Brunetta: «Uniti al fianco della sinistra». Il modello repubblicano di Macron

L'appello da Speranza fino a Di Maio

Lunedì 25 Luglio 2022 di Andrea Bulleri
Brunetta: «Uniti al fianco della sinistra». Il modello repubblicano di Macron

Un appello «ai liberi e forti». Un invito a mettere da parte vecchie ruggini e a «riunirsi per il bene del Paese», sotto le bandiere dell'europeismo e dell'atlantismo. E, soprattutto, in nome delle riforme dell'agenda Draghi. Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione e ormai ex colonnello di Forza Italia, prende in prestito le parole di don Luigi Sturzo. E proprio come il sacerdote che nel 1919 si fece politico, si rivolge a tutti quelli che «in questa ora grave» (l'espressione è didon Sturzo, ma molti la sottoscriverebbero oggi) sentono il dovere di «cooperare per la Patria senza pregiudizi né preconcetti». In altre parole: «Un'unione repubblicana» (dice stavolta Brunetta), un «rassemblement» sul modello di quello messo insieme da Emmanuel Macron.

Un «listone» che «abbia l'agenda Draghi come base, per salvare il Paese». E che tenga sotto lo stesso tetto chiunque si riconosca nel programma di riforme avviato dal premier dimissionario: Giovanni Toti, governatore ligure eletto col centrodestra, ma anche Carlo Calenda. Passando naturalmente per il Pd fino alla sinistra-sinistra di Roberto Speranza. E perché no, «anche Luigi Di Maio», concede Brunetta, ospite del salotto televisivo di Mezz'ora in più: «È stato un bravissimo ministro degli Esteri».


Del resto, come un secolo fa per Sturzo l'imperativo era arginare il pericolo dell'ascesa dei socialisti (ma pure quello delle nascenti camicie nere), allo stesso modo oggi per Brunetta esiste un nemico comune a tutti i repubblicani: il boom dei «peggiori populismi e sovranismi». Incarnati, oltre che da M5S, dagli ex alleati di Lega e Fratelli d'Italia. Ma pure dagli ex compagni di partito di FI, giudicata alla deriva sulle posizioni di Salvini e Meloni. La scelta di staccare la spina al governo Draghi lo dimostra, per Brunetta: «Berlusconi non ne ha mai parlato con me rivela l'ex forzista hanno fatto tutto alle nostre spalle. Il cavaliere? Gli voglio bene, ma qualcosa si è rotto. Come in amore».
Dunque, è tempo di andare oltre. Il momento dei «liberi e forti». Una union sacreé alla quale Brunetta sta già lavorando, spiega, per unificare alle urne «chi vuole l'europeismo, l'atlantismo, chi vuole un Paese non soggetto alle corporazioni violente...». È il progetto di un centrosinistra unito, e soprattutto largo, non disdegnato da altri protagonisti di quest'area, come Matteo Renzi. Ma che a giudicare dalle prime reazioni non sembra suscitare entusiasmi in una parte del Pd. «Se ti imbarchi Brunetta e c. twitta l'eurodeputato dem Pierfrancesco Majorino, rivolto forse ai vertici del Pd quella strada maestra di attenzione ai contenuti la uccidi...».
Intanto però Brunetta incassa i complimenti di Toti, che con la sua Italia al Centro sembra puntare a inserirsi proprio in questo scenario. E pure ad accogliere tra le proprie file i ministri transfughi di FI, come Brunetta (al quale già aveva rivolto un appello qualche giorno fa: «Caro Renato...»). Ma anche Mariastella Gelmini (per ora iscritta al Misto) e, forse, presto Mara Carfagna. Il governatore ligure non scioglie le riserve: «In politica si sta con chi condivide un programma e spiega come si possa realizzare».


LE MANOVRE


Ma tutto si muove, al centro. Alla ricerca di un assetto che la scadenza elettorale ravvicinata impone di definire a stretto giro. Oggi un altro dei mattatori del terzo polo, Carlo Calenda, annuncerà i punti cardine del «patto» di Azione. Che si candida a guidare il fronte alternativo a destra e sinistra. Anche se qualche apertura al Pd, dopo i niet delle scorse settimane, si comincia a registrare. Se non altro nei toni più morbidi: «Il nostro programma non è un aut-aut dice Calenda ci rivolgiamo a tutte le forze che non hanno fatto cadere Draghi. Ne discuteremo con tutti».
Chissà se in quel «tutti» è incluso anche Di Maio, più volte bersaglio delle critiche del leader di Azione. Proprio il ministro degli Esteri intanto continua a lavorare alla sua cosa in collaborazione con il sindaco di Milano Beppe Sala: una lista di primi cittadini, associazioni e realtà economiche che parta, anche in questo caso, dai punti della agenda Draghi. Le manovre procedono spedite. Anche se, per ora, in ordine sparso. Qualche margine ancora c'è: il termine per la presentazione delle liste scade il 22 agosto. E chissà che alla fine l'appello del ministro Brunetta ai «liberi e forti» non porti fortuna. Per don Sturzo fu così: nel 1919 il suo Partito popolare prese più del 20 per cento. «Dimostrandosi si legge sui libri di storia indispensabile per la formazione di qualsiasi governo». Proprio l'obiettivo di molti centristi.

Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 19:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA