Recovery Fund, Conte da Macron. Muro di Olanda e Ungheria. Il Piano B dei tedeschi

Venerdì 17 Luglio 2020 di Marco Conti
Recovery Fund, Conte da Macron. Muro di Olanda e Ungheria. Il Piano B dei tedeschi

Giuseppe Conte vola a Bruxelles per incontrare il presidente francese Emmanuel Macron e prepararsi al consiglio straordinario dell’unione. All’ora di cena i due si incontrano nell’albergo che li ospita nel centro della capitale belga. A poche ore dall’inizio di uno dei summit più importanti nella storia dell’Europa, il presidente del Consiglio cerca sponde per scalfire il muro eretto dai paesi del Nord Europa che chiedono di abbassare l’ammontare del Recovery fund, condizionaltà di accesso rigide e una governance del fondo in capo al Consiglio dell’unione europea che dovrebbe decidere all’unanimità sui progetti, in modo da lasciare a ciascun paese il diritto di veto.

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Un cappio molto stretto per l’Italia di Conte che chiede velocità e facilità di accesso, ma che soprattutto ha bisogno che il Recovery fund sia disponibile da subito in modo da evitare un rapido ricorso al Mes sul quale - come ha mostrato il voto di mercoledì in Senato - la maggioranza non ha i numeri. Quindi per l’Italia sono assolutamente da evitare slittamenti a settembre del consiglio europeo e, se non si troverà un accordo entro domani, continuare nella giornata di domenica o riconvocare una nuova riunione la prossima settimana. Dopo un’ora di colloqui è Conte a spiegare che c’è «accordo con la Francia per chiudere presto» e che la richiesta olandese sull’unanimità e dunque sul diritto di veto «non è in linea con i trattati».

La strada per l’accordo è in salita e un rinvio - anche di pochi giorni - rischia di irrigidire le posizioni e bloccare l’avvio del flusso di risorse. 172 miliardi solo per il nostro Paese che, con il pil in picchiata e un debito pubblico da record, è a rischio di rivolte sociali. A maggio fu proprio Macron, insieme alla Cancelliera Merkel, a proporre un patto da 500 miliardi di euro da investire almeno per l’80% a fondo perduto. Poi la cifra è salita sino a 750 e domani potrebbe scendere di 100 miliardi per andare incontro alle richieste dei rigoristi del Nord capeggiati dall’olandese Mark Rutte. Nella girandola di incontri e di contatti, Conte nei giorni scorsi è stato all’Aja non riuscendo però a smuovere la rigidità di un Paese che, insieme ad Austria, Belgio, Svezia e Danimarca, compone il fronte dei “frugali”. Conte parte sostenendo di aver «affilato le armi», in vista di «una partita fondamentale per il futuro dell’Europa e dei nostri cittadini». Un summit con i leader presenti nei palazzi dell’Unione, dopo tre consigli a distanza, e i giornalisti davanti ad uno schermo. 

La trattativa sul Recovery fund si intreccia con quella del budget 2021-2027 che porta con sé anche il tema dei “rimborsi” di cui godono alcuni paesi, come l’Olanda, e rappresenta per l’Italia un argomento forte per sbloccare l’intesa. In un’ora di colloquio Conte ha chiesto al presidente francese di difendere l’ammontare della dotazione messa nero su bianco dalla Commissione e la competenza di quest’ultima sulla governance, senza quindi attribuzioni ai governi di poteri che sinora sono stati sempre in capo alla Commissione. Argomenti, questi, sollevati da Conte anche nel recente incontro a Berlino con la Cancelliera che però non sembra aver preso impegni in attesa di capire sino a che punto intendono spingersi i paesi del Nord Europa. Il presidente francese scommette sulla riuscita del summit di oggi e domani e, insieme alla Cancelliera, cercherà di chiudere l’accordo senza rinvii, ma per arrivare all’intesa potrebbero essere costretti a concedere ai “frugali”, un taglio della dotazione o condizioni stringenti nella erogazione delle risorse. Un via libera rapido in questo weekend del “pacchetto” - bilancio pluriennale e Recovery fund - sarebbe un bel segnale da parte dell’Europa e per l’Italia che «deve correre». Conte lo ha sostenuto poco prima di partire alla volta di Bruxelles, insieme al ministro delle Politiche comunitarie Enzo Amendola, e aver chiamato il primo ministro ungherese, Viktor Orban, il cancelliere federale austriaco, Sebastian Kurz, il primo ministro ceco, Andrej Babis e il primo ministro finlandese Sanna Marin. 

Chiedere tempi rapidi, rapidissimi senza però considerare il Mes e le sue risorse tutte destinate alla spesa sanitaria, si rischia di entrare in contraddizione e i “falchi” del nord Europa lo sottolineano. «Se non utilizzano il Mes, vuol dire che non c’è grande emergenza», sostengono gli olandesi. Conte continua però a tenere duro non menzionando mai il Meccanismo europeo di stabilità che l’Italia ha contribuito a cambiare.
 

Ultimo aggiornamento: 10:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA