Pnrr, Palazzo Chigi risponde alla Commissione Ue: «Polemiche surreali, pregiudizi su di noi»

La linea del governo: contestano norme già validate. Poi il dietrofront europeo

Venerdì 2 Giugno 2023 di Francesco Malfetano
Pnrr, la Corte dei conti e i controlli: il Governo italiano risponde all'Unione Europea. Tutte le osservazioni

«Ribaltano la realtà solo per provare a metterci all’angolo». Quando le fanfare della Festa della Repubblica sono ormai lontane torna a tuonare il corno di guerra di Palazzo Chigi nei confronti di Bruxelles. Le dichiarazioni rese ieri da alcuni portavoce della Commissione Ue rispetto ai limiti che Roma ha introdotto all’azione della Corte dei Conti sul Pnrr, hanno fatto infuriare il ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto e chi insieme a lui segue il dossier per conto di Giorgia Meloni

Quel «non commentiamo i progetti di legge nazionali» seguito dalla frase «abbiamo un accordo con le autorità italiane sulla necessità di avere un sistema di controllo e di audit efficace» basato anche «sulle strutture italiane incaricate di tali verifiche e controlli», è risultato infatti talmente indigesto da far partorire a Palazzo Chigi una (lunghissima) nota al vetriolo e tutta in punta di diritto.

Sulle parole piovute in tarda mattina da Palace Berlaymont «Il governo - si legge - ha delle osservazioni di merito e di metodo». Subito dopo aver condiviso «la necessità di controlli» e aver sottolineato come sia già intercorso un «lungo, cordiale e proficuo incontro» con i magistrati contabili, l’esecutivo accusa la Commissione di aver maturato un «pregiudizio non informato» sulle azioni compiute a Roma. Parole durissime che, a sera, costringono i portavoce di Bruxelles ad un mezzo passo indietro. Le uscite infelici sarebbero infatti state frutto di «confusione»: «Ho detto che le autorità italiane hanno creato un’istituzione specifica per controllare l’uso dei fondi Pnrr e che la Commissione continuerà ad occuparsi di questo aspetto, dato che è stato concordato con le autorità italiane». Poco più di un fraintendimento quindi? Al netto della smentita Ue non sembrerebbe. 

LA NOTA
«Il portavoce afferma che la “Commissione europea non commenta i progetti di legge”, ma subito dopo - senza alcun approfondimento di merito - lo stesso portavoce della Commissione fa seguire delle considerazioni che alimentano polemiche politiche strumentali che non corrispondono alla realtà» aggiunge Palazzo Chigi. Per di più, e questo è il punto principale su cui batte, le norme contestate «non modificano quanto già concordato tra Commissione europea e Governo italiano» perché non intervengono su quanto previsto dal decreto che, sin dal maggio 2021, «disciplina i controlli sui fondi del Pnrr da parte della Corte dei Conti». Un testo (il Dl 77, varato da Mario Draghi) che peraltro rappresentava uno dei primi obiettivi da centrare per ottenere i fondi Ue e, in quanto tale, «è stato rendicontato positivamente» proprio da chi oggi lo contesta. Qui starebbe quindi la «contraddizione» entro cui sono caduti i portavoce europei. «Forniscono realtà distorte con la precisa intenzione di indebolirci» chiosa un ministro.

Idem per quanto riguarda l’altro asse portante dell’intervento dei meloniani sulla Corte dei Conti e cioè la proroga dello scudo erariale – istituito dal governo rosso-giallo Conte II e già prorogato dal governo Draghi – esteso fino a giugno 2024. 

Per Palazzo Chigi l’avvicendarsi di una marcata inazione con una netta presa di posizione è la prova di un atteggiamento orientato a livello politico. Finora, si legge ancora nella nota, «non ci sono mai state osservazioni da parte della Commissione» e questa disciplina «è rimasta in vigore per tre anni con due diversi governi, senza aver provocato alcun rilievo, siamo certi che la linea della Commissione non cambierà di fronte alla proroga di un altro anno decisa da un governo di diverso segno politico».

L’ACCUSA
L’accusa dell’esecutivo - velata nella nota ufficiale ma dichiarata a taccuini chiusi da più ministri - è che i Commissari stiano provando a politicizzare il confronto sul Pnrr perché intimoriti dai risvolti che potrebbero registrarsi alle prossime elezioni Europee del 2024. 
Idem per quanto riguarda il pagamento della terza tranche (i 19 miliardi sono bloccati sin dal 31 marzo) e il continuo pressing sulla presentazione delle modifiche al Piano. «La data del 31 agosto l’hanno stabilita loro» tuonano a Palazzo Chigi, «non possono contestarla. E comunque siamo in compagnia di altri 21 Paesi europei».

L’esecutivo in pratica tira dritto per quanto la situazione - fotografata dalla relazione semestrale che Fitto presenterà la prossima settimana in Parlamento - non sia rosea. Al momento infatti è stato speso solo il 13,4% dei 191 miliardi di euro a disposizione. Peraltro nella maggioranza dei casi per finanziare misure come gli ecobonus e il credito d’imposta per l’innovazione dell’industria. Iniziative che, linee guida alla mano, non sono proprio centrate rispetto al Pnrr. Ed è per questo che i tecnici che hanno redatto il documento sottolineano la necessità di «uno sforzo notevole» per raggiungere gli obiettivi di spesa.
 

Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 13:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA