Dal pressing per avere vaccini al pressing per le riaperture. Anche i presidenti di regione, e non solo Matteo Salvini come sostiene il sottosegretario Benedetto Della Vedova, «sono in piena «trance agonistica» e fanno a gara a chi è più aperturista.
Eppure c’è chi sostiene, come il presidente della Basilicata Vito Bardi, che giovedì le Regioni incontreranno - a distanza - Mario Draghi per discutere di riaperture. In realtà l’incontro ha un altro punto all’ordine del giorno: dove e come saranno spesi i denari del Recovery Plan. Tema che dovrebbe interessare soprattutto i governatori che hanno ancora qualche anno davanti di mandato. Ma tant’è, c’è il pressing per riaprire e quindi la cabina di regia per qualche “governatore” va convocata ad horas con un solo punto all’ordine del giorno: quando si potrà andare al ristorante o al cinema. Poiché a palazzo Chigi non c’è ancora la palla di vetro, in serata arriva la precisazione che frena gli entusiasmi: «La cabina di regia non è stata al momento convocata né sono state definite date».
Non solo, si ribadisce che, come accade da mesi, «il quadro epidemiologico è costantemente monitorato. Ed è sulla base dei dati elaborati settimanalmente dall’Iss, Dg Prevenzione e Regioni che verrà valutata la situazione sulla diffusione del contagio e sulle misure e i tempi necessari».
Non è quindi il caso di precipitare gli eventi anche perché, come ribadito dall’ultimo decreto, se i dati lo consentiranno si cambieranno anche le restrizioni in apposito consiglio dei ministri che però difficilmente verrà convocato prima di metà mese. In settimana si terrà la conferenza Stato-Regioni ma senza Draghi e con la ministra Mariastella Gelmini e sicuramente le regioni torneranno alla carica. Per ora, si comprende da ciò che trapela da Palazzo Chigi, si resta al meccanismo dei due colori, arancione e rosso, e stabilire in settimana chi potrà riaprire e dove, dopo il 20 aprile, risulta operazione da veggenti anche se locali pubblici, ristoranti, palestre, cinema e teatri saranno i possibili beneficiari di una drastica riduzione dei contagi che però ancora - purtroppo - non si registra.
La Campania, per esempio, resterà in zona rossa sino al 20 aprile, la Lombardia sino all’11. Lazio e Veneto sono arancioni ma con un indice Rt ancora elevato e che non permette di ipotizzare altre riaperture. Per poter fare qualche ragionamento occorre quindi attendere la prossima settimana e dal 12 al 18 di aprile, se i dati lo permetteranno, si potranno ipotizzare aperture dopo il weekend del 25. Non a caso il sottosegretario Sileri qualche giorno fa rimandava tutto al mese di maggio, quando «molte regioni saranno gialle e molte bianche».
Poiché nel governo non ci sono ministri che pensano di lucrare consensi con le chiusure, a dettare le scelte è la linea della prudenza e della cautela che Mario Draghi segue con un certo scrupolo proprio per non compromettere anche la campagna vaccinale. Del possibile incontro con Draghi annunciato da Salvini per discutere delle riaperture, non c’è traccia anche se è sempre possibile che possa avvenire in settimana. Ciò che invece resta certo è la valutazione che, come accade da mesi, verrà fatta venerdì sull’andamento dei contagi e che potrebbe portare a passaggi dal rosso all’arancione, e viceversa, di alcune regioni.