Presidenzialismo, autonomia differenziata e più poteri a Roma Capitale: stessi tempi per il sì

Vertice di governo sul ddl Calderoli: «Nessuna Regione sarà lasciata indietro»

Sabato 19 Novembre 2022 di Andrea Bulleri
Presidenzialismo, autonomia differenziata e più poteri a Roma Capitale: stessi tempi per il sì

Presidenzialismo, autonomia differenziata e più poteri a Roma Capitale.

Correranno in sincrono, i tre progetti di riforma delle istituzioni targati centrodestra. E anche se le tre partite dovranno per forza di cose seguire strade separate (in due casi si tratta di modifiche costituzionali, quindi con tempi inevitabilmente più lunghi, mentre per l’autonomia basterà una legge ordinaria), l’intenzione del governo è quella di evitare «fughe in avanti» sull’uno o sull’altro fronte. Al contrario: «Tutto dovrà andare di pari passo», è la linea. Come da programma elettorale condiviso. E in ogni caso, per quanto riguarda l’attribuzione di nuove competenze alle Regioni, la linea rossa la scandisce a fine incontro Francesco Lollobrigida: «Il governo si ispira al principio dell’unità nazionale e della sussidiarietà: nessuno deve rimanere indietro». È questo, in sintesi, l’orientamento che emerge dal tavolo convocato ieri da Giorgia Meloni con i capi delegazione della maggioranza e i ministri competenti. 

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IL TAVOLO

Un’ora di incontro negli uffici di Fratelli d’Italia a Montecitorio, per sbrogliare la matassa che nelle ultime 48 ore aveva sollevato una mezza rivolta dei governatori del Mezzogiorno. Tutti (o quasi) contrari a quella bozza di legge sull’autonomia approntata dal ministro degli Enti Locali Roberto Calderoli, che rendeva di fatto “facoltativi” i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Si tratta di quell’asticella minima di servizi pubblici che lo Stato deve impegnarsi a far garantire, prima di poter delegare ulteriori compiti alle Regioni (ad esempio in materie come scuola o sanità), affinché tutti i cittadini godano degli stessi diritti. In Lombardia come in Calabria. 

Anche su questo fronte si registrano passi avanti: «Per la prima volta in 21 anni – assicura Calderoli – questo governo arriverà alla definizione di tutti i Lep». L’ipotesi di lavoro, per il momento, prevede che sulle materie chiave (tra cui anche cultura, sicurezza sul lavoro e ambiente), non si proceda sull’autonomia prima di aver definito i livelli essenziali delle prestazioni. Al tavolo, oltre a Meloni, Calderoli e Lollobrigida, sedevano il titolare di Sud e Affari europei Raffaele Fitto (collegato da Bruxelles) e i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. E a vertice finito, è lo stesso segretario leghista ad affermare che l’incontro è andato «molto bene». Ma sebbene tutti i partecipanti si dicano soddisfatti dal colloquio («abbiamo condiviso la strada e il percorso su autonomia, presidenzialismo e su Roma Capitale», sottolinea Calderoli, «i tempi saranno molto simili»), è evidente che il progetto iniziale sponsorizzato dai governatori del Nord esce già ridimensionato. «L’autonomia differenziata è nel nostro programma – ribadiscono da FdI – ma sarà attuata in modo che non ci siano regioni di serie A e altre di serie B». E soprattutto verrà portata avanti in parallelo con le due riforme della Carta, perché «il ridisegno delle istituzioni dev’essere coerente». Quello di ieri, insomma, per il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida è stato «l’avvio di una proficua fase di interlocuzione tra alleati». Un percorso che sta «puntualmente avanzando nella sua realizzazione», come da programma. 

 

LA ROADMAP

Una vera e propria roadmap, in realtà, non è stata ancora definita. L’incontro, più che altro, si è concentrato sul metodo. La parola chiave è “massima condivisione”: ascolto di tutte le Regioni (a patto che le loro richieste non siano «strumentali», puntualizza Calderoli) e, se necessario, audizioni nelle Commissioni parlamentari competenti. I tempi? Ancora incerti. Ma da più parti arriva l’indicazione che l’iter non comincerà prima che sia andata in porto la legge di bilancio, forse con qualche indirizzo anticipato già nelle leggi collegate alla finanziaria. Più nel dettaglio si entrerà all’inizio dell’anno prossimo, quando potrebbe essere varata una commissione bicamerale ad hoc. Quel che è certo, in ogni caso, è che l’autonomia (cara alla Lega) non viaggerà slegata dalle due “rivoluzioni” care a FdI: presidenzialismo e riforma di Roma Capitale, per dotare la Città Eterna degli stessi poteri delle altre capitali europee. E dunque, trattandosi in questi due casi di modifiche alla Costituzione, non potranno esserci «fughe». 

Una correzione di rotta rispetto a quella che era sembrata un’accelerazione impressa dalla Lega, che soddisfa anche Forza Italia: «In FI ci sono sensibilità diverse tra Nord e Sud, ma c’è la volontà di andare avanti sulla riforma», scandisce la capogruppo azzurra al Senato Licia Ronzulli, «nei tempi consoni». Ronzulli fa notare come «altra cosa», rispetto alla prima bozza, «è quella proposta oggi, cioè una struttura politica, che preveda di definire i Lep e i costi standard in modo che le Regioni li abbiano già pronti quando sarà finito l’iter sull’autonomia». Avanti sì, quindi, ma senza forzature.
 

Ultimo aggiornamento: 01:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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