Rave, FdI apre a modifiche sul decreto. Meloni: «Dissenso tutelato, norma di cui vado fiera»

Sulle intercettazioni muro della Lega. FI vuole evitarle: «Riduciamo la pena»

Mercoledì 2 Novembre 2022 di Francesco Bechis
Rave, FdI apre a modifiche sul decreto. Meloni: «Dissenso tutelato»

Nella ressa nata intorno al nuovo decreto anti-rave ci pensa Fiorello a sparigliare: «Fermate le riunioni di condominio, quelle sì che sono pericolose». Battute a parte la stretta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a seguito del rave nel modenese continua a far discutere, anche dentro la maggioranza. 

LA DIFESA DI MELONI
A puntellare il provvedimento inserito nel primo decreto del governo - pena dai tre ai sei anni per chi «organizza o promuove l’invasione» - è la premier Giorgia Meloni. «È una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l’Italia - dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità - non sarà più maglia nera in tema di sicurezza», ha fatto sapere ieri pomeriggio in una nota.

Rispondendo a tono a chi, dalle opposizioni, già parla di una “legge manganello” contro qualsiasi manifestazione. 

«Strumentalizzazioni che lasciano il tempo che trovano - ribatte Meloni - non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso». E d’altra parte è la stessa relazione tecnica del decreto a specificare che riguarda il «contrasto del fenomeno di grandi raduni musicali organizzati clandestinamente, cosiddetti rave party». 
Fin qui il campo d’azione. Altro conto è rivedere la norma in sede di conversione, quando approderà in Parlamento. Non è un tabù per FdI. Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, apre uno spiraglio uscito da Palazzo Chigi fresco di giuramento: «Al limite il Parlamento interverrà, ma noi dovevamo dare una risposta e non essere la maglia nera d’Europa». Lucio Malan, capogruppo in pectore al Senato, assicura che «ci sarà un vero passaggio in aula, non formale, se ci sono rettifiche che migliorano il testo ben vengano».

Sì, ma quali? Nulla di deciso finora, anche se da fonti parlamentari del partito di maggioranza trapela la disponibilità ad alzare la soglia di 50 persone - anche questa finita nel mirino delle opposizioni - per circoscrivere di più il “raduno illegale”. Ma c’è anche chi propone di ampliare il perimetro del decreto invece che restringerlo. Ancora da FdI, Federico Mollicone: «Questa norma può essere applicata giustamente ai palazzi occupati pubblici o privati come accade a Roma, penso al Centro storico, all’Esquilino, dove c’è lo Spin Lab, dove facevano le feste a pagamento, per lucro, senza misure di sicurezza, tre piani sotto terra». In ogni caso, il testo non è considerato intoccabile, come ha chiarito ieri in una nota il ministro della Giustizia Carlo Nordio: «La sua formulazione complessa è sottoposta al vaglio del Parlamento, al quale è devoluta la funzione di approvarla o modificarla secondo le sue intenzioni sovrane». La norma, ha rassicurato il Guardasigilli, «non incide, né potrebbe incidere minimamente sui sacrosanti diritti della libera espressione del pensiero e della libera riunione, quale che sia il numero dei partecipanti». 

IL NODO INTERCETTAZIONI
Tiene banco nel frattempo il dibattito sul ricorso alle intercettazioni. Escluse quelle preventive, previste per reati di mafia o terrorismo (sono quelle che, per un equivoco, hanno fatto sobbalzare in Cdm Meloni e Tajani), restano le intercettazioni che possono scattare per una condanna superiore a cinque anni. 
Inflessibile la Lega. «Ridurre la pena? Non sono d’accordo - dice il sottosegretario agli Interni Nicola Molteni - le intercettazioni sono un importante strumento di ricerca della prova, il problema non è l’uso ma il loro abuso». Insomma, il decreto non si tocca, è il refrain della squadra di via Bellerio come fa capire il segretario Matteo Salvini, «l’illegalità non viene e non verrà più tollerata, potranno essere 15enni o 90enni, si rispettano le regole, si rispetta la legge». Fa eccezione Andrea Ostellari, sottosegretario a via Arenula, «se ci sarà una virgola da apporre, si vedrà». 

Di altro avviso Forza Italia. Francesco Sisto, viceministro alla Giustizia, è convinto che «il tema delle intercettazioni vada posto in modo più critico» e l’unico modo per evitarle, spiega, «è abbassare la pena». E anche lui ci tiene a sgombrare il campo da equivoci, il decreto «deve punire solo i rave party ed è escluso che vada a punire le manifestazioni. La norma si può rendere più puntuale». Appuntamento in aula, dunque. Con una quadra ancora tutta da trovare.
 

Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 11:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA