Recovery Fund, ira di Conte: niente veti, sfida all'Olanda sul fisco

Domenica 19 Luglio 2020 di Marco Conti
Recovery Fund, ira di Conte: niente veti, sfida all'Olanda sul fisco

«Dobbiamo fare di tutto per chiudere, rimandare la partita non giova a nessuno». «L'Europa è sotto ricatto dei frugali». E' mezzanotte quando Giuseppe Conte rientra in albergo dopo una giornata di duri scontri, specie con l'olandese Mark Rutte, che non molla e pretende che sia il Consiglio a votare all'unanimità i piani di riforma nazionali. Un diritto di veto che non solo rende complicato l'accesso al Recovery fund, ma che rischia di cambiare il dna dell'Unione europea visto che sfilerebbe alla Commissione l'ultima parola. Italia, Spagna, Francia, Portogallo e Grecia però non ci stanno, anche se il muro più alto lo costruisce Conte attaccando la politica fiscale dell'Aja sostenendo che occorre affrontare «una volta per tutte» quei «surplus commerciali e i dumping fiscali» che minano la Ue».

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I PASSI
Insieme all'Olanda, che sembra aver preso nelle riunioni il posto della Gran Bretagna, ma più defilati gli austriaci, i danesi e gli svedesi. Tutti Paesi che potrebbero uscire dal vertice con rebates (restituzioni) più alte del passato. «Negoziato più complicato del previsto», sostiene il premier in una pausa serale della maratona negoziale. Eppure dalla sera precedenti molti passi sono stati fatti e alcuni anche molto favorevoli per l'Italia e i paesi più colpiti dalla pandemia. L'ammontare del Recovery, nella proposta portata sul tavolo dal presidente del Consiglio Charles Michel, resta di 750 miliardi anche se con una diversa distribuzione tra sussidi e prestiti. Ciò che però piace al nostra Paese è la possibilità di retrodatare le richieste al primo febbraio potendo quindi inserire parte delle risorse che sono state già spese per affrontare le conseguenze economiche prodotte dalla pandemia.

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Ma se sulle quantità l'intesa è apparsa vicina sin dalla mattinata di ieri, sulla governance del Recovery le scintille si sono sviluppate per tutta la giornata di ieri, malgrado la notte trascorsa al bar dell'albergo di Conte con Angela Merkel e Emmanuel Macron. Conte non può accettare la linea olandese che pretende assegnare ad un singolo Stato il potere di bloccare l'erogazione dei fondi a un Paese che non attui le riforme indicate nelle raccomandazioni. Il presidente del Consiglio va all'attacco nelle riunioni plenarie sostenendo che l'Italia difende la Commissione e i suoi poteri che la proposta Rutte intende consegnare al Consiglio europeo.
La messa in discussione dell'aumento dei rimborsi molto cari agli olandesi che nelle ultime due proposte di mediazione sono addirittura aumentati, coglie nel segno ma non basta.
Rutte replica chiedendo all'Italia la riforma delle pensioni - l'abolizione di Quota 100 - e del mercato del lavoro. «Noi - ribatte Conte - abbiamo deciso di affrontare, di nostra iniziativa, un percorso di riforme che ci consentano di correre ma pretenderemo una seria politica fiscale comune». L'affondo sui paradisi fiscali arriva forse un po' fuori tempo massimo, ma tocca un nervo scoperto. «L'Italia su questo farà la sua battaglia», sostiene il presidente del Consiglio che attacca l'olandese anche sul piano interno sostenendo che la sua rigidità è dovuta alle imminenti
elezioni.

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Rutte però resiste, anche perché si è fatto dare un mandato parlamentare che ogni tanto sventola e in patria lo attende il sovranista Wilders, alleato di quel Matteo Salvini che sostiene che «dall'Europa non arriverà una lira». La risposta dell'Italia alla seconda proposta i Michel prevede che sui piani di Recovery decida il Consiglio, come chiede l'Olanda, ma a maggioranza qualificata. In questo modo peserebbero di più i grandi Stati e Olanda o Austria da sole non basterebbero, visto che sono due pesi leggeri dell'Unione. Negli uffici della delegazione italiana si intrecciano gli incontri. Prima la von der Leyen, poi Merkel, Macron e Michel. L'accordo sembra ad un passo, ma poichè tutto si tiene a Bruxelles, non si può dire di aver chiuso se prima non si è concluso ogni aspetto, ed infatti si rinvia alle 12 di oggi. L'ambiguità creativa dei funzionari sarà ancora una volta decisiva per arrivare alla meta che Conte deve raggiungere senza scoprire gli altri fronti. L'Italia ha bisogno di risorse subito, e non nel 2021. Ma al tempo stesso la variegata maggioranza che governa il Paese non reggerebbe condizionalità troppo stringenti. Chiudere bene l'accordo permetterebbe di avere le risorse per affrontare un autunno che si annuncia caldissimo senza dover ricorrere al Mes che potrebbe rivelarsi con minore condizionalità del Recovery fund.
 



I protagonisti
Mark Rutte
È il frontman dei “falchi”. Il mastino olandese. Il “frugale” che ci tiene ad esserlo e infatti quando a arriva a Palazzo Europa, sede del vertice, lascia la macchina fuori ed entra a piedi. Se gli dovessimo dare un voto, da italiani, dovremmo dargli 3 per come prova a trattarci. Ma non è un tipo banale. E lotta sul Recovery Fund non tanto per pregiudizi culturali (ci sono anche quelli) ma per un motivo pratico: la paura di perdere a inizio 2012 le elezioni contro gli eurofobi di casa propria alla Geert Wilders che gridano: «Non un centesimo all’Italia». Lui ce l’ha contro la Commissione che ha sospeso il patto di stabilità. E quando il patto tornerà minaccia di far vedere i sorci verdi, anzi arancioni, all’Italia e agli altri. Quel che gli manca, come è evidente, è lo sguardo lungo.

Emmanul Macron
Se Merkel è «la Regina», Macron cerca di muoversi da principe. In ossequio a quell’asse franco-tedesco che egli ogni volta ripropone ed è un classico: anche i suoi predecessori, Hollande, Sarkozy, Chirac, si muovevano in questa scia. La proposta del «freno d’emergenza» comunque l’ha sdoganata (anche) Macron. Lui con l’Italia, con la Spagna e con il Portogallo, è in prima fila a difendere i 750 miliardi del Recovery Fund e soprattutto i 500 miliardi di sovvenzioni. A Conte ha detto a inizio vertice: «Uniti, e concentrati, si vince». Risposta: «Speriamo». Pacche sulle spalle e subito in battaglia contro il diritto di veto, voluto dall’Olanda, nei confronti dei piani nazionali di ripresa economica che devono presentare i vari Paesi per accedere agli aiuti.

Pedro Sanchez
È un leader piacione.
Ma è un leader. Capace. Si racconta che nei mini summit convocati da Charles Michel come presidente del Consiglio europeo - e ieri ce n’è stato uno fondamentale con van der Leyen, Merkel, Conte e Macron - sia uno di quelli che parla di più. Conte lo giudica: «Uno che sa fare politica». Gli altri la pensano allo stesso modo. La riprova è anche che i ribellisti sinistresi di Podemos, in Spagna, sono finiti a pezzi e che Sanchez riesce a governare il suo Paese con pochi voti di maggioranza e un quadro politico quasi impossibile. L’intesa con Conte sembra essere senza sbavature. E su Rutte consiglia questo ai suoi partner di trattativa mentre il negoziato si complica e rischia lo stallo: «Il premier olandese non va preso di petto ma accompagnato a ragionare, perché sa farlo molto bene». Chissà se il metodo Sanchez, palla avanti e gioco di squadra, funzionerà contro il catenaccio all’olandese.


David Sassoli
Come italiano, è un italiano ritenuto molto affidabile nel concerto europeo. E questa fisionomia di David Sassoli serve in una fase così delicata. Nella quale il presidente dell’Europarlamento incarna il senso dell’urgenza. E con un discorso secco ha sintetizzato il compito che i 27 capi di Stato e di governo stanno svolgendo: salvare subito l’Europa e subito creare un’Europa veramente solidale. Se invece vincerà l’egoismo di alcuni, avranno perso tutti. «Sappiamo bene - questo il succo del Sassoli pensiero, rivolto ai colleghi riuniti a Palazzo Europa, sede del vertice - che le previsioni economiche sono molto negative. Se non c’è un’Europa che decide immediatamente, senza rinvii, potrebbe abbattersi una tempesta sulle nostre finanze pubbliche». O si rifà l’Europa o si muore? Detto retoricamente, sarebbe così. Ma se c’è una novità, in queste ore febbrili, è che l’Italia ha finalmente adottato un ragionevole pragmatismo. E speriamo bene.

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 13:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA