Regionali, Marche ultima trincea: pressing Pd sui grillini per salvare il governo

Domenica 19 Luglio 2020 di Mario Ajello
Regionali, Marche ultima trincea: pressing Pd sui grillini per salvare il governo

O finisce almeno 3 a 3, nel voto delle Regionali a settembre, oppure rischiano di finire due cose: il Pd versione Zingaretti e il governo versione Conte. Sia al Nazareno sia a Palazzo Chigi hanno chiarissimo il quadro, che è appunto questo. E Zingaretti e Conte sanno che i loro destini sono intrecciati. «Le Marche, mi raccomando le Marche», si dicono vicendevolmente. Consapevoli che il futuro per loro passa anche da una terra appartata, ma politicamente mai rilevante come in questo caso. Le Marche come Ohio d'Italia, snodo per dare la vittoria o la sconfitta agli uni o agli altri? Proprio così. Anche Grillo dopo il patto, poco più che accettabile per lui in Liguria, non ha dubbi sulle Marche: «Non dobbiamo sbagliare laggiù, e troviamo un'intesa», dice ai suoi. Tra i quali non c'è Di Maio però.

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E comunque: se il centrosinistra zingarettian-contiano si salvasse oltre che in Toscana e in Campania anche nelle Marche, strapperebbe un tre a tre. Capace di stabilizzare. Ovvero: Veneto, Liguria, ma anche la Puglia, a destra, e Campania, Toscana e Marche a sinistra. Così ci si può stare. Ma per riuscirci, tocca lavorare all'accordo penta-dem. Non a caso ieri Zingaretti ha detto una cosa che potrebbe portare anche la firma di Conte: «Alleanze? Basta egoismi, pensiamo al Paese». Insomma un appello vero e proprio a M5S perché faccia - dopo la Liguria dove però molti elettori dem non voteranno Sansa considerato travagliesco e la corrente ex renziana di Base Riformista di Guerini e Lotti se la prende con Zingaretti: «No a scelte unilaterali in certe regioni» - almeno nelle Marche del possibile 3 a 3 un accordo salva-tutti. Ma l'accordo ci sarà?

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I SONDAGGI
«I sondaggi ci dicono - spiegano al Pd, in questa regione in cui la voglia di ricambio può raccoglierla il lanciatissimo candidato governatore meloniano, Acquaroli - che il centrodestra si attesta sul 45-48 per cento, il centro-sinistra è al 40 e il M5S tra il 9-10. Un patto rosso-giallo risolverebbe i problemi. Ma sul candidato dem, Mangialardi, sindaco di Senigallia, i grillini nicchiano assai. Anche perché vivono in una terra in cui anche la crisi economica causata dal Covid impazza.
I DATI
L'Istat ha segnalato per le Marche un calo della produzione industriale del 28,4 per cento solo nel primo trimestre 2020, un crollo delle esportazioni del 10, con il Cna che stima una riduzione del Pil intorno al 7,7. E allora: «Noi abbiamo un nostro candidato e si chiama Mercorelli, punto!», tagliano corto i grillini. Ma la trattativa prosegue a due livelli: quello nazionale con Zingaretti e Crimi, e quello locale dove Mangialardi fa aperture continue ai grillini. Mentre se ne sono andati da M5S il capogruppo in Regione e una consigliera, in disaccordo con i colleghi che non vogliono allearsi con il Pd - e proprio ieri hanno annunciato una lista civica a sostegno di Mangialardi assieme ad Articolo 1 - un' altra parte del movimento minaccia a sua volta l'addio se verrà ritirato il nome di Mercorelli, plebiscitato sulla piattaforma Rousseau da ben 454 voti. Un rompicapo. Quasi a livello pugliese. Lì accordo ormai sfumato ma non è detto. C'è l'ipotesi desistenza tra i grillini. Far votare il presidente dem ricandidato, Emiliano, e la lista M5S. Potrebbe essere la mediazione che, in quel partito, tiene insieme Conte (pugliese e che punta anche sulla Puglia per salvare se stesso in base a «un'alleanza necessaria e naturale» con il Pd) e Di Maio. Crimi era in partenza per incontrare Boccia e altri esponenti dem per sbrogliare la matassa, ma l'incontro non si farà. Il che non vuol dire che la trattativa, più che altro ormai per una desistenza, anche per una desistenza ossia per un accordo mascherato, non sia in corso.
 

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