «Non ci sono le condizioni per approvarla adesso, i tempi non sono ancora maturi». E un big pentastellato aggiungeva: «E’ sotto la luce del sole il travaglio che stiamo vivendo, un’accelerazione adesso sul processo penale è quanto meno indelicata».


Ma Cartabia, che lavora da settimane per raggiungere questo approdo, nelle ultime ore ha avuto incontri bilaterali con gli esponenti di tutti i partiti della maggioranza. Obiettivo: rendere la riforma «la più condivisa possibile». E ieri, assieme ai tecnici del ministero di via Arenula, si è dedicata alla limatura del testo per limitare al massimo i punti di divergenza. Tant’è che fonti vicine alla Guardasigilli in serata garantivano: «La forma definitiva degli emendamenti alla riforma del processo penale verrà alla luce soltanto a ridosso del Consiglio dei ministri». Insomma, si tratta fino all’ultimo.


Cartabia, che in poco tempo ha imparato a conoscere pregi, insidie e fragilità dell’ampia maggioranza che sostiene Draghi, avrebbe potuto evitare di chiedere il via libera del Consiglio dei ministri. Non a caso a palazzo Chigi parlano di «informativa» e non di varo di un disegno di legge. Ma come rivela un’altra fonte di governo che segue il dossier, «la ministra, con questa mossa concordata con Draghi, ha voluto ottenere una sorta di fiducia preventiva per i suoi emendamenti, in modo di avere poi la garanzia di una strada meno accidentata in Parlamento durante la fase di approvazione delle modifiche». La Giustizia, si sa, è da sempre un terreno minato. Il più insidioso di tutti.

«Ottenuto il massimo»

Ebbene, in barba alle proteste di Bonafede, molti parlamentari 5Stelle e l’ala governista del MoVimento non sembrano orientati ad alzare barricate. Perché se è vero che la prescrizione (a parte per i reati per i quali è previsto l’ergastolo, come strage e omicidio volontario) ricomincerà a correre dopo la sentenza di primo grado, è altrettanto vero che ciò avverrà per appena 2 anni fino all’appello e per 1 anno in attesa dell’eventuale sentenza della Cassazione. In più, come rivela una fonte grillina favorevole all’intesa, «abbiamo ottenuto molto nella trattativa con Cartabia che non stravolge ma implementa la riforma di Bonafede. E visto che ormai siamo in minoranza nella coalizione che sostiene Draghi, stiamo strappando il massimo possibile. Chiamarci fuori sarebbe stato un autogol: avrebbero fatto una riforma che ci sarebbe piaciuta ancora di meno. Invece abbiamo limitato i tempi della prescrizione dopo l’appello e potremo aggiungere alcuni reati imprescrivibili durante l’iter di approvazione ed è stata cancellata l’inappellabilità per i pm. Due elementi che cambiano molto gli equilibri». L’ex ministro Enrico Costa non dà la stessa lettura: «Andrà finalmente in soffitta la riforma della prescrizione targata Bonafede».

Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA