Quirinale, la scelta del Presidente sarà fatta da un Parlamento mai così distante dal Paese

Martedì 21 Dicembre 2021 di Giovanni Diamanti
Quirinale, la scelta del Presidente sarà fatta da un Parlamento mai così distante dal Paese

Sono iniziate le riflessioni, le trattative, le tattiche e le pre-tattiche che porteranno all’elezione del Presidente della Repubblica.

Un momento sacro per la nostra Repubblica, nel quale, per i partiti, è assolutamente vietato sbagliare. Perché, in questo lungo periodo di antipolitica che parte da lontano e dura da più di un decennio, il Presidente è stata l’unica istituzione in cui molti cittadini scettici e arrabbiati hanno continuato a riconoscersi. Da Carlo Azeglio Ciampi a Sergio Mattarella, passando per Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica ha mantenuto sempre livello di fiducia elevatissimi. Secondo l’ultimo rapporto “Gli Italiani e lo Stato” di Demos, ben 63 italiani su 100 dichiarano di avere «molta o abbastanza fiducia» nel Presidente della Repubblica, un dato in crescita di cinque punti sull’anno scorso. Il parlamento non supera il 23%, in linea con il dato del 2020, mentre i partiti, seppure in crescita, sono sostenuti dal 13% dei cittadini.

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LE DECISIONI
La scelta del Presidente è quindi delicata, e sarà una prova per gli stessi parlamentari.
I rischi di sbagliare sono molti. A votare con scrutinio segreto saranno i deputati e i senatori eletti nel 2018. La storia italiana è una storia di grande stabilità elettorale, in cui scostamenti di pochi decimali hanno determinato per decenni l’esito positivo o meno di un’elezione per ciascun partito. Ora non è più così. Da un decennio, la stabilità dei consensi ha lasciato il posto a una fluidità senza precedenti. A scegliere il nuovo Presidente della Repubblica sarà quindi un parlamento che rappresenta l’Italia del 2018: e forse per la prima volta, la composizione delle Camere sarà enormemente diversa dagli orientamenti del Paese. 

I CINQUESTELLE
Il MoVimento 5 Stelle ha perso quasi cento tra deputati e senatori in tre anni, eppure non ha perso il primato di primo gruppo parlamentare (ha quasi il 25% dei rappresentanti nelle due Camere), mentre nel Paese è al quarto posto secondo la Supermedia dei sondaggi di YouTrend per Agi, in calo al 14,6%, nonostante la leadership di Conte. Viceversa, i numeri parlamentari sono rimasti impermeabili all’ascesa senza freni di Salvini, così come alla sua successiva discesa. Un calo, quello del leader leghista, che ha premiato Giorgia Meloni e FdI, che oggi si contendono con il Pd il ruolo di primo partito nei sondaggi, leggermente sopra il 20%, mentre in parlamento rappresentano solo il 6%. I dem, primo partito con il 21,7%, sono stati di gran lunga il partito più stabile nei consensi, ma in parlamento sono anch’essi sottodimensionati a causa della scissione di Italia Viva, che nell’ultimo anno ha giocato un ruolo di primo piano grazie ai numeri lusinghieri della propria pattuglia, ben superiori rispetto ai sondaggi.

La composizione del parlamento, forse, non è mai stata così lontana dal senso comune e dai trend politici nazionali. Proprio per questo, non sarà una scelta facile. Eppure oggi, con il vento dell’antipolitica a soffiare forte, con l’affluenza elettorale crollata a livelli mai visti nell’Italia repubblicana, con la rabbia tornata ad esplodere con decisione dopo il periodo di “unità nazionale” pandemico, il Capo dello Stato è una figura sempre più centrale nello scenario politico. Verso la quale guardare con fiducia, a maggior ragione in tempi di confusione, disillusione, collera. Forse, l’ultima occasione per invertire il trend degli ultimi anni: per mostrare agli italiani sfiduciati che i partiti e il parlamento meritano invece rispetto, e che quando ci sono da prendere le scelte che contano sanno mettere da parte i livori e i tatticismi, e scegliere il giusto rappresentante dell’unità nazionale.
 

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