Pnrr, pochi ingegneri, saldatori e operai: i tecnici che mancano per realizzare le grandi opere

Per realizzare le grandi opere previste bisognerà trovare nuove figure qualificate

Venerdì 22 Ottobre 2021 di Francesco Bisozzi
Pnrr, pochi ingegneri, saldatori e operai: i tecnici che mancano per realizzare le grandi opere

Come avere una Ferrari, ma con il serbatoio vuoto. Risultano scoperti oltre centomila posti nel settore delle grandi infrastrutture, cruciale in ottica Pnrr.

La lista delle figure professionali di cui sono sprovviste le imprese edili è lunga: si va dagli ingegneri ambientali, strategici nell’ambito degli interventi per la sostenibilità che verranno calati a terra con le risorse europee, ai responsabili dei cantieri, senza i quali non potranno vedere la luce nuove infrastrutture. 

I BUCHI
A tirare le somme è il gruppo Webuild, la ex Salini Impregilo, colosso del comparto: da indagini condotte dalla multinazionale guidata da Pietro Salini emerge che servono 3mila figure di staff specializzato, 23mila operai specializzati e più di 70mila operai generici per accelerare le costruzioni e permettere la realizzazione delle opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. 

Più nel dettaglio, mancano all’appello ingegneri, project manager, contabili, esperti in gestione delle risorse umane, responsabili della gestione di cantieri, autotrasportatori, operatori addetti alle Tbm (le tunnel boring machine o talpe meccaniche). E poi: minatori, carpentieri, saldatori, addetti agli impianti elettrici e meccanici. Pesano i tanti anni di fermo dei lavori nel settore delle costruzioni. Ora per sopperire alla grave carenza di figure qualificate le aziende del settore chiedono di mettere a punto appositi percorsi di formazione. Il gruppo Webuild, con 27 cantieri operativi in Italia, propone per esempio di puntare su formazione, reskilling e upskilling di giovani disoccupati e inoccupati. Non solo. Sarà necessario mettere in pista anche percorsi di formazione dedicati al settore delle costruzioni negli istituti professionali e nelle università, anche attraverso specifiche partnership con le imprese. Poi andranno utilizzate nuove leve per attrarre la manodopera specializzata dall’estero o quella presente sul territorio nazionale ma che attualmente è impiegata in altri settori. Per quanto riguarda i soli operai specializzati, le imprese cercano oggi esperti di scavi, di impianti elettrici e meccanici e delle attività di cantiere. Mancano minatori, escavatoristi, jumbisti, lancisti, palisti, pompisti. 

LA CLASSIFICA
E ancora: canneggiatori, carpentieri, saldatori, operatori di mezzi di cantiere. Infine non si trovano capisquadra piazzali, operatori di nastro, addetti ai cunicoli. Preoccupato anche Gabriele Buia, presidente dell’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili. «Grazie alle opportunità offerte dal Pnrr, dal Superbonus e da una ripresa del mercato immobiliare si potrebbe tornare ai livelli occupazionali registrati prima della crisi. Oggi però per realizzare il Pnrr e soddisfare le richieste provenienti dal privato mancano nel complesso, secondo i nostri calcoli, circa 265mila lavoratori, tra ingegneri, project manager, responsabili della gestione di cantieri, autotrasportatori e operai», spiega il presidente dell’Ance. Che aggiunge: «Per gli operai specializzati nelle costruzioni la difficoltà di reperimento raggiunge quasi il 60 per cento. Bisogna puntare su un pacchetto di misure per favorire le assunzioni e la formazione dei giovani».

Insomma, la carenza di manodopera, sommata alle difficoltà che derivano dal maggiore costo delle materie prime, rischiano di trasformare una grande opportunità di crescita in un’occasione mancata. Per soddisfare il fabbisogno occupazionale del settore edile si punta anche sul maggiore coinvolgimento dei centri per l’impiego: programmi nazionali di reskilling dedicati al settore delle costruzioni e al reintegro nel mondo del lavoro delle risorse disoccupate consentirebbero di smaltire per esempio lo stock di percettori di prestazioni di sostegno al reddito considerati attivabili. Ma vanno calati a terra anche specifici finanziamenti per imprese, istituti professionali e università per l’erogazione di formazione specifica. Infine le aziende premono per una semplificazione burocratica che faciliti l’ingresso di lavoratori specializzati provenienti dai paesi extra-Ue.
 

Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 10:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA